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Non solo Pfizergate, i politici comunicano sempre più spesso in chat: “Così si uccide la trasparenza”. Ma l’Ue non si tutela

Alla Corte di Giustizia Ue pende un nuovo ricorso per accedere alla chat amministrata da Kaja Kallas. Il mediatore O'Reilly aveva già raccomandato l'archiviazione delle comunicazioni elettroniche per garantire la trasparenza
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I messaggi di testo o spediti in chat dai politici dell’Ue dovrebbero essere accessibili agli elettori, dice la Corte di Giustizia Ue, ma palazzo Berlaymont ha preparato il “trucco” per negare la trasparenza. La sentenza sul caso Pfizergate, pronunciata il 15 maggio, ha assestato un duro colpo a Ursula Von der Leyen, colpevole di di aver negato al New York Times la possibilità di leggere i suoi sms ad Albert Bourla, amministratore delegato del colosso farmaceutico americano. Ma la nebbia sulle comunicazioni elettroniche è destinata a infittirsi. Chat e sms sono sempre più diffusi, ma non esistono regole per registrare e archiviare messaggi.

Anzi, in punta di diritto, per gli esponenti della Commissione è vietato usare app e messaggi per comunicazioni ad alto livello. Lo impone la decisione del 4 dicembre 2024, all’alba del secondo mandato von der Leyen, per aggiornare le regole sulla trasparenza. Dice l’articolo 5 al comma 4: “Le applicazioni di messaggistica di testo sui telefoni cellulari aziendali non devono essere utilizzate per informazioni importanti che non siano di breve durata, a meno che ciò non sia strettamente necessario nell’interesse del servizio”. L’articolo 1 invece impone l’obbligo della registrazione per “qualsiasi contenuto che costituisca un’informazione importante”.

Il cavillo contro la trasparenza e il nuovo ricorso contro la Commissione
L’escamotage per sabotare la trasparenza è però semplice: a un politico basta cancellare un messaggio, sostenere l’irrilevanza del contenuto e nessuno potrà smentirlo. Uno schema simile alla linea difensiva della Commissione europea sul caso Pfizer. Von der Leyen si era rifiutata di concedere l’accesso ai suoi sms spediti in piena pandemia ad Albert Bourla, ceo del colosso farmaceutico. In ballo c’era il prezzo delle fiale del vaccino anti-Covid. Quando il New York Times ha chiesto di poter leggere i messaggi, palazzo Berlaymont ha detto ‘no’ con l’alibi che non si trattava di “documenti” e in ogni caso gli sms non erano più disponibili. Un modus operandi che permette di limitare la trasparenza ogni volta che un cittadino o un giornalista chiederà l’accesso ad sms o chat.

ll mese scorso il giornalista Alexander Fanta ha chiesto di poter vedere alcuni contenuti della chat dei ministri degli Esteri Ue, amministrata da Kaja Kallas sulla piattaforma Signal. Giunto il rifiuto, la testata Follow the money presentato ricorso alla Corte di Giustizia europea. Fanta è stato il primo a chiedere di svelare gli sms tra von der Leyen e Bourla, anticipando il New York Times.

Il mediatore Ue: “L’importanza non dipende dal mezzo di comunicazione”
Le richieste di accesso potrebbero aumentare. Del resto, “l’amministrazione dell’Ue utilizza sempre più spesso mezzi di comunicazione elettronica moderni nel suo lavoro quotidiano”, dalla pandemia in poi. Lo scrive il mediatore europeo Emily O’Reilly nel documento del 13 luglio 2022. Già nel 2020 aveva ammonito: “Se il contenuto di questi messaggi non viene conservato dall’istituzione non sarà mai possibile per il pubblico accedervi”.

O’Really si riferiva ai “messaggini” inviati da Donald Tusk come presidente del Consiglio europeo al tempo dei negoziati sul debito della Grecia. Un gruppo di associazioni per la trasparenza aveva presentato una richiesta d’accesso, rispedita però al mittente con la motivazione: “Non è prassi del Consiglio europeo scambiare informazioni con contenuti sostanziali tramite messaggi istantanei del suo presidente”. Traduzione: solo informazioni di servizio in quei messaggi che, in ogni caso, non ci sono più. Perciò il mediatore raccomandava all’Ue nuove regole e soluzioni tecnologiche per l’archiviazione.

Nel 2022 O’Really torna a mettere in guardia: “La registrazione o meno di una determinata informazione nel sistema di gestione documentale dell’amministrazione non dovrebbe dipendere dal mezzo – che si tratti di una lettera, un’e-mail, un sms o un messaggio istantaneo – ma dal suo contenuto”. E ancora: “Tutte le otto istituzioni, organi, uffici e agenzie dell’Ue (IBOA) contattate dal Mediatore hanno dichiarato che i messaggi di testo e istantanei rientrano, in linea di principio, nella definizione generale di documento”. Eppure, secondo von der Leyen, gli sms a Bourla non potevano essere considerati “documenti”: quindi restano nel cassetto.

Trasparenza Ue, nebbia su chat e sms (sempre più diffusi)
“Dopo la bocciatura della Corte europea si rischia lo scontro istituzionale con la Commissione”, dice Giovanni Maria Riccio, professore di diritto comparato all’Università di Salerno: “Gli sms devono essere di dominio pubblico, al tempo non c’era nulla di più importante per la collettività dei vaccini”. Secondo Riccio, l’unico alibi plausibile sarebbe “il carattere privato delle informazioni, ma senza il messaggio è impossibile da dimostrare”. In sostanza, il delitto perfetto della trasparenza. Il docente, ex consulente della Commissione europea, suggerisce di “mettere a verbale ogni comunicazione con portatori di interessi”. Oppure seguire le indicazioni del mediatore O’Really, archiviando i messaggi su una piattaforma tecnologica. Ma non vi è traccia, nelle regole della commissione di dicembre 2024, all’inizio del mandato von der Leyen.

Alberto Alemanno di The Good Lobby è d’accordo. Per lui la sentenza suggerisce “un’accusa” a Von der Leyen: “Dilettante per la noncuranza nel rivelare l’esistenza degli sms e irresponsabile perché la Commissione europea non ha divulgato alcuna informazione sui tempi, verbali e termini dei negoziati informali”. Regole stringenti sulla conservazioni dei messaggi esigerebbero controlli e sanzioni. “Come monitorare il rispetto futuro di queste regole?”, si chiede Alemanno. “C’è problema di trasparenza eccome, perché i decisori comunicano sempre più via messaggio ma non archiviano nulla”. Prossima scadenza, il verdetto della Corte di Giustizia sull’accesso alla chat di Kaja Kallas.

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