di Fiore Isabella
Cogliendo l’esortazione dell’aspirante candidata a sindaco di Lamezia Terme, l’ex parlamentare Doris Lo Moro, “Lamezia Terme parla, ascoltiamola”, anch’io voglio dire la mia. Lo faccio attraverso il racconto di una vicenda giudiziaria che, da parte lesa, mi ha tolto il sonno per più di sette anni.
Eravamo nel 1997 e un coordinamento di docenti (tra cui lo scrivente) e non docenti iscritti alla Cgil Scuola di Lamezia Terme elaborava un documento sulle problematiche inerenti all’appalto del servizio di assistenza per l’autonomia degli alunni disabili frequentanti le scuole lametine. Il documento non trovò il gradimento dell’amministrazione cittadina, tant’è che la Cgil scuola provinciale, sollecitata ad intervenire, ci riunì nella sede lametina del sindacato e ci contestò il fatto di aver rivolto all’amministrazione in carica delle critiche inopportune.
Avendo colto elementi che, a mio modo di vedere, svilivano il ruolo del sindacato rassegnai le mie dimissioni dalla Cgil, spiegandone le ragioni. Nel comunicato esprimevo anche la mia preoccupazione su una possibile, e non certo auspicabile, crisi di senso del sindacato al quale ero iscritto da un paio di decenni e nel quale avevo maturato, nel settore scuola, anni di volontariato. Il comunicato stampa a mia firma suscitò l’immediata risposta della segreteria comprensoriale Cgil Catanzaro-Lamezia, riportato su Il Quotidiano del 24. 09.1997, offensiva della mia reputazione.
Presentai querela contro i responsabili di quell’articolo e in primo grado il Tribunale di Cosenza il 16.01.2002, esattamente dopo 4 anni e 3 mesi dalla mia querela, condannava il responsabile dell’articolo diffamatorio, anche lui oggi ex parlamentare, alla pena di un mese di reclusione, al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede nonché alla rifusione delle spese processuali. Fu prodotto un ricorso prima in Corte d’Appello che confermò la sentenza di condanna e, infine, in Corte di Cassazione il 10 marzo 2004 con sentenza definitiva di condanna dell’imputato.
Dopo aver detto la mia, non so se concorrendo a far vivere bene la mia città, ma certamente ad inserire un tassello di storia che – ne sono certo – non nuocerà alla sua tenuta democratica, mi permetto di concludere con tre considerazioni: la prima è l’accanimento di un quasi intero apparato di potere nei confronti di una persona sola che, se non avesse avuto tutte le ragioni a suo favore ed avesse perso in Cassazione, probabilmente sarebbe rimasto con la sua famiglia in mezzo alla strada; la seconda considerazione riguarda il clima generato dalla politica e dal governo della città di quel tempo, palesemente impermeabile a qualsiasi interferenza critica;
la terza è un auspicio: mi auguro che i partiti del centro sinistra, a partire dal Partito Democratico che ha un ruolo troppo importante, sappia voltar pagina, ricorrendo ai giovani che ci sono in questa città, e che son cresciuti bene, sia culturalmente che politicamente.
Dei giovani, infatti, c’è un urgente bisogno non solo per far vivere bene questa città, ma anche e soprattutto per ringiovanirne la guida perché possa parlare di futuro meglio di noi.