Il ritrovamento, in Austria, di un camion carico di migranti deceduti ha avuto un risalto mondiale. Uno schiaffo che ha restituito l’immagine di un’Europa in affanno. Se ne sono accorti anche otre oceano. Dagli Stati Uniti arrivano infatti reazioni forti. Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha detto chiaramente che “quello che l’amministrazione Obama si aspetta dall’Unione europea è innanzitutto una stretta sui trafficanti di esseri umani”. A Washington si fa fatica a capire le difficoltà incontrate dai 28 Paesi della Ue nel trovare una via di uscita a una emergenza così grande, che assume sempre più le dimensioni di una catastrofe umanitaria che richiede garanzie sulla tutela dei “diritti umani dei migranti”.

Un monito che arriva a poche ore dalla pubblicazione sul New York Times di un editoriale molto critico con le istituzioni del vecchio continente. Un’accusa diretta all’Ue di non aver aiutato abbastanza Italia e Grecia nella gestione della crisi umanitaria in corso. Secondo l’autorevole quotidiano americano, non solo l’Unione Europea “ha fallito nel decidere un sistema condiviso di quote, ma alcuni paesi – Francia e Gran Bretagna in particolare – hanno fatto di tutto per fermare la gente alle loro frontiere, mentre l’Unione Europea ha fatto poco per aiutare le due nazioni dove sono sbarcati molti migranti, l’Italia e la Grecia”. Nello stesso editoriale trova spazio anche la speranza che la tragica scoperta di decine di cadaveri in un camion in Austria agisca come “uno choc” per quei paesi europei che hanno finora rifiutato il piano comune auspicato ieri a Vienna dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Un piano che è “chiaramente necessario” e che sarebbe “soltanto giusto”.

Mentre le Nazioni Unite prevedono un flusso di 3mila rifugiati al giorno nei Balcani, esprimendo forte preoccupazione per il prevedibile rafforzamento del fronte xenofobo in Europa. E proprio all’Onu la Turchia ha chiesto che le tragedie dell’immigrazione nel Mediterraneo siano al centro dell’agenda della prossima Assemblea generale, che si riunirà in sessione plenaria a fine settembre.

Sul piano interno, fonti dell’Ue riferiscono che entro ottobre potrebbe essere rafforzata la missione militare Eunavfor Med, in modo da poter effettuare in alto mare la perquisizione e il sequestro di navi, oltre all’arresto di trafficanti di uomini. Lanciata in giugno per contrastare il traffico di migranti, la missione europea con base a Roma ha per ora un mandato ristretto alle operazioni di sorveglianza e soccorso.

Il capo della missione, l’ammiraglio italiano Enrico Credendino, ha raccomandato questa settimana agli ambasciatori dei paesi Ue di dare il via libera alla fase due della missione con un ruolo più attivo in acque internazionali. La proposta di espandere gli scopi della missione si basa sul fatto osservato nelle ultime settimane che i trafficanti spesso lasciano le acque libiche per indirizzare le barche con i migranti verso l’Europa o per recuperare le imbarcazioni dopo il salvataggio degli occupanti. Originariamente la missione europea avrebbe dovuto operare anche in acque libiche, ma per farlo servirebbe il via libera delle autorità libiche e un mandato dell’Onu. Gli sforzi in questo senso si sono arenati in attesa di un accordo per la formazione di un governo libico di unità nazionale.

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