Non manca proprio nulla. Militanti aggrediti a calci e pugni, un sindaco arrestato, rimesso in libertà e ora nuovamente candidato, un Comune che si appresta a tornare a votare dopo il commissariamento. È quanto sta accadendo a Tagliacozzo, cittadina di quasi settemila abitanti in provincia de L’Aquila, in Abruzzo, storicamente nota per l’omonima battaglia che nel 1268 vide sfidarsi Corradino di Svevia e Carlo D’Angiò. Alle elezioni del 5 giugno, a darsi battaglia, saranno in quattro: Vincenzo Montelisciani (Tagliacozzo Unita), Vincenzo Giovagnorio (Prospettiva futura), Maria Zaccone (Movimento 5 Stelle) e il primo cittadino uscente, Maurizio Di Marco Testa (Il paese che vorrei), arrestato lo scorso 31 marzo (concussione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, le ipotesi di reato nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti pubblici) e dimessosi il primo aprile dopo essere finito ai domiciliari. Un provvedimento successivamente revocato dal Tribunale del riesame de L’Aquila. Circostanza grazie alla quale, ora, Di Marco Testa è di nuovo in corsa per la poltrona più importante.

MAL DI TESTA – Per molti, in paese, si tratta di una ricandidatura inopportuna. Ma cosa ne pensa il diretto interessato? “Saranno le urne a decidere se è così – spiega Di Marco Testa contattato da ilfattoquotidiano.it –. Ho tutto l’interesse a far emergere la verità e per questo ci sono le aule di tribunale. Poco importano i giudizi dei miei sfidanti che sono di parte, come certi commenti ed eventuali comizi: la democrazia ha le sue regole che tutti dobbiamo rispettare”. A sfidarlo ci sarà, fra gli altri, il M5S. Un fatto inedito, da queste parti. Talmente tanto che mercoledì scorso Alessandro Marcelli, attivista grillino e membro del coordinamento per la campagna elettorale a sostegno della candidata Maria Zaccone, è stato aggredito a calci e pugni da due uomini incappucciati all’interno della sua lavanderia. “L’aggressione a Marcelli? La magistratura sta indagando e farà il suo corso, ma quel che è certo è che nessuno si aspettava che qui a Tagliacozzo presentassimo una lista 5 Stelle composta da persone che non sono mai entrate in politica”, spiega Zaccone, originaria di Genova, una laurea in Sociologia a Roma e numerose esperienze in ambito turistico. La candidatura del sindaco uscente? “È stata inopportuna, l’ho detto espressamente anche a lui più di una volta – risponde –. Questa cittadina ha una storia che va risollevata, e lo dice una che da Tagliacozzo è stata ‘adottata’. Il problema è che, oltre a Di Marco Testa, anche i candidati delle altre liste civiche sono in continuità con il passato. C’è bisogno di aria fresca”, conclude.

SALVATORI DELLA PATRIA – Sulla stessa lunghezza d’onda anche Vincenzo Montelisciani. “Questa città va ricostruita, altrimenti fra cinque anni non ci saranno altro che macerie”, dice il consigliere uscente, già responsabile Sel de L’Aquila e ora candidato sindaco della lista Tagliacozzo Unita. “Di Marco Testa? Al suo posto avrei fatto un passo indietro – spiega – in primis per rispetto nei confronti della cittadinanza. La mia è una lista genuinamente civica, fatta di persone serie e competenti che hanno abbandonato la propria appartenenza, sia di centrodestra sia di centrosinistra, per mettersi a disposizione di un progetto largo, aperto e lungimirante per contribuire concretamente al rilancio sociale della città, come il professor Franco Salvatori dell’Università di Tor Vergata”. In corsa c’è, infine, Vincenzo Giovagnorio, consigliere comunale uscente e a capo della lista civica Prospettiva futura. A Tagliacozzo ricordano un aneddoto legato alla sua famiglia: Giorgio Almirante, storico leader del Movimento sociale italiano (Msi), fu testimone di nozze di suo padre Silvio. “È vero, provengo da una famiglia la cui tradizione è legata agli ideali del centrodestra – dice Giovagnorio –. Però parliamo di altri tempi, quando i politici avevano una nobiltà d’animo completamente diversa da oggi”. Eppure adesso, nella sua lista, ci sono degli esponenti legati al Partito democratico. “Abbiamo sempre collaborato, al di là delle sigle politiche, soprattutto con persone come Roberto Giovagnorio, con il quale ho condiviso gli ultimi cinque anni di consiliatura. E poi – aggiunge – al governo regionale c’è l’ottimo Luciano D’Alfonso (Pd), che sta lavorando molto bene. Bisogna guardare in faccia la realtà”.

IL RESTO È NOIA  Quanto alla ricandidatura di Di Marco Testa, “è una sua scelta, anche se nella lettera con la quale ha comunicato le dimissioni da sindaco, mentre era ancora detenuto, ha precisato che non avrebbe assunto nuovi impegni politici fino a quando non avesse risolto le sue problematiche giudiziarie”, conclude il candidato di Prospettiva futura. Ma Di Marco Testa ribatte: “Non è così e perciò rispedisco tutto al mittente”. Però la lettera (di cui ilfattoquotidiano.it è in possesso), inviata il 1° aprile dal sindaco dimissionario al prefetto della Provincia de L’Aquila e al presidente del Consiglio comunale, Paolo Rapo,  conferma quanto affermato da Giovagnorio. “Ringrazio i miei concittadini e tutti coloro che hanno sempre avuto fiducia in me ed anche quelli che hanno mostrato un certo laconico scettiscismo – ha scritto l’ex primo cittadino nella missiva –, significando loro che soltanto quando avrò risolto le problematiche giudiziarie da cui sono stato attinto, sarà mia cura ed interesse avanzare un nuovo interessamento per la vita politica”. Insomma, la cittadina fino ad oggi nota per l’omonima battaglia promette una parte finale di campagna elettorale tutt’altro che noiosa.

Twitter: @GiorgioVelardi

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