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I miei dubbi sul docufilm sull’omicidio Mattarella. Ecco cosa mancava nella ricostruzione

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Premetto che esprimo il mio massimo rispetto per il docufilm e non mi permetto di muovere la benché minima critica. Però, non posso esimermi dall’evidenziare che la ricostruzione dell’omicidio del presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella è carente di atti documentali che ritengo importantissimi. Intanto, vorrei far comprendere che i killer di mafia non avevano bisogno di celare il volto. Ciò mi consta sia dalla mia crescita giovanile, che poi dall’attività investigativa. Posso ben testimoniare, invero, che noi della Mobile di Palermo, catturammo tre killer in flagrante di un omicidio, peraltro ancora armati, ed erano a viso scoperto. Potrei evidenziare altri episodi, simili come un omicidio commesso da Scarpuzzedda (Pino Greco), ma non voglio tediare. Vorrei porre delle domande:

– Come mai non si è fatto cenno al verbale di Cristiano Fioravanti reso per la prima volta nell’interrogatorio a Roma, l’8.5.1986, quando affermò di essere stato convinto da Angelo Izzo a parlare dei delitti Mattarella e Pecorelli? E che nel processo Mattarella, Angelo Izzo viene dipinto come un spargitore di veleni? Infatti Cristiano il 30 marzo ’87 scrisse una lettera a Giovanni Falcone: “Egr. Dott. Falcone, Le scrivo perché non sono sereno, non riuscendo a scindere la verità dalla falsità e rendendomi conto di essere stato influenzato da una serie di fattori che mi hanno portato a fare le dichiarazioni che ho reso davanti a Lei, oggi, dopo aver riflettuto a lungo non me la sento di confermare le suddette dichiarazioni”. Dopo aver subito l’indottrinamento di Angelo Izzo, quindi, Fioravanti sentì la necessità di “scusarsi” col giudice Falcone.

– Nel docufilm si cita la telefonata di rivendicazione giunta all’Ansa di Palermo un’ora dopo l’omicidio Mattarella: “Qui Nuclei Fascisti rivoluzionari. Rivendichiamo l’uccisione dell’Onorevole Mattarella in onore ai caduti di via Acca Larentia”. E perché non si è citato l’appunto del Sismi, del 15 maggio 80 classificato come “riservatissimo” e riferito al delitto Mattarella, dove si informava che il Sisde aveva acquisito notizie secondo le quali l’omicidio sarebbe maturato in ambienti mafiosi e che era stato eseguito da un giovane proveniente fuori dalla Sicilia, appartenente a un gruppo terroristico? E perché nel docufilm, non viene citato il fatto che la notizia acquisita dall’agente del Sisde – come egli ebbe a dichiarare – era nata da una confidenza propalata da Vito Ciancimino?

– Si è citata una dichiarazione di Tommaso Buscetta del 1980, in cui lui chiede a Michele Greco dell’omicidio Mattarella. Epperò non si cita quella assunta con l’interrogatorio del novembre ’92 – io ero presente – in cui Buscetta spiega i motivi del perché scagionasse Fioravanti e Cavallini. Sarebbe stato necessario per ricostruire i fatti citarla. Buscetta fa una dichiarazione negli anni 80, ma poi 12 anni dopo, ne fa un’altra più completa. Evidentemente aveva acquisito altri elementi.

Vorrei far comprendere che, se l’omicidio di Mattarella fosse stato commesso da elementi estranei a Cosa nostra, a Palermo ci sarebbe stata una rivoluzione nella mafia. A supporto, potrei citare un omicidio avvenuto nella zona dei Madonia che creò allarme nei mafiosi stessi, ma mi rendo conto che mi sto dilungando. Qualcuno sostiene che Fioravanti e Cavallini sono stati usati all’insaputa di altri uomini d’onore. Nutro fortissimi dubbi.

Un’altra cosa importante che non è stata affrontata è il pensiero del dr Giovanni Falcone dell’ottobre 1991, riguardante l’azione moralizzatrice che aveva intrapreso Piersanti Mattarella. Eppoi nel docufilm non si cita nemmeno l’ingombrante presenza di Vito Ciancimino, propalata sempre da Falcone. Le parole di Falcone: “Per esempio io credo che nell’omicidio Mattarella si sia indagato troppo a lungo su fatti specifici – le famose sei scuole – che, sì, sono sicuramente il sintomo – come potrei dire – uno dei tanti punti dolenti, chiamiamoli così, di una querelle fra le organizzazioni mafiose e il compianto Piersanti Mattarella, ma come per esempio ha detto in maniera molto lucida, molto chiara il fratello di Piersanti, in un esame testimoniale che ho raccolto proprio io, sarebbe veramente riduttivo e soprattutto contrario alla realtà pensare che l’omicidio di Piersanti Mattarella sia stato provocato da uno più appalti concessi o rifiutati. La manovra moralizzatrice di Piersanti Mattarella era ben più ampia e ben più articolata e cercava soprattutto di fare in modo di rendere la classe burocratico-amministrativa, la classe dirigente siciliana, molto più stabile e coesa, molto meno permeabile ad influenze di qualsiasi genere di quello che, in genere era in quel periodo e penso che adesso le cose stiano meglio. Ecco perché la manovra delle inchieste di Mattarella sulle sei scuole. Si inseriscono in un quadro di riferimento molto più ampio, molto più intenso, per esempio, le sue richieste agli assessorati competenti di riferire i nomi dei funzionari collaudatori delle opere pubbliche: in siffatta maniera lui sarebbe venuto a conoscenza del tipo di orientamento e di assegnazioni all’interno della classe politica regionale e tutto questo creò un vivo disappunto in quel momento e diversi attacchi che gli furono lanciati, anche attraverso la stampa”.

Credo che siano parole chiare – ci sono altri pensieri – e che avrebbero dovuto trovare spazio nel docufilm: l’azione moralizzatrice che dava fastidio a Cosa nostra non doveva e non può essere scartata come movente del delitto.

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