Garlasco, interrogatori e nuovi elementi secondo i pm: “Sempio nella villetta il giorno del delitto di Chiara Poggi”

Ci sarebbero elementi che collocano Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi e oggi indagato, nella villetta di Garlasco proprio la mattina del 13 agosto 2007 mentre la 26enne veniva colpita a morte con un oggetto mai identificato né ritrovato. Quei quattro o cinque elementi erano sul tavolo del procuratore Fabio Napoleone, dall’aggiunto Stefano Civardi, e dalle pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, che avrebbero voluto interrogare Sempio. Ma l’indagato non si è presentato per un difetto di notifica. I nuovi elementi, emersi dalle ultime indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, localizzerebbero l’allora 19enne sulla scena del crimine e non a casa con il padre e poi in una libreria a Vigevano, come dallo stesso da sempre dichiarato (con tanto di scontrino del parcheggio).
Il principale, come svelato dal Tg1, è un’impronta digitale di Sempio vicino al corpo di Chiara Poggi. L’impronta compare fin dalla prima inchiesta del delitto di Garlasco del 2007 e viene catalogata dagli esperti – incaricati dai magistrati che hanno indagato nella villetta – come traccia dattiloscopica, classificata con il numero 33. È un’impronta che compare sulla parete destra della scala su cui il 13 agosto viene trovato il corpo senza vita della ventiseienne. Si evidenzia come si tratti di “parte della traccia completamente priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici”, si legge nella relazione del Ris di Parma.
“È stata asportata dal muro – diceva il reparto scientifico dei carabinieri – grattando l’intonaco con un bisturi sterile”. Impronta dunque su cui gli esperti hanno tentato da subito di trovare elementi utili per risolvere il caso. “La traccia è stata testata con il combur test che ha fornito esito dubbio e con l’Obti test (quello più affidabile nel rintracciare il sangue, ndr) che ha fornito esito negativo”. Dunque non è un’impronta palmare insanguinata. Di più, nella relazione dei carabinieri del Ris di Parma si fa un riassunto preciso, impronta per impronta, di tutte quelle catalogate lungo il muro della scala di via Pascoli, oltre venti (foto da 31 a 56). Quattro sono attribuibili al carabiniere Gennaro Cassese, una al fratello della vittima Marco Poggi e la traccia 33 – che ora sembra diventare centrale in questa inchiesta – è un’impronta palmare la cui utilità è “nessuna”, scriveva il Ris. Da quanto si apprende la nuova consulenza è stata fatta sulla base delle foto.
Tutto questo in attesa dei risultati dell’incidente probatorio sul dna trovato sotte le unghie di Chiara, che secondo l’ipotesi dei magistrati sarebbe quello dello stesso Andrea Sempio. Nel pomeriggio è stato sentito anche Alberto Stasi – che sta finendo di espiare la condanna a 16 anni di carcere per l’omicidio dell’allora fidanzata Chiara – come “testimone assistito“. A Venezia, invece, è ascoltato per 4 ore anche Marco Poggi, il fratello della vittima. Dopo 18 anni il caso è stato riaperto e, tra comprensibili difficoltà tecniche per il tempo trascorso, per la prima volta ad essere in discussione è la ricostruzione di un’unica persona sulla scena dell’omicidio che ha sorpreso Chiara senza nemmeno darle il tempo di difendersi.