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“Non aveva contratto”, svolta nelle indagini sulla morte di Anna Chiti. Il video in cui la 17enne inciampa e cade in acqua

La giovane stava svolgendo le mansioni di marinaia senza nessun accordo formale. Giordano, magistrato presso la Corte di Cassazione: "Nel giorno dello Statuto dei lavoratori continuiamo a contare le vittime di operaicidio"
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Nessun contratto di lavoro. È l’ultima novità che emerge nelle indagini su Anna Chiti, la 17enne dell’istituto nautico di Venezia morta sabato 17 maggio in un incidente sul catamarano durante il suo primo giorno di lavoro. La ragazza stava svolgendo le mansioni di marinaia senza nessun accordo formale. Consigliata da un’amica che aveva fatto la stessa esperienza, si era fatta ingaggiare dallo skipper di una barca turistica (che fa capo ad una società) per una sorta di prova. Nelle prossime ore si attende dalla Procura di Venezia un rapporto dettagliato sulle indagini condotte dalla Capitaneria di Porto, in base al quale si faranno valutazioni per verificare le responsabilità anche sulla base degli aspetti giuslavoristici emersi. Non si esclude che i magistrati dispongano l’autopsia, anche se l’incarico non è stato ancora formalizzato.

IL VIDEO – Gli ultimi istanti di vita di Anna Chiti sono stati ripresi in un video delle telecamere di sicurezza della Marina di Sant’Elena, dove sabato pomeriggio il catamarano era in fase di attracco. Una scena ricostruita dallo skipper che, dopo l’incidente, ha potuto vedere le immagini. “Anna – ha riferito – stava tentando di saltare sul pontile con la cima già in mano, ma è inciampata, finendo in acqua. E’ riemersa subito, e ha tentato di risalire sul catamarano, ma la cima gli si è agganciata sull’elica in movimento e l’ha trascinata giù, senza darle scampo. In quei concitati momenti, con le urla di chi aveva assistito alla scena, il comandante del catamarano si è tuffato per primo, ma non è riuscito a sbrogliare la cima dalla stretta dell’elica. Solo un sommozzatore dei vigili del fuoco, arrivato subito dopo, è riuscito a raggiungere il corpo, imprigionato sotto allo scafo, e a tagliare la corda. Pochi minuti sott’acqua, ma che hanno reso vani tutti i tentativo di rianimazione della ragazza”.

I DUBBI – Al centro delle indagini c’è quindi il dubbio se sia stata la giovane a prendere l’iniziativa di aiutare il comandante, raccogliendo la cima che serviva per l’attracco, o se qualcuno, al contrario, le abbia chiesto di farlo. Stando a quanto dichiarato da Stefano Costantini, titolare della Marina, quel giorno tirava un vento di scirocco piuttosto forte – una stima di circa 15 nodi – che rendeva la manovra di attracco per una barca come quella non proprio agevole. Tuttavia, lo skipper non avrebbe chiesto l’aiuto del personale.

LA CONDANNA – In occasione dei 55 anni dello Statuto dei lavoratori, Bruno Giordano, magistrato presso la Corte di cassazione, ha ricordato il caso e l’emergenza delle morti sul lavoro. “Nel giorno dello Statuto dei lavoratori continuiamo a contare le vittime di ‘operaicidio’. Una ragazza minorenne che lavora in nero su un’imbarcazione a Venezia, un bidello che fa doppio lavoro per sbarcare il lunario a Serradifalco, un operaio edile a Scafati e, ancora, un operaio a Prato in un cantiere in appalto delle Ferrovie. Nel giro di poche ore tutti uccisi dal lavoro: minorile, nero, insicuro, irregolare o in appalto”. E aggiunge: “Il nostro Paese ricorda oggi i 55 anni dello Statuto dei lavoratori che volle libertà di opinione, uguaglianza, rappresentanza, accertamenti sanitari, controlli, tutela della persona e, soprattutto, della salute e sicurezza dei lavoratori. Noi dobbiamo ancora portarla nei cantieri, nei campi, negli uffici, nella logistica; intanto però l’operaicidio continua, ogni giorno”.

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