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Crack Signa, condannato a due anni Renè Benko dai giudici di Innsbruck. L’imprenditore indagato anche in Italia e altri paesi

Il Tribunale ha contestato al 48enne una donazione di 300.000 euro alla madre, mentre l’ha assolto dall’accusa di aver sottratto alla massa fallimentare altri 360.000 euro tramite affitti per una villa nel capoluogo tirolese. Benko all’apice del suo successo - secondo la stampa austriaca - vantava un patrimonio di quasi 5 miliardi di euro.  
Crack Signa, condannato a due anni Renè Benko dai giudici di Innsbruck. L’imprenditore indagato anche in Italia e altri paesi
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L’ex magnate austriaco René Benkoarrestato in Austria lo scorso 23 gennaio e sotto inchiesta anche in altri paesi tra cui l’Italia – è stato condannato a due anni dalla Corte d’assise di Innsbruck per bancarotta fraudolenta nell’ambito del primo filone sul mega crack del gruppo Signa. Il Tribunale ha contestato al 48enne una donazione di 300.000 euro alla madre, mentre l’ha assolto dall’accusa di aver sottratto alla massa fallimentare altri 360.000 euro tramite affitti per una villa nel capoluogo tirolese. Benko all’apice del suo successo – secondo la stampa austriaca – vantava un patrimonio di quasi 5 miliardi di euro.

Secondo la Procura anti-corruzione di Vienna, Benko avrebbe versato per l’affitto della villa disabitata 360.000 euro in anticipo per quattro anni, per sottrarli in questo modo alla massa fallimentare. Secondo il curatore fallimentare, Andreas Grabenweger, sul cosiddetto conto di massa attualmente si trovano 900.000 euro, mentre le richieste riconosciute dei creditori ammontano a 45 milioni di euro. Nell’ambito del processo sono poi anche stati sentiti alcuni ex manager e dirigenti dell’imperio Signa, che hanno in sostanza sottolineato che la villa era abitabile e doveva fungere come “luogo di ritiro” per la famiglia Benko, dopo essere finita al centro dell’attenzione mediatica proprio per il caso Signa. Chiamate a deporre, la moglie di Benko, la madre e la sorella, si sono avvalse della facoltà di non deporre, in quanto parenti diretti dell’imputato.

“Era un uomo in bancarotta che si rifiutava di rinunciare al suo stile di vita lussuoso” ha detto il rappresentante dell’accusa ’ex magnate austriaco in carcere dal 23 gennaio per il crack miliardario del gruppo Signa di cui era a capo. Benko, ieri presente in aula visibilmente dimagrito, ha solo detto davanti ai giudici di essere innocente rispedendo alla procura anti-corruzione di Vienna l’accusa di bancarotta fraudolenta e occultamento di oltre 600mila euro dalla massa fallimentare di quasi 10 miliardi.

Benko è indagato anche in Germania, Liechtenstein e dalla Dda della procura di Trento nell’ambito della maxi inchiesta su presunti collegamenti tra politica e affari. La Dda di Trentoche indagato su 77 persone – considera invece Benko, che nel 2020 era ritenuto il terzo uomo più ricco d’Austria, a capo di una presunta associazione per delinquere per turbativa d’asta, finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze illecite, truffa, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, oltre a diversi reati contro la pubblica amministrazione, tra cui corruzione, induzione indebita, rivelazione di segreti d’ufficio e omissione di atti d’ufficio, nonché violazioni delle norme tributarie legate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti.

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