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Salvatore Baiardo arrestato: la Cassazione rigetta il ricorso. Accusato di aver favorito Berlusconi e Dell’Utri e della calunnia di Giletti

Secondo i pm Baiardo avrebbe aiutato Berlusconi e Dell'Utri a "eludere le investigazioni" e anche la famosa foto mostrata a Giletti rappresenterebbe un favoreggiamento all'organizzazione mafiosa
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Salvatore Baiardo è stato arrestato. L’ex gelataio di Omegna, già condannato per favoreggiamento dei boss mafiosi di Graviano, è stato arrestato nella sua casa di Trabia, in provincia di Palermo, nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 dicembre: è accusato di favoreggiamento aggravato e calunnia nei confronti di alcuni testimoni, aggravati dall’aver favorito Cosa nostra.

La misura cautelare è stata eseguita dopo che, respingendo l’ennesimo ricorso di Baiardo, seguito dall’avvocato Taormina, la Cassazione ha confermato la decisione del tribunale del Riesame di Firenze che già ad agosto aveva deciso il carcere per Baiardo.

L’arresto rientra nell’ambito dell’indagine fiorentina sull’ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, e su Silvio Berlusconi, legata ai mandanti delle stragi del ’93 e parte dalla famosa foto che Baiardo avrebbe esibito al giornalista Massimo Giletti, che mostrerebbe Berlusconi, Dell’Utri, il generale Francesco Delfino e Giuseppe Graviano. L’ex gelataio di Omegna è accusato di favoreggiamento nei confronti Berlusconi e Dell’Utri e della calunnia dello stesso Giletti: i pm toscani, Luca Turco, Luca Tescaroli e Lorenzo Gestri, chiesero l’arresto, ma il gip respinse l’istanza. La procura fece poi ricorso al tribunale del riesame che dispose i domiciliari per Baiardo solo per l’accusa di calunnia.

Ad aprile la suprema corte, dopo il ricorso di Baiardo, ha rinviato il procedimento al tribunale del Riesame di Firenze per una nuova valutazione. I giudici, ad agosto, hanno disposto il carcere per l’ex gelataio. Misura che ora è diventata definitiva con il rigetto del nuovo ricorso in Cassazione.

Secondo i pm Baiardo avrebbe aiutato Berlusconi e Dell’Utri a “eludere le investigazioni, ponendo in essere plurime condotte commissive e omissive di un medesimo disegno criminoso, attuato in tempi diversi, volto a compromettere l’attendibilità di collaboratori di giustizia e a ricostruire i rapporti esistenti tra i citati Giuseppe e Filippo Graviano e gli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri in modo difforme rispetto a quanto realmente accaduto”.

Anche la vicenda della foto mostrata a Giletti, secondo i giudici, sarebbe un favoreggiamento a Cosa nostra. “Non sappiamo se la fotografia che ritrarrebbe Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri, il generale Francesco Delfino e Giuseppe Graviano sia vera, come già esposto, ma in ogni caso la calunnia ha l’effetto di determinare una confusione a sua volta portatrice di agevolazione a ‘cosa nostra’ – scrivono nel dispositivo di agosto scorso – se è vera, è evidente che la smentita di averla mostrata al giornalista potenzialmente preclude l’accesso ad un tassello importante per lo sviluppo investigativo sulle stragi del 1993 e su quella mai attuata dello stadio Olimpico di Roma. Se è falsa, l’aver mostrato una simile immagine falsificata, alterata o comunque l’aver fatto credere della sua esistenza ad un giornalista di primo piano quale Massimo Giletti, averne avvalorato l’autenticità parlando con un altro autorevole giornalista, Paolo Mondani, per poi smentirla, finisce per sbalestrare le investigazioni”, minando anche la credibilità di una trasmissione d’inchiesta “potenzialmente dannosa per gli interessi di ‘cosa nostra’”.

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