Delitto Garlasco – L’impronta di Sempio “inutilizzabile” nel 2007 e i 15 punti di contatto che per la Cassazione non bastano

“Quindici punti di contatto” o “diciassette” tra l’impronta 33, già rilevata sulla parete della taverna di casa Poggi e dichiarata inutilizzabile nel 2007, e quelle di Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta sul delitto di Garlasco, come autore in concorso con Alberto Stasi o con ignoti, dell’omicidio di Chiara Poggi. Era il 13 agosto 2007 e la 26enne fu colpita con almeno 10 colpi (probabilmente di un martello) al volto e al cranio. L’indiscrezione sui punti di contatto viene riportata da alcuni quotidiani, a completamento della notizia che vedrà la procura di Pavia impegnata chiedere test per stabilire se si tratti di un’impronta di una mano insanguinata. Ebbene quell’impronta risulta parziale perché mancano le “creste”, la parte superiore ed era stata sottoposta a un doppio test per rilevare la presenza di sangue: il primo dà esito incerto (combur test) quello più specifico (Obti test che rileva sangue umano) restituisce un “esito negativo”.
Secondo una sentenza della Cassazione, n. 24421 del 28 agosto 2020, sono necessari in “tema di prova dattiloscopica e identificazione dell’autore del reato, l’individuazione di almeno 16-17 punti di corrispondenza tra l’impronta repertata sulla scena del crimine e quella dell’imputato costituisce prova certa dell’identità soggettiva, non degradabile a mero indizio”. Il quarto elemento contro il nuovo indagato – già scartata perché considerata “inutile”, di una persona che frequentava abitualmente la villetta di via Pascoli, potrebbe quindi non superare la soglia della prova dibattimentale se fossero 15. Un diverso risultato se invece fossero 17, come giurisprudenza vuole. Impronta repertata accanto a quella di Marco Poggi, che era partito almeno una settimana prima per le vacanze, e a quella di uno degli investigatori dell’Arma.
Sempio “ha frequentato ogni angolo della casa, tranne la camera da letto dei genitori di Chiara e di Marco” spiega l’avvocata Angela Taccia, che assiste, con il legale Massimo Lovati, il 37enne. Compresa, dunque, la taverna e le scale in fondo alle quali venne trovato il corpo di Chiara Poggi e dove, sulla parete destra, è stata repertata l’impronta del palmo di una mano, attribuita da una nuova consulenza, disposta dai pm di Pavia, al 37enne.
La nota della procura – A chiarire che sono 15 le minuzie è la procura di Pavia con una nota. “L’impronta 33 evidenziata mediante l’impiego della ninidrina (agente chimico, ndr), è stata lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche“. La traccia, precisa il procuratore Fabio napoleone, è stata analizzata “alla luce della nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software”. La consulenza tecnica dattiloscopica collegiale, redatta da Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, esperto del Ris e dattiloscopista forense, e utilizzata nel compimento degli atti istruttori svolti ieri, è stata depositata presso la segreteria della Procura di Pavia “per una maggiore celerità ed efficienza delle indagini ed al fine di sviluppare un eventuale contraddittorio con la difesa di Andrea Sempio, anche per eventuali deduzioni al riguardo”.
“Considerate le imprecisioni e le inesattezze riportate dai media in merito all’impronta 33”, la procura precisa che “le superfici delle pareti e del soffitto, nel primo tratto della scala che conduce alla cantina casa Poggi, sono state trattate, nel corso delle operazioni tecniche e di repertamento eseguite in data 21 agosto 2007 dai RIS di Parma, con una soluzione di ninidrina spray al fine di evidenziare impronte e tracce latenti. In data 29 agosto 2007 i RIS di Parma hanno proceduto a ispezionare le pareti e il soffitto delle scale della cantina precedentemente trattate con ninidrina individuando la suddetta impronta 33, che è stata fotografata digitalmente in pari data. In data 5 settembre 2007 una parte dell’impronta 33 priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici è stata asportata dal muro grattando l’intonaco con un bisturi sterile. L’ufficio sta procedendo ad ulteriori investigazioni sul punto. Come emerge dalla relazione di consulenza tecnica n. 3306-2007 dei Ris di Parma la restante parte dell’impronta 33, potenzialmente utile per gli accertamenti dattiloscopici, era stata ritenuta ‘non utile‘”.
