“Un provvedimento grave, incostituzionale, lesivo, inaccettabile”. Sono le parole adoperate da Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, per il decreto ministeriale attuativo presentato in queste ore ai sindacati: si tratta dell’introduzione del docente di sostegno su richiesta delle famiglie norma prevista dal Dl 71 del 31 maggio scorso. Nella sostanza i docenti precari di sostegno, su richiesta dei genitori e con il placet del dirigente scolastico, potranno essere confermati con precedenza assoluta rispetto al restante personale a tempo determinato, sul medesimo posto di sostegno assegnato nel precedente anno scolastico.
È la prima volta che in nome della continuità viene introdotto un criterio di gradimento scavalcando ogni graduatoria. Un’iniziativa quella del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che è stata immediatamente contestata dai Confederali che son pronti a dar battaglia. “Si tratta di un atto – spiega la segretaria generale della Flc Cgil Gianna Fracassi – lesivo della trasparenza delle procedure di reclutamento: rappresenta una spada di Damocle sulla libertà di insegnamento e risponde a un’idea di scuola come servizio a domanda individuale sottoposto alle leggi di mercato. Smantellare il sistema di reclutamento basato sulle graduatorie, su regole certe e trasparenti, significherà inevitabilmente sostituirlo con un sistema clientelare soggetto a vincoli e consensi in netto contrasto con i principi di trasparenza e pluralismo sanciti dalla Costituzione”.
Per la Cgil il ruolo fondamentale degli insegnanti di sostegno va riconosciuto attraverso condizioni di lavoro e contrattuali dignitose e non soggette al gradimento o alla subalternità a interessi particolari. A schierarsi contro Valditara è anche il segretario della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile: “Un metodo che affida la scelta ai genitori, soprattutto in contesti familiari difficili, rischia di favorire logiche clientelari e influenzare il consenso, compromettendo l’imparzialità del sistema scolastico statale, garante di laicità, trasparenza e pluralismo. Scegliersi i docenti – aggiunge il segretario – equivale a trasformare l’istruzione costituzionalmente definita quale funzione essenziale dello Stato, in un servizio a domanda che risponderebbe solo ai desiderata delle famiglie. Abbiamo chiesto il ritiro del provvedimento e ci riserviamo, in caso contrario, di impugnarlo anche in sede giudiziaria oltre a valutare la violazione dei diritti dei lavoratori in relazione al sistema di reclutamento e individuazione del personale scolastico con particolare riferimento ai docenti specializzati”.
E stavolta a unirsi a Cgil e Uil è anche la Cisl che non ne vuol proprio sapere che questo decreto vada in porto. Ivana Barbacci, leader del sindacato, attacca: “Il nostro dissenso è totale nei confronti di una norma in cui si rinvengono possibili elementi di incostituzionalità. Si introduce infatti un elemento nuovo, il “gradimento” della famiglia, nell’ambito della gestione di un rapporto di lavoro nella scuola che, in quanto rapporto di natura pubblica, è soggetto alle previsioni dell’articolo 97 sull’obbligo di imparzialità dell’amministrazione. Questa verrebbe certamente meno nel momento in cui diventassero determinanti la richiesta della famiglia e la valutazione del dirigente scolastico per avere la conferma del supplente. Non è assolutamente accettabile che il tema della continuità sul sostegno, nell’interesse prima di tutto degli alunni con più bisogno, sia affrontato scegliendo soluzioni divisive e anche di dubbia efficacia, laddove il tema andrebbe affrontato a partire dal fatto che oggi l’organico stabile di sostegno corrisponde solo alla metà dei posti funzionanti”. Ora la parola passa al Consiglio superiore della pubblica istruzione che dovrà esprimere il proprio parere.