C’è qualcosa di inquietante e violento nella sentenza che ieri ha colpito (in primo grado), Corrado Formigli e Annozero, condannandoli a pagare cinque milioni (cinque milioni!) di euro per aver criticato in una puntata le prestazioni di un’auto della Fiat, la Mito, definendole inferiori a quelle di altri modelli concorrenti. Cinque milioni per aver realizzato un servizio comparativo  in cui si sosteneva che la Alfa Mito in circuito va più piano di altri due modelli di altre case. Il dato della velocità é un dato tecnico: ma anche se fosse stato un eccesso, o una forzatura? Anche se fosse stato un errore? Anche se fosse stato un dato interpretato male? Cosa significa condannare un giornalista a pagare cinque milioni di euro?

Il messaggio che arriva da questa sentenza é davvero preoccupante. Cosa accadrebbe a Formigli se, come sempre succede in questi casi, la Rai gli facesse pagare anche solo metá della cifra dovuta?  Se questa incredibile condanna venisse confermata ci sarebbero due conseguenze immediate: in primo luogo la vita di Formigli verrebbe rovinata (costretto a lavorare fino alla fine dei suoi giorni per risarcire il Lingotto). E subito dopo sarebbe sancito da una sentenza il principio per cui i prodotti Fiat non possono essere criticati. Insomma: chi tocca paga, colpirne uno per educarne cento. E non con un risarcimento simbolico, ma con una pena insostenibile per un privato.

Tutto questo è incredibile per almeno due motivi. Il primo: in questi stessi mesi, malgrado sentenze sfavorevoli, é stato consentito alla Fiat di escludere alcuni dei suoi operai dalla rappresentanza, senza che questo abbia comportato (per ora) sanzioni o scandalo. A Pomigliano l’azienda ha potuto evitare di riassumere tutti gli iscritti a un sindacato (la Fiom) perché giudicati ostili o indesiderati. Il che vuol dire che nessuno può criticare le merci, ma che invece si possono colpire gli uomini.

Il secondo elemento di inquietudine riguarda il collegio dei periti che ha assistito i magistrati. Un pool ben assortito, composto di professori che hanno avuti rapporti con istituzioni finanziate dalla Fiat, a partire dall’attuale ministro Profumo. Se un giornalista viene schiantato da una pena insostenibile non si colpisce solo lui, ma anche tutti i suoi colleghi, che domani dovranno pensare cento volte anche prima di scrivere una sola riga. Chissà, forse anche io dovrei preoccuparmi prima di pubblicare questo post. Viviamo in un tempo in cui i diritti dei singoli sono ridotti a dettaglio irrilevante, e le merci diventano sacre e inviolabili.

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