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Collegamento sciistico Comelico-Val Pusteria, il Tar boccia gli ambientalisti: sì a nuove cabinovie e piste

I nuovi impianti partono da quota 1.300 metri e arrivano a 1.900 metri. L'area ricade nella Rete Natura 2000
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Via libera al progetto di implementazione del comprensorio sciistico del Comelico, nel Bellunese, e di collegamento con quello della Val Pusteria, nella provincia di Bolzano. Dopo che il Tar per il Veneto ha respinto il ricorso delle Associazioni ambientaliste Italia Nostra, Mountain Wilderness Italia, LIPU e WWF Italia contro una articolata serie di determinazioni di enti di ambito territoriale e competenze differenti. Il progetto, approvato dal Comune di Comelico Superiore a giugno 2023, verrà realizzato, permettendo di aggiungere agli impianti esistenti due cabinovie che partendo dalla medesima stazione di valle a 1306 metri in località Campotrondo, in Valgrande, a nord ovest di Padola, raggiungeranno una Col d’la Tenda a 1900 metri e l’altra la cima Colesei, poco a sud del Passo Monte Croce, a 1972 metri. Previste anche tre nuove piste: la Popera I e Popera II, l’una consecutiva all’altra, da cima Colesei a Campotrondo. In prossimità della nuova stazione di valle a Campotrondo è prevista la realizzazione di un bacino idrico artificiale a servizio degli impianti di innevamento programmato. Certo ci saranno “anche un balcone panoramico sulla Cima Colesei, il recupero di alcune fortificazioni e di tratti di strada militare del Vallo alpino, realizzato all’approssimarsi della Seconda guerra mondiale”. Opere che secondo i sindaci e le comunità venete, ma anche il governo provinciale e regionale, potrebbero rivitalizzare la zona del Comelico, a rischio spopolamento. Di parere contrario le associazioni ambientaliste, convinte che quella degli impianti sciistici sia una strada anacronistica, in epoca di cambiamenti climatici.

Senza contare che il progetto ha un costo complessivo di 49 milioni di euro. Trenta assicurati dal Fondo Comuni confinanti, quattro dalla Regione Veneto e il rimanente dall’operatore privato che si occuperà della realizzazione, l’imprenditore pusterese Helmuth Senfter. In un contesto che appartiene al sistema delle Dolomiti Settentrionali compreso nel sito UNESCO Dolomiti e rientra nel perimetro dell’area alpina che il ministero per i Beni e le Attività culturali nel dicembre 2019 ha dichiarato di notevole interesse pubblico. In ogni caso in aree comprese nella rete Natura 2000, più specificatamente all’interno del Sito di Interesse Comunitario “Gruppo del Popera Dolomiti di Auronzo e Val Comelico” e della Zona di Protezione Speciale “Dolomiti del Cadore e del Comelico”. Sono queste le criticità evidenziate dalle associazioni ambientaliste nel ricorso al Tar. Che però “va respinto in considerazione dei profili di inammissibilità, di irricevibilità e infondatezza”, si legge nella sentenza. In particolare “infondata”, si legge, ancora, risulta la richiesta di annullamento delle delibere con le quali il Comune di Comelico Superiore a luglio 2021 ha approvato due varianti urbanistiche al Piano degli interventi (PI). La motivazione? “Danno attuazione al Piano di Assetto del Territorio Alto Comelico”, approvato dalla Provincia di Belluno nel 2028 e al Piano Regionale dei Trasporti, approvato dalla Regione nel 2020.

Ugualmente “non fondato” il rilievo “che le opere oggetto delle varianti al PI non sarebbero compatibili con il vincolo paesaggistico che il ministero ha impresso sul Comelico” a dicembre 2019. Infatti, spiega la sentenza, il vincolo “non esclude a priori la realizzazione di nuovi impianti di risalita e di nuove piste da sci”. Ancora, “non fondato” il richiamo alla realizzazione delle opere all’interno di aree comprese nella Rete Natura 2000. Dal momento che esse risultano previste sia dal Piano di Area Transfrontaliero Comelico-Ost Tirol, che nel Piano neve, approvati dalla Regione nel 2007. Così il Tar dà torto alle ragioni delle associazioni. Che già erano ricorse al tribunale amministrativo regionale, nel 2022 e successivamente, nel 2024, al Consiglio di Stato. In entrambe le circostanze, inutilmente. Ma sempre convinte che quel settore di Dolomiti sia un contesto da preservare, piuttosto che da stravolgere con nuove opere.

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