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I siti patrimonio dell’umanità sotto le bombe Usa. E l’Unesco che fa? Un’idea ce l’ho

L’Unesco a cosa serve visto che non ha potere di intervento per sventare danni o minacce, ma neppure esercita un potere dissuasivo? La risposta nel bellissimo libro di Marco D’Eramo
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Come dico sempre “nessuna nuova, buona nuova”. Motto valido in generale, ma in particolare per chi abbia a cuore le sorti del pianeta. Questo mi è venuto in mente oggi – dopo che ieri è morto quel papa in cui credo chiunque ami la Natura si sia riconosciuto, e non solo per l’enciclica Laudato sì – che ricevo una telefonata di un caro amico, grande esperto di questioni mediorientali e in particolare yemenite, che mi ricorda due cose: che gli statunitensi (gli americani sono tutti gli abitanti delle Americhe) stanno bombardando Sana’a, come già peraltro accaduto in passato, uccidendo decine di civili, e in più, dato che bombardano come capita, hanno anche distrutto la fortezza simbolo della capitale; e che (notizia un po’ più datata) l’Ecuador (il cui attuale presidente è molto legato ai gringos) ha ceduto sempre agli statunitensi un’isola delle Galapagos per farne una base militare.

Tralasciamo per un momento il fatto che gli Usa perseverino nel ritenersi gli sceriffi del mondo e perciò si ritengano legittimati a fare guerra a chicchessia pur di perseguire i propri affari, tralasciamo altresì che essi hanno già qualcosa come 642 basi militari in almeno 76 paesi (dati del 2021); tralasciamo tutto questo e parliamo invece dell’Unesco, e a cosa serva questa istituzione. Perché la città vecchia di Sana’a è patrimonio dell’umanità e patrimonio dell’umanità, oltre che parco nazionale, sono altresì le Galapagos, notoriamente le isole con la più alta biodiversità al mondo.

Ora, che gli statunitensi si preoccupino dei monumenti degli altri Stati o della biodiversità del pianeta è chiaramente pretendere troppo, ma viene da chiedersi: l’Unesco a cosa serve visto che non ha potere di intervento per sventare danni o minacce (si guardi cosa accade in Dolomiti), ma neppure esercita un potere dissuasivo nei tantissimi siti che ha sparsi per il mondo? Un’idea ce l’ho, in questo corroborato da Marco D’Eramo e dal suo bellissimo Il selfie del mondo. Indagine sull’età del turismo.

L’Unesco serve ad alimentare il turismo, un’immane industria responsabile secondo il Journal Nature Climate Change dell’8% delle emissioni di anidride carbonica sulla Terra, oltre ad altri danni, difficilmente classificabili come collaterali, quali resort, seconde case, piste da sci, trasformazione delle culture locali, eccetera, eccetera. Del resto, il turismo rappresenta, secondo il World and Travel Tourism Council (WTTC), il 10,1% del Pil mondiale e come è insito nella natura del prodotto interno lordo, esso deve costantemente aumentare. Poi, che il patrimonio di Sanaa sia distrutto ci può stare, tanto lì è da tempo che i turisti non possono mettere piede vista la guerra in atto, e, così pure, perdere una delle Galapagos, anche ci può stare, tanto quelle isole soffrono già di overtourism.

L’Unesco funziona come una immane agenzia turistica, che fa aumentare il flusso dove già esiste o lo fa arrivare dove ancora non c’è. Concludo con una nota a margine dell’enormità di un’ennesima base militare in un paradiso in Terra. L’Ecuador è assurto a fama presso gli ambientalisti, e non solo, per aver inserito i diritti della Natura nella sua Costituzione. Così l’art. 71 recita: “La natura o Pachamama, il luogo in cui si riproduce e concretizza la vita, ha diritto al rispetto integrale della sua esistenza e al mantenimento e rigenerazione dei suoi cicli vitali, struttura, funzioni e processi evolutivi”. Da ridere, se non ci fosse da piangere.

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