Cinema

Oscar 2025, chi potrebbe vincere come miglior film straniero e chi dovrebbe

Alla fine la sfida ai prossimi Oscar (2 marzo) si ridurrà alla soluzione di questa amletica alternativa sul film francese su cui incombe il caso Gascon

di Anna Maria Pasetti
Oscar 2025, chi potrebbe vincere come miglior film straniero e chi dovrebbe

Emilia Pérez sì, Emilia Pérez no. Alla fine la sfida per il Miglior Film Internazionale (altrimenti inteso “Straniero” o “Non in lingua inglese”) ai prossimi Oscar (2 marzo) si ridurrà alla soluzione di questa amletica alternativa. Perché se è vero che il film di Jacques Audiard, candidato per la Francia, si è guadagnato finora un buon numero di riconoscimenti della Award Season – Golden Globe, BAFTA, Critics Choice Award tra i più blasonati – è altrettanto vero che le polemiche che hanno travolto la protagonista Karla Sofia Gascòn stanno pesando non poco sulla percezione del film presso le giurie e le varie Academy.

È noto che Audiard ne abbia preso le distanze, e Zoe Saldana sembra navigare indisturbata verso la statuetta come miglior attrice non protagonista, e tuttavia alcune ombre continuano a pesare sul musical-crime-drama che il Festival di Cannes ha premiato con il Prix du Jury e con il riconoscimento al miglior cast femminile. Pur considerando che l’accademia dei BAFTA, gli Oscar britannici nonché i più “vicini” cronologicamente alla più famosa Notte hollywoodiana, non si sia fatta condizionare dalle turbolenze mediatiche su Emilia Pérez premiandolo, le suddette ombre hanno indotto la “bibbia” dello showbiz Variety a spostare i propri pronostici sul brasiliano Io sono ancora qui.

L’importante e notevole opera di Walter Salles, ispirata alle reali vicende della famiglia Paiva a partire dal 1971 quando Rubens Paiva su rapito e successivamente ucciso su ordine della dittatura militare in corso, si è meritato lo scorso settembre il premio alla sceneggiatura all’ultima Mostra veneziana ed è stato “incarnato” negli ultimi mesi dalla figura della sua protagonista, l’eccellente Fernanda Torres, candidata anche tra le protagoniste. La rivista IndieWire propone il dramma proveniente dal Brasile (che non ha mai vinto nella categoria dei titoli stranieri) al secondo posto nel proprio toto-Oscar, lasciando dunque il pronostico di vittoria immutato sul film di Audiard.

Se fin qui si è parlato di chi “potrebbe vincere”, sarebbe bene anche indicare chi, nel parere di chi scrive, “dovrebbe vincere”. Perché nessuno tra i cinque nominati contiene e sprigiona la potenza tragica, politica e squisitamente cinematografica de Il seme del fico sacro dell’iraniano Mohammad Rasoulof, concorrente però sotto bandiera tedesca. Il sontuoso film presentato a Cannes, dove vinse solo un premio di consolazione, traccia le sorti di una famiglia di Teheran a partire dalla sparizione di una pistola. Finora, purtroppo, non ci sono stati premi di avvicinamento all’Oscar vinti dal settimo lungometraggio di finzione di Rasoulof, e i bookmaker non confidano nei favori dell’Academy: dunque esigue sono le speranze di trionfo a Hollywood per un film che comunque resterà nella memoria di chi l’ha apprezzato.

E che dire del sorprendente e magnetico film d’animazione Flow – Un mondo da salvare? Certamente che è il candidato internazionale a cui non si può non voler bene. Il poetico racconto senza dialoghi del gattino nero che mette in salvo altri animali in un mondo ormai estinto dagli umani è il prodigio registico del giovane lettone Gints Zilbalodis, che ha portato il suo Paese non solo a candidarsi tra i film stranieri per la prima volta, ma anche a elevarsi tra le animazioni con premi pesanti (il Golden Globe su tutti) con la possibile (probabile?) vittoria nella cinquina appunto dedicata ai film animati.

Fanalino di coda, a tutti i livelli, è il danese The Girl With The Needle: concorrente a Cannes (è il terzo di questa categoria…), trova abbastanza inspiegabilmente una candidatura in questa ambita cinquina dove avrebbe potuto collocarsi un film più meritevole, a partire dal “nostrano” Vermiglio. Ma tant’è. Il cupo, orrorifico e pretenzioso testo di Magnus von Horn, ispirato a fatti realmente accaduti nella Copenhagen a cavallo della I Guerra Mondiale, soggiorna tra le nomination internazionali ma ben poco nei favori di chiunque, fra critica, pubblico e pronostici.

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