Laura Boldrini è la nuova Presidente della Camera. Per anni è stata portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Mi è capitato di intervistarla in passato per affrontare il tema dei profughi, dei diritti degli ultimi, del diritto d’asilo al quale il governo italiano opponeva la politica dei respingimenti. Mi colpivano due aspetti delle sue parole pacate e profonde. Ha sempre mantenuto il profilo alto del ruolo che ricopriva e nello stesso tempo Boldrini è stata anche mite, ma autorevole voce negli anni del leghismo sfrenato, dei respingimenti, del reato di clandestinità, di quell’ideologia politica cresciuta a colpi di slogan odiosi: “Cannoni sui clandestini, pum” come suggeriva il padre del trota, Umberto Bossi.

Boldrini Presidente della Camera è una bella notizia, bisogna capire il senso della sua proclamazione attraverso le sue parole. Il passaggio che spiega il paradigma di riferimento ideale è in questa frase: “Dovremo ingaggiare una battaglia vera contro la povertà, e non contro i poveri”. C’è un preciso orizzonte nel suo discorso, ma soprattutto protagonisti da valorizzare come le ragazze e i ragazzi che ricordano e si impegnano nel nome di chi ha perso la vita per mano mafiosa. E il rimando ad Altiero Spinelli, all’Europa federale e a quel Mediterraneo, sognato come ponte di civiltà, e diventato cimitero di corpi e diritti. “Un pensiero per i molti – ha ricordato la Presidente Boldrini – troppi morti senza nome che il nostro Mediterraneo custodisce. Un mare che dovrà sempre più diventare un ponte verso altri luoghi, altre culture, altre religioni”.

Il merito di questa elezione è del Movimento 5 stelle. Un merito indiretto. La loro presenza in Parlamento ha costretto Pd e Sel, partito che ha candidato Boldrini, ad una lenta destrutturazione della bramosia dell’apparato che già aveva pregustato posti e poltroncine. Pd e Sel hanno virato verso il rinnovamento, unica strada per recuperare credibilità e scongiurare o, nella migliore delle ipotesi, incontrare l’onda grillina. E’ un segnale, il primo, ma anche una dimostrazione. Dentro l’anima grande della sinistra e del civismo progressista ci sono personalità che, in questi anni, hanno continuato nei loro ambiti a tenere alto il senso delle istituzioni e i valori costituzionali. Queste persone ora diventano risorsa, vertici istituzionali del Paese, non è mai tardi per cambiare.

Questo mutamento è figlio dell’ondata grillina che ha costretto Pd e Sel ad un nuovo approccio. E’ il primo effetto del M5S. C’è anche un ma. Visto che Laura Boldrini è il nuovo e non è dentro quell’apparato partitocratico che i grillini vogliono spazzare via, il M5S avrebbe potuto votarla e non lo ha fatto. Ora c’è la sfida del governo. Con questa premessa, il desiderio diffuso di un governo politico, benedetto dai partiti, ma autorevole e di elevato profilo, diventa auspicio di molti. Anche in questo caso le scelte e l’orientamento degli eletti del M5S sarà decisivo. Orientamento che sarà valutato dall’opinione pubblica che attende risposte a una crisi profonda e chiede figure di alto livello per recuperare fiducia nelle istituzioni repubblicane. Boldrini è una salutare ventata di aria fresca e di buona politica.

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