Li chiamavano i frutti dell’albero avvelenato. È una teoria nata negli Stati Uniti: se un certo atto è stato eseguito illegittimamente tutti gli atti e i fatti che ne derivano sono nulli. Così, se in una perquisizione fatta senza mandato del giudice è stato trovato un fucile che è stato usato per commettere un omicidio, il proprietario non potrà essere condannato; salvo che non esistano altre prove indipendenti dalla perquisizione. È quanto tutti, più o meno, stanno sostenendo a proposito della sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della legge elettorale: tutti a casa, Parlamento, presidente della Repubblica, giudici della Corte costituzionale e altri nominati da Parlamento e pdR. Ma non solo: dovrebbero essere nulle tutte le leggi emanate, tutti i provvedimenti adottati.

Proprio vero? Mah.

Il principio generale è che la legge dichiarata incostituzionale cessa di esistere e di esplicare i suoi effetti dalla data della pubblicazione della sentenza. Esaminando la cosa dal punto di vista opposto, questo vuol dire che, fino ad allora, tutto quanto avvenuto nel periodo antecedente è legittimo. Immaginiamo una sentenza di condanna per adulterio pronunciata nel 1967; la donna (il reato si applicava solo alle mogli) finiva in carcere: tutto regolare. Nel 1968 l’art. 559 codice penale che lo prevedeva fu dichiarato incostituzionale. A quel punto la poveretta era scarcerata; ma la condanna restava legittima. Così è per l’elezione dei parlamentari avvenuta con il Porcellum: è legittima; come lo sono tutte le leggi e gli atti da costoro emanati, elezione del presidente della Repubblica compresa. Il problema perciò riguarda il futuro: cosa succederà quando la sentenza verrà depositata?

Ipotesi 1. L’elezione è avvenuta legalmente e le conseguenti funzioni istituzionali sono da considerarsi legittime. L’incostituzionalità della legge elettorale significa solo che, alle prossime elezioni, bisognerà utilizzarne un’altra. Conseguenza paradossale ma inevitabile di questa tesi è che, teoricamente , tutto potrebbe restare com’è fino alla scadenza naturale della legislatura.

Ipotesi 2. Ogni figura istituzionale che deve la sua posizione direttamente o indirettamente alla legge elettorale dichiarata incostituzionale si trova priva di legittimità. Proprio come per la moglie adultera la cui carcerazione è diventata illegittima perché la legge che la presuppone non esiste più, queste persone perdono automaticamente la loro funzione il cui presupposto legale è stato spazzato via dall’ordinamento

Dunque servono nuove elezioni; fino ad allora si applica l’art. 61 comma 2 della Costituzione: “Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti”. Che dunque potrebbero emanare legittimamente una nuova legge elettorale.

Questa seconda ipotesi solleva drammatici interrogativi. Gente che, per anni, non è stata capace di sostituire l’incostituzionale (lo dicevano tutti) Porcellum, riuscirà a farlo ora, in un mese? E sarà consapevole del fatto che, a sentenza della Corte depositata, saranno tutti inesistenti e che ogni loro atto non avrà alcuna efficacia giuridica? Si renderanno conto dello tsunami di ricorsi che i cittadini presenteranno contro ogni nuova legge che si azzardassero a emanare? La risposta, scontata, è no.

Vuoi vedere che tutti si metteranno d’accordo sul fatto che l’ipotesi giusta è la numero 1?

il Fatto Quotidiano 6 Dicembre 2013

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