Pareva fosse scoppiata la pace. Il voto quasi unanime all’assemblea nazionale di Roma. Renzi che dice: “Io mi fido di Bersani”. Bersani che gli risponde: “Non si deve fidare solo di me, ma di tutto il partito”. Invece è stata solo questione di tempo. Le primarie fanno risuonare i cannoni all’interno del Pd. Nel mirino finisce di nuovo lo stesso sindaco di Firenze, il principale rivale – stando ai sondaggi – proprio del segretario nelle elezioni interne al centrosinistra che dovranno scegliere il candidato a presidente del Consiglio. 

Ad attaccare sono, in particolare, i cosiddetti “Giovani Turchi”, la sinistra del partito che si rifà, per esempio, al responsabile Economia del partito, Stefano Fassina, o al responsabile Giustizia Andrea Orlando o ancora a quello per la Cultura Matteo Orfini. L’accusa è quella di plagio. “Copi le nostre proposte”, dice senza giri di parole Fassina che si propone di chiedere a Renzi “i diritti d’autore”.

Più in dettaglio la presunta scopiazzatura riguarderebbe occupazione femminile e asili nido. Per Fassina, che scrive su facebook, il sindaco “fa taglia-incolla delle proposte approvate dall’Assemblea Nazionale del Pd e, da ultimo, riprese nel Documento della Conferenza Nazionale per il Lavoro di Napoli”. “E’ vero che lui non può saperlo perché non partecipa – riflette con sarcasmo il responsabile dell’Economia – ma almeno qualcuno dei suoi potrebbe dare una letta ai documenti programmatici del partito a cui è iscritto e riconoscerci la paternità, meglio, maternità delle ‘sue’ proposte”. Implicito il riferimento al fatto che il sindaco di Firenze non abbia partecipato all’assemblea di sabato, circostanza della quale si era “rammaricato” anche Bersani.

Fassina aveva già preso la mira in mattinata quando era stato intervistato dall’emittente romana Radio Città futura: “L’assenza di Renzi all’assemblea del Pd è un segnale di scarso rispetto verso la comunità di cui fa parte: chi si candida a rappresentarla, deve avere rispetto per quegli uomini e quelle donne che in questi anni hanno costruito quel partito che ora viene utilizzato”. E sul programma: “Mi sembra che Renzi rimanga dentro quel paradigma fallimentare che stiamo seguendo in Europa” quando invece la necessità per il Pd “di stare nel campo dei progressisti europei, per portare avanti una linea alternativa, che per ridurre il debito pubblico punti innanzitutto sullo sviluppo e sul lavoro”.

Mentre ancora riecheggiano le stilettate di Nichi Vendola, (“quelle di Renzi sono idee da rottamare”), l’accusa mossa questa volta dal quartier generale del Pd scatena i fan di Renzi, che reagiscono inviperiti. “Ma vergognati”, dice a Fassina Filippo Filippini. E Alessio Nincheri rileva che se “la nuova strategia dei bersaniani è dire che copia-incolla le loro proposte, bene. E’ un passo avanti, visto che fino a ieri gli si è detto che era di destra”.

Si alza parecchio il tono dello scontro. Verrebbe da dire che cominciano a volare i primi stracci a leggere le parole di Ivan Montanari, secondo il quale è Fassina che dovrebbe rendere “conto del cosa ci fa sulla sua poltrona, non eletto da nessuno e solo in quanto ex-portaborse di Visco”. E tuttavia la reazione, per i filo-Bersani, è la conferma che “sono intervenute le truppe cammellate di Renzi, che manco capiscono cosa scrive Fassina”. Il suo messaggio a Renzi – scrive Maria Montanari – è semplice: “Non fare passare come nuove e come tue le proposte che sono state elaborate da tutto il Pd. E io aggiungo: quelle idee e quelle proposte che fino a ieri Renzi e i suoi spin doctor dicevano che non c’erano o che facevano schifo, ma che oggi ti torna comodo tirare fuori per accaparrare un po’ di voti alle primarie”.

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