Crime

“Emanuela Orlandi fu molestata nei Giardini Vaticani. Era un prelato: fece apprezzamenti e l’abbracciò”. Dopo 42 anni la conferma di un’altra amica della Vatican Girl

Un'amica conferma: Emanuela fu importunata da un prelato alto, magro e con gli occhi chiari. La pista del ricatto sessuale prende forza

di Alessandra De Vita
“Emanuela Orlandi fu molestata nei Giardini Vaticani. Era un prelato: fece apprezzamenti e l’abbracciò”. Dopo 42 anni la conferma di un’altra amica della Vatican Girl

Emanuela Orlandi fu importunata nei Giardini Vaticani da uno dei più alti rappresentanti della Chiesa: a 42 anni esatti dal rapimento della cittadina vaticana, questa sembra ormai una certezza.

Nei Giardini Vaticani
Lo aveva già confessato, tra le lacrime e a volto coperto per la paura, una sua cara amica di infanzia che compare anche nell’ultima puntata di “Vatican Girl”, la serie Netflix dedicata alla ragazza scomparsa nel 1983. E adesso lo conferma un’altra amica di Emanuela, intervistata ieri dai giornalisti del programma televisivo “Far West”. Anche lei, secondo fonti dirette, frequentava i giardini vaticani pur non vivendo lì perché suo padre lavorava per lo Stato Pontificio, proprio come il papà di Emanuela. “Era un periodo in cui eravamo molto unite. Io mi ricordo che stavamo pattinando in questi giardini e c’era questa persona che ha fatto degli apprezzamenti su Emanuela. Eravamo ragazzine pure e ingenue, forse troppo”, racconta oggi la sua amica. In questo scenario, sempre più verosimile, Emanuela non sarebbe stata sequestrata solo perché cittadina vaticana ma per creare l’oggetto di un ricatto, presumibilmente al Vaticano, con movente sessuale. Parliamo della cosiddetta pista della pedofilia che si intreccia, senza escluderle, ad altre piste. Ma chi mise in atto il piano di rapire la ragazza all’uscita della scuola di musica che aveva sede nella Basilica di Sant’Apollinare?

Sarnataro, Ciletto e Gigetto
Il 14 giugno del 1983, una settimana prima di sparire nel nulla, Emanuela tornava dal mare con delle amiche quando in via dei Corridori un’auto A112 con due ragazzi a bordo accostò e la sfiorò. Dissero indicandola: “Eccola”. Le amiche risero perché pensarono avesse fatto colpo. Il 21 giugno di 42 anni fa, il giorno prima della scomparsa, accadde un episodio simile mentre Emanuela stava andando con degli amici in una sala giochi via Giulio Cesare. In entrambi i casi gli amici di Emanuela dissero che si trattava di due ragazzi italiani tra i 18 e i 23 anni. “E riconobbero sempre il membro della Banda della Magliana Marco Sarnataro, uno degli uomini di Enrico De Pedis, in uno di questi due ragazzi, tra quelli che gli mostrarono gli inquirenti in quei giorni”, ci spiega il giornalista di Repubblica Giuseppe Scarpa che è stato il primo, anni fa, a pubblicare i verbali del padre Salvatore che prima di morire fece una confessione shock. Si legge da questi verbali: “Mio figlio in carcere mi confessò di aver partecipato al sequestro di Emanuela Orlandi. Mi disse che lui, Ciletto e Gigetto l’hanno pedinata per alcuni giorni su ordine del “Presidente” De Pedis, prima di prelevarla”. La versione di Salvatore Sarnataro, deceduto poco dopo il figlio Marco, coincide in parte con quella di Sabrina Minardi, all’epoca legata a de Pedis. La donna disse che Emanuela fu portata al laghetto dell’Eur dove fu presa in consegna da “Renatino” de Pedis. Intervistata da “Far West”, l’ex moglie di Sarnataro oggi dice: “Un motivo ci sarà se qualcosa è uscita fuori. Io ce l’ho il dubbio, non ne sono certa, spero di no”. L’inviato di Far West ha incontrato il fratello di Sarnataro davanti a una fermata della metro a Roma. “La Minardi non era una scema, parlava di fatti veri. Se devo essere sincero, un 50 per cento di verità ci sta. Da un anno penso se parlare o meno, per non mettere a rischio i miei nipoti, i miei figli ma d’altra parte c’è una ragazza scomparsa da 40 anni”. Del resto, l’accusa da parte di un padre di punto di morte sembra molto una confessione. E chi sono gli altri due accusati da Sarnataro padre? Ciletto è Angelo Cassani e Gigetto è Gianfranco Cerboni, entrambi indagati nella seconda inchiesta su Emanuela Orlandi, quella di Giancarlo Capaldo. Rintracciato dal giornalista di Far West Tommaso Mattei, Cerboni chiosa al telefono: “Mi dovete lasciare perde’ a me”. Dopo più di 40 anni, quella pista che porta alla Magliana è ancora un tabù. “De Pedis ebbe un ruolo di manovalanza per fare il favore a qualcuno, Emanuela fu oggetto di un ricatto”, dice oggi il fratello Pietro. Ma un favore a chi e per ricattare chi altri?

Le molestie
Torniamo nei Giardini Vaticani, nell’estate del 1983. L’amica di Emanuela con cui la ragazza andava sui pattini doce oggi: “Qualcuno può essersi invaghito di lei, era una bella ragazza. Chi fosse, lo sa solo Dio. Potrebbero esserle successe cose spiacevoli che non sarebbero dovute succedere. Qualcuno aveva attenzioni particolari per lei, mente pattinavano. Fece apprezzamenti, l’abbracciò, era un prelato e le disse: “Come sei bella”. Emanuela aveva un fascino particolare. Io ho flash di questa persona che fece degli apprezzamenti: era alto, magro e con gli occhi chiari”. I giornalisti di Far West mostrano allora delle foto di prelati alla donna tra cui quella dell’arcivescovo americano Paul Marcinkus, braccio destro di Giovanni Paolo II. “Potrebbe essere lui”, dice la ragazza che però non mostra molta certezza. Anche Sabrina Minardi raccontò che durante la sua prigonia nei giorni dopo il sequestro, ma questo non è stato mai accertato, Emanuela subì degli abusi da Marcinkus. Un ex dipendente dei Musei Vaticani Antonio Vignera dice oggi davanti alle telecamere: “Marcinkus beveva ed era libertino, soddisfaceva le sue esigenze sessuali nel suo appartamento”. Che l’ex capo dello Ior non avesse comportamenti irreprensibili è già cosa nota ma questo non può assolutamente significare che fu senza dubbio lui a molestare la Orlandi in quei giardini. “E poi Marcinkus non era affatto magro, non credo potesse essere lui”, ricorda oggi Pietro Orlandi che conosceva bene l’ex presidente della Banca Vaticana per cui lui stesso ha lavorato in passato. “Questa testimonianza non può assolutamente rappresentare una certezza”, aggiunge come a suggerire che identificare in lui l’uomo che molestò Emanuela Orlandi potrebbe essere stata una forzatura. Alto, magro e con gli occhi chiari e dopo 42 anni è tutto ciò che sappiamo sull’episodio chiave di uno dei più grandi misteri.

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