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Eurovision Song Contest 2025, polemiche furiose per il boom del televoto per Israele. L’organizzazione replica: “Abbiamo il sistema di voto più avanzato al mondo”

Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha dichiarato che Israele dovrebbe essere escluso dalla competizione internazionale, come 3 anni fa è stato per la Russia
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Il risultato clamoroso di Israele all’Eurovision Song Contest 2025, al secondo posto dietro l’Austria e il vincitore JJ, ha suscitato un dibattito acceso tra diverse emittenti europee. Ora alcuni Paesi chiedono maggiore trasparenza e una possibile revisione del sistema di voto. La cantante israeliana Yuval Raphael ha conquistato il primo posto nel televoto con la ballata “New Day Will Rise”, per poi classificarsi seconda nella classifica finale a causa del punteggio più basso attribuitole dalle giurie nazionali, che l’hanno collocata al 14esimo al pari dell’Ucraina.

Emittenti pubbliche di Paesi come Irlanda, Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Islanda e Finlandia hanno espresso dubbi sull’equità del sistema di voto, chiedendo chiarimenti o addirittura un audit completo, riporta la BBC. L’Unione Europea di Radiodiffusione (European Broadcasting Union – Ebu), che organizza il concorso, ha replicato affermando che ogni voto è stato verificato da un ente indipendente e che ogni segnalazione viene presa sul serio.

Israele ha ottenuto il massimo punteggio (12 punti) dal pubblico di Paesi come Belgio, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito, mentre Irlanda e Finlandia ne hanno assegnati 10. Tuttavia, l’emittente irlandese Rté ha chiesto la pubblicazione dettagliata dei dati del televoto, mentre la spagnola Rtve ha annunciato di voler proporre una revisione dell’intero sistema di voto popolare. Al centro delle critiche c’è la possibilità per ogni spettatore di votare fino a 20 volte tramite telefono, sms o app. “Un sistema che consente 20 voti per persona favorisce la manipolazione”, ha dichiarato la deputata fiamminga Katia Segers, chiedendo un’indagine che coinvolga tutti i Paesi partecipanti.

Anche la televisione pubblica fiamminga Vrt ha espresso la necessità di “una piena trasparenza” da parte dell’Ebu, pur non avendo rilevato irregolarità. “La vera domanda è se l’attuale sistema rifletta in modo equo l’opinione del pubblico”, ha sottolineato un portavoce.

Dello stesso avviso la finlandese Yle, che si è detta pronta a chiedere una revisione delle regole. Le emittenti olandesi Avrotros e Npo, invece, hanno parlato apertamente di un Eurovision “sempre più influenzato dalle tensioni geopolitiche e sociali”, mettendo in discussione la natura apolitica e unificante della manifestazione, alla luce della partecipazione di Israele.

Il direttore dell’evento, Martin Green, ha confermato, come riporta sempre la BBC, che “sono in corso contatti con diverse emittenti” per raccogliere feedback sull’edizione appena conclusa. Ha inoltre ribadito che il sistema di voto dell’Eurovision è “il più avanzato al mondo” e che ogni risultato viene controllato da una squadra dedicata, con il supporto di un organismo indipendente di monitoraggio.

Green ha, infine, risposto alle polemiche riguardanti l’utilizzo, da parte del governo israeliano, di campagne pubblicitarie e canali social ufficiali per incentivare il voto: secondo Green, tali azioni non violano il regolamento. Il dibattito è dunque aperto, e cresce la pressione sull’Ebu affinché il sistema venga aggiornato, garantendo equità e trasparenza in una competizione sempre più seguita e al centro dell’attenzione politica internazionale.

Dunque il punto è che molti dei Paesi che protestano sono stati penalizzati dal televoto e sono in netto contrasto con il risultato di Israele perché ha fatto una massiccia campagna di voto online finanziata da un’agenzia governativa per la comunicazione: @Vote4NewDayWillRise. La campagna, però, non viola il regolamento. È una vera e propria campagna elettorale. Ultima curiosità: dalla Spagna per Israele sono arrivati migliaia di voti e si è esposta anche l’ambasciata israeliana a Madrid.

L’ira del premier spagnolo Sanchez: “Israele fuori dalla gara”Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha dichiarato che Israele dovrebbe essere escluso dalla competizione internazionale, come 3 anni fa è stato per la Russia dopo l’invasione in Ucraina, per “solidarietà con il popolo palestinese”. La cultura non può restare “neutra, muta, equidistante” – come pretende l’Unione Europea di Radiodiffusione (Uer) per la più grande vetrina di talento europea – di fronte alla “follia della guerra e dei bombardamenti” a Gaza, ha ammonito Sanchez. Che ha evidenziato la necessità di evitare “doppi standard” e ha chiesto all’Europa “coerenza” rispetto al diritto internazionale.

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