I fantasmi del passato disturbano l’amena pensione di Nicolas Sarkozy. Un fantasma in particolare, quello di Muammar Gheddafi. Alcuni ex intimi collaboratori del colonnello starebbero per testimoniare a Parigi, dove due giudici stanno indagando sui possibili finanziamenti occulti nel 2007 del regime libico a Sarkozy, allora in piena campagna elettorale. La cifra? La bellezza di 50 milioni di euro.

Le indiscrezioni arrivano dal quotidiano Le Monde, in genere bene informato (fra l’altro, dalla sua pubblicazione, lo scorso 4 giugno, nessuna smentita è arrivata al giornale). Insomma, nella più grande discrezione Marcel Ceccaldi, ai tempi avvocato del rais in Francia, ha contattato i due giudici Serge Tournaire e René Grouman, che stanno indagando sul caso, dopo le rivelazioni su quei finanziamenti da parte di un altro esponente di questo sottobosco parigino che si muoveva fra Gheddafi e Sarkozy, il franco-libanese Ziad Takieddine. Ceccaldi ha segnalato ai due giudici la volontà a testimoniare di quattro ex alti dignitari della corte del Colonnello. Sarebbero disposti a confermare la bustarella da 50 milioni. Dei quattro, l’elemento chiave è sicuramente Bachir Saleh, già direttore di gabinetto di Gheddafi, e che oggi vivrebbe in Africa del Sud, in una località non ben identificata. Saleh era il confidente numero uno del rais. Soprannominato “il nero di Gheddafi” nelle capitali africane, un tempo maestro elementare, dal francese impeccabile, dirigeva il Libyan Africa Investment Portfolio, fondo sovrano libico, generoso con svariati leader africani.

Apriamo una breve parentesi: nel 2007 Gheddafi avrebbe passato una bustarella anche ai socialisti francesi, che contro Sarkzoy alle presidenziali schieravano Ségolène Royal. Bernard Squarcini, allora a capo del controspionaggio interno (Dcri), ha affermato a Le Monde che “persone della cerchia di Gheddafi mi evocarono un finanziamento in quella direzione di cinque milioni di euro, ma non avevano prove”. Da sottolineare: Squarcini è un personaggio molto vicino, a sua volta, a Sarkozy, che, infatti, dal maggio 2012, da quando la sinistra è ritornata al potere in Francia, non occupa più quel posto. A fare da mediatore fra Gheddafi e il Partito socialista sarebbe stato Roland Dumas, già ministro degli Esteri francese per il Ps, impelagato in diversi scandali una decina d’anni fa. E che nel 2011 ha lavorato come avvocato, per difendere gli interessi a Parigi proprio del rais.

Ritorniamo a Saleh. L’ex uomo fidato di Gheddafi lasciò il suo Paese prima per la Tunisia e poi, a partire dal 23 novembre 2011, per Parigi. Le Monde ha scovato una serie di documenti dei servizi segreti francesi dai quali si desume che la Francia aiutò il “vecchio amico” Saleh ad abbandonare la Libia in fiamme. Ne viene fuori anche un controllo costante del personaggio, probabilmente scomodo, con i suoi segreti. Forse si temevano sue possibili rivelazioni sui soldi concessi da Gheddafi a Sarkozy? Sta di fatto che proprio il 3 maggio 2012, 72 ore prima del secondo turno delle presidenziali (dove in realtà Sarkozy venne sconfitto), Saleh fu accompagnato all’aeroporto del Bourget, alle porte di Parigi, destinazione estera sconosciuta. Solo ora, grazie alle rivelazioni di Le Monde, si riparla di lui e di altri tre potenti del regime del rais. A testimoniare a Parigi sui finanziamenti occulti all’ex Presidente francese potrebbero arrivare fra pochi giorni.

Intanto un’altra pista s’intreccia con la precedente. Riguarda una serie di cassette video, con filmati, che riprendono gli incontri di Gheddafi con i più diversi dirigenti stranieri. Michel Scarbonchi, ex deputato europeo di un piccolo partito del centro-sinistra (Prg, i radicali), venne contattato nella primavera 2012 (in piena sfida Hollande-Sarkozy) da Mohamed Albichari, figlio dell’ex direttore dei servizi segreti libici. Gli disse che alcuni suoi amici avevano recuperato in Libia settanta casse con questo materiale. Mandò anche a visionare una videocassetta, l’incontro con Simone Gbagbo, sposa dell’ex Presidente della Costa d’Avorio. Si rivelò autentico, come poté verificare il controspionaggio francese, subito messo al corrente della vicenda da Scarbonchi. Poi Albichari gli disse che “i miei contatti mi hanno tradito”. Poco dopo morì in Tunisia, a fine aprile 2012, di un’improvvisa crisi di diabete a 37 anni. E il 29 aprile dello stesso anno il corpo di Choukri Ghanem, già ministro libico del petrolio, anche lui al corrente della vicenda delle cassette video e audio, venne ritrovato galleggiare sul Danubio a Vienna. Da allora di quel materiale scottante, neanche l’ombra. E se venisse fuori? E se anche gli incontri (frequenti) tra Ghedafi e Sarkozy fossero stati ripresi? Secondo una nota della Cia, citata da Le Monde, Saif Al-Islam, figlio di Gheddafi, che i libici vogliono processare e condannare a morte, potrebbe sapere qualcosa di quelle videocassette. E di dove vengono ora custodite gelosamente.

Articolo Precedente

Stati Uniti, la storia della Nsa: il Leviatano dell’intelligence voluta da Truman

next
Articolo Successivo

Mandela ancora in ospedale. Il governo: “Questa volta è grave, ma è sereno”

next