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Ambiente & Veleni - 1 Dicembre 2024
Siccità in Sicilia, il lago Ancipa in sofferenza: le immagini dell’invaso quasi totalmente prosciugato
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- 17:35 - Curare la Repubblica, costruire il futuro, Mattarella 10 anni al Quirinale
Roma, 25 gen. (Adnkronos) - “Aver cura della Repubblica per costruire il futuro”, con “quel senso del dovere che richiede a tutti coloro che operano in ogni istituzione, di rispettare i limiti del proprio ruolo. Senza invasioni di campo, senza sovrapposizioni, senza contrapposizioni”, perché “la Repubblica vive di questo ordine. Ha bisogno della fiducia delle persone che devono poter vedere, nei comportamenti e negli atti di chi ha responsabilità, armonia tra le istituzioni”. E il "senso di responsabilità", come afferma il 29 gennaio 2022, dopo che i presidenti del Senato e della Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico gli comunicano la nuova elezione a Capo dello Stato, impone "di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati", che prevalgono "su altre considerazioni e su prospettive personali differenti".
Lunedì 3 febbraio prossimo saranno dieci anni dall’insediamento al Quirinale di Sergio Mattarella, eletto la prima volta il 31 gennaio 2015 e poi riconfermato appunto sabato 29 gennaio di tre anni fa, dopo che nelle sette votazioni succedutesi durante la settimana era emersa l’impossibilità del Parlamento di convergere su un’altra personalità. E questo nonostante nei dodici mesi precedenti il Presidente uscente avesse sottolineato di essere giunto alla conclusione del suo ruolo, richiamando anche le considerazioni di due suoi predecessori, Antonio Segni e Giovanni Leone, circa la necessità di prevedere la non rielezione del Capo dello Stato e la contestuale abolizione del cosiddetto semestre bianco.
“Arbitro imparziale”, come si definì all’inizio del primo mandato, ma anche un “meccanico” che “interviene quando il sistema si blocca, per aiutare a rimetterlo in funzione”, utilizzando "la cassetta degli attrezzi contenuta nella nostra Costituzione". Accade in occasione della prima crisi di governo che si trova a gestire dopo le dimissioni di Matteo Renzi a dicembre 2016, poi in quelle che tra la primavera 2018 e l’estate 2022 segnano l’avvicendarsi degli Esecutivi Gentiloni, Conte 1, Conte 2 e Draghi, fino allo scioglimento anticipato delle Camere.
Con l’avvento a palazzo Chigi di Giorgia Meloni, prima donna presidente del Consiglio della storia italiana e leader di un partito di destra, Mattarella si trova spesso tirato per la giacca da chi lo vorrebbe trascinare nello scontro politico, sovente acceso, ora come portavoce delle istanze delle opposizioni, ora come parafulmine delle scelte compiute dalla maggioranza. “Io -si trova a spiegare in varie circostanze- sorrido quando mi si fanno appelli a non promulgare una legge perché è sbagliata. Se è palesemente incostituzionale, ho il dovere di non promulgarla, ma se è sbagliata, non sono io chiamato dalla Costituzione a giudicare se è giusto o no, ma il Parlamento. Oppure quando si dice: ‘questa legge l’ha firmata quindi vuol dire che è d’accordo’. Non è così. Io registro che il Parlamento a cui è affidata dalla Costituzione la funzione di approvare le leggi, l’ha approvata e la promulgo. Questo vale anche per alcuni decreti naturalmente”.
“Un giorno mi ha detto un ragazzo, non tanto ragazzo, era già avanzato: ‘Presidente non la promulghi questa cosa, perché lo fa a fin di bene’. Gli ho risposto: ‘Guai a violare le regole a fin di bene perché si abilita poi chiunque a farlo a fin di male’! Le regole vanno rispettate sempre! Ciascun potere ha dei limiti che deve rispettare, accettando gli interventi altrui. E anche, naturalmente, rispettare i limiti che ha lui stesso. E io cerco costantemente di rispettarli”, preoccupato di "lasciare al successore 'immuni da ogni incrinatura le facoltà che la Costituzione attribuisce'", come affermato da Luigi Einaudi, Presidente eletto dal primo Parlamento repubblicano.
Certo in alcune circostanze “l'arbitro interviene per regolare quando le cose non vanno. Questo è un po’ il mio compito, questo avviene spesso con due attività: esortazione e suggerimenti, cioè attraverso la persuasione. Quindi è un lavoro che in larga parte non si vede perché non si fa con i proclami. La persuasione è più efficace se non viene proclamata in pubblico".
Anche se Mattarella non manca di ricordare pubblicamente, ad esempio, che "la magistratura" deve essere "consapevole di esser chiamata -in piena autonomia e indipendenza– a operare e a giudicare secondo le norme di legge, interpretandole, anche, correttamente secondo Costituzione, e tenendo conto che le leggi le elabora e le delibera il Parlamento, perché soltanto al Parlamento –nella sua sovranità legislativa- è riservato questo compito dalla Costituzione. Allo stesso modo, ovviamente, va garantito il rispetto del ruolo della magistratura nel giudicare, perché soltanto alla magistratura questo compito è riservato dalla Costituzione".
Il Capo dello Stato poi non esita ad intervenire in prima persona quando occorre difendere l’interesse e il prestigio dell’Italia: "Anche noi italiani amiamo la libertà ma abbiamo a cuore anche la serietà", afferma dopo che il premier britannico Boris Johnson, durante la pandemia, aveva sottolineato che nel suo Paese ci sarebbero stati "più contagi che in Italia perché amiamo la libertà".
"L'Italia sa badare a sè stessa nel rispetto della sua Costituzione e dei valori dell'Unione europea", sono invece le parole che arrivano dopo che la presidente della Bce, Christine Lagarde, dichiara: “non siamo qui per ridurre gli spread, non è compito nostro". Concetto ribadito da Mattarella perentoriamente quando prima la ministra francese Laurence Boone annuncia una vigilanza della Francia sull’attuale Governo italiano, poi Elon Musk attacca i provvedimenti dei magistrati del nostro Paese sulla questione immigrazione.
"Non si può prescindere