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Ultimo aggiornamento: 10:21 del 2 Marzo

“No al modello Caivano”, il quartiere Quarticciolo di Roma scende in piazza: “La risposta non è la repressione, ma è riaprire i servizi”

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La pioggia non ha fermato le migliaia di persone che sabato primo marzo sono scese in piazza e hanno sfilato per le vie del Quarticciolo, quartiere a est della capitale, per protestare contro l’applicazione del modello Caivano.

“Per noi è stato un fulmine a ciel sereno – dice Fabio Spigoni del Comitato di Quartiere – noi pensiamo che il decreto Caivano combatta solo a livello di sicurezza, ma se a questa non si affianca l’aspetto sociale, non si riuscirà a risolvere i problemi che sono strutturali delle borgate.”

Il Quarticciolo è infatti uno dei 6 quartieri italiani scelti per l’applicazione del decreto Emergenze, approvato in via definitiva lo scorso 26 febbraio. Il primo marzo scadono i 60 giorni in cui il governo dovrà presentare l’elenco di interventi da realizzare anche a Quarticciolo. Della stesura del piano è stato incaricato il commissario straordinario di Caivano, Fabio Ciciliano e prevede che siano stanziati complessivamente 180 milioni.

Gli altri quartieri interessati sono Rozzano a Milano, San Cristoforo a Catania, Borgo Nuovo a Palermo, Scampia – Secondigliano a Napoli, Orta Nuova a Foggia e Rosarno-San Ferdinando a Reggio Calabria.

La manifestazione ha tra gli obiettivi quello di impedire lo sgombero dell’ex questura, in cui ha sede il doposcuola e la micro-stamperia, alcuni dei progetti, insieme a quello della palestra popolare e dell’ambulatorio medico, nati dal basso in questi ultimi anni, grazie all’impegno degli abitanti e degli attivisti.
“Io abito a Quarticciolo da sempre – dice una delle residenti – la risposta ai problemi non è la repressione, ma riaprire i servizi come il consultorio. Io lì ho fatto i corsi preparato per i miei due figli, ho fatto loro le vaccinazioni, funzionava benissimo, perché ora è chiuso?”

Il corteo arriva al termine di una settimana in cui il quartiere è stato teatro di una maxi operazione delle forze dell’ordine alla ricerca di droga. Operazione in cui sono stati sgomberati, su richiesta di Ater, anche due alloggi. “Il 26 febbraio sono venuti a sgomberarci – dice una delle persone rimasta senza casa, che preferisce rimanere anonima – io non c’ero, ero sul posto di lavoro e sono venuti a prendermi là, come se fossi una delinquente. Io abito al Quarticciolo da vent’anni. Le mie figlie sono rimaste traumatizzate, quella grande adesso riesce a dormire solo con le gocce”.

Al Quarticciolo erano presenti anche alcuni abitanti di Caivano. “La situazione è tragica – racconta Irene Marchetti – quello che è accaduto al territorio è che ci sono molte forze dell’ordine e tante telecamere, ma non c’è una reale sicurezza e neppure un benessere maggiore. Il nuovo centro sportivo Pino Daniele non è accessibile agli abitanti e le scuole e le case non sono state migliorate”.

Il corteo vuole anche sottolineare l’importanza delle esperienze nate dal basso e realizzate per cercare di cambiare il quartiere. “Le realtà sociali intervengono su un abbandono da parte delle istituzioni spaventoso e decennale in questo territorio – racconta Michele di Quarticciolo Ribelle – crediamo che i problemi ci siano, come quello dell’epidemia di crack che sta creando sempre più paura tra gli abitanti, però pensiamo che l’approccio del modello Caivano non sia ciò che serve.”

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