Il Dna – Al centro dell’inchiesta ci sono anche telefonate sospette, presunti alibi considerati fragili o addirittura falsi dagli inquirenti e tracce di Dna. Quest’ultimo sarà il cuore di un incidente probatorio – che inizierà il 17 giugno alla presenza di tutte le parti – e che ha già di fatto aperto una battaglia tra consulenti. Si tratta di due tracce parziali di Dna maschile rinvenute sulle le unghie di Chiara Poggi dai margini ungueali: uno “dei cinque aplotipi ottenuti”, analizzando il materiale “biologico acquisito dai margini ungueali” per la procura è “risultato perfettamente sovrapponibile” nelle comparazioni al profilo genetico di Sempio, che per gli inquirenti era nella villetta il giorno dell’omicidio. Ma quei margini furono messi in provetta e analizzati e, oggi, non potrebbero restituire nessuna certezza sulla natura della traccia: se traccia era sotto le unghie o sopra, quindi da contatto.
Nel processo d’appello bis per Alberto Stasi (la prima condanna per l’imputato che era stato assolto, ndr) il professor Francesco De Stefano, nominato dai giudici dell’Assise d’appello di Milano, stabilì che erano troppo degradate e in quantità troppo limitata, e quindi il confronto con il profilo genetico dell’allora imputato, pur evidenziando la compatibilità di cinque ‘marcatori’, non aveva dato esiti sufficientemente attendibili. Come è stato accertato nel corso del tempo l’indagato frequentava la casa e giocava anche con il pc della vittima, insieme al fratello Marco Poggi, che ancora ieri sentito per l’ennesima volta ha dovuto ripetere e raccontare, pare messo di fronte anche alla foto dell’impronta parziale attribuita a Sempio, perché ritiene l’amico estraneo ai fatti. Gli esperti della scientifica nominati dalla gip e i consulenti avranno da confrontarsi anche con una confezione di uno yogurt, una scatola di biscotti e un brick di tè, usati per la colazione del 13 agosto 2007), un frammento del tappetino del bagno e altri sacchetti sequestrati quasi 18 anni fa nella villetta di Garlasco, una sessantina di fascette para-adesive.
Per procedere con l’inchiesta gli inquirenti dovranno spiegare come si concilia un’impronta a metà della parete con la ricostruzione storica delle sentenze secondo cui Chiara Poggi, sarebbe stata gettata dal pavimento del corridoio a faccia in avanti lungo le scale, e perché il killer sarebbe poi andato in bagno a lavarsi le mani pulendo il lavandino e il dispenser lasciando però delle impronte (due attribuite a Stasi) e 4 capelli senza bulbo all’interno del lavabo.
Lo scontrino – L’alibi di Sempio, lo scontrino del parcheggio di Vigevano che lui mostra perché perfettamente conservato a distanza di un anno, che non era a Garlasco la mattinata dell’omicidio, al momento non è stato smentito, né il rifiuto della madre dell’indagato (che lo aveva conservato) di rispondere alle domande dei carabinieri ha cambiato lo scenario.
Le telefonate – Ci sono le telefonate considerate sospette fatte a casa della vittima alcuni giorni prima della morte della ventiseienne perché Marco, amico di Sempio, era già partito da giorni per le vacanze in Trentino e gli inquirenti sono convinti che, in considerazione dei rapporti di amicizia e della frequentazione tra di due ragazzi, Sempio non potesse non sapere che l’amico era via. Elementi che erano stati già valutati nell’archiviazione di otto anni fa. E c’è chi ipotizza che la prossima carta degli inquirenti possa essere quella di puntare su altri accertamenti in merito all’impronta delle scarpe lasciate dall’assassino nella villetta, ma anche qui la Cassazione lascia poco spazio a piste alternative. Una delle impronte più nitide – si legge nella sentenza della Suprema Corte – viene identificata come “una suola prodotta per Frau da Margom montata su scarpa numero 42”, mentre Andrea Sempio, che aveva una bicicletta rossa, calza il numero 44.