Ha denunciato intimidazioni fatte dai No Tav. Era diventato il paladino degli imprenditori finiti nel mirino per i suoi lavori nel cantiere della Torino-Lione a Chiomonte. Poi è fallito ed è subito tornato in attività. Per farlo, però, non avrebbe seguito vie lecite. Ferdinando Giosué Lazzaro, 49 anni, imprenditore di Susa, è finito ai domiciliari. Ad arrestarlo questa mattina per turbativa d’asta sono stati i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Torino, che già indagavano su di lui per lo smaltimento illecito di rifiuti, un reato – ipotizzano gli investigatori – commesso in concorso con Giovanni Toro, imprenditore calabrese ritenuto uno spalleggiatore delle ‘ndrine di Torino.

Secondo gli inquirenti, coordinati dai pm Stefano Demontis e Paolo Toso, dopo il fallimento della sua Italcoge il 28 luglio 2011 Lazzaro ha “turbato” l’asta pubblica per aggiudicarsi l’affitto di un ramo della sua azienda e mantenere la sua attività.  L’unica società a presentare un’offerta all’ex curatore fallimentare Michele Vigna è stata la Italcostruzioni, formalmente intestata a un familiare dell’imprenditore, ma di fatto amministrata da lui. Con l’offerta Lazzaro ha dovuto fornire una fideiussione che garantisse i futuri pagamenti. Così ha potuto continuare i lavori preparatori nel cantiere Tav di Chiomonte, passati dalla Italcoge alla Italcostruzioni.

Qualcosa però non tornava e il comitato dei creditori ha segnalato alcune anomalie al nuovo curatore fallimentare e alla procura. L’avvocato Massimo Bongiovanni, incaricato dal Comune di Avigliana di recuperare i crediti dall’azienda fallita, ha fatto notare come l’Italcostruzioni continuasse a non pagare i debiti acquisiti. Le ricerche degli investigatori hanno permesso di ritrovare la fidejussione del “Consorzio di garanzia” e di accertare la sua falsità: l’ente che l’aveva prodotta era inesistente, i documenti erano stati realizzati con file e loghi trovati su internet, mentre la firma era quella di una “testa di legno”. Per evitare che Lazzaro potesse reiterare il reato il gip di Torino Alessandra Pfiffner ha disposto gli arresti domiciliari. Nel motivare la custodia cautelare ha ricordato come d’altronde Lazzaro ha già precedenti: nei primi anni 2000 è stato indagato per turbativa d’asta e nel 2001 per corruzione. Ma non è tutto.

A luglio, con l’operazione della Dda di Torino “San Michele”, era emerso il coinvolgimento di Ferdinando Lazzaro negli affari delle ditte vicine alla cosca di San Mauro Marchesato distaccata in Piemonte. Lazzaro, insieme all’imprenditore calabrese Giovanni Toro e altri, è accusato di aver smaltito illecitamente dei rifiuti. Inoltre il primo ha dato al secondo un subappalto nei lavori preparatori della linea ad alta velocità Torino-Lione, l’asfaltatura del cantiere di Chiomonte. Toro aveva sfruttato “il personale rapporto di amicizia” con Lazzaro, che si era aggiudicato l’appalto: “Prendiamo tutto noi”. Lazzaro si era impegnato per far entrare Toro all’interno del Consorzio Valsusa e garantirgli così “un’ulteriore via di accesso ai lavori dell’Alta velocità”. Inoltre dagli atti del processo “Minotauro” era emerso pure che il boss Bruno Iaria, condannato in primo grado come capo della locale di Cuorgné, era stato assunto dalla Italcoge dopo la sua scarcerazione nel 2006, grazie ai contatti dello zio Giovanni Iaria, ex politico socialista c0ndannato in abbreviato per 416bis e poi deceduto.

Nel 2012 e nel 2013 l’azienda di Susa era stata obiettivo di minacce. Poco più di un anno fa ignoti avevano dato fuoco a una pala meccanica lasciando sul posto alcuni bossoli, dei candelotti di lacrimogeni usati. Il gesto era stato marchiato con la scritta “No Tav”. Tutto questo è accaduto mentre Lazzaro – ospite in tv alla trasmissione “Virus” di Nicola Porro su Raidue – denunciava l’escalation di violenze. Coincidenze dubbie ancora al vaglio degli investigatori.

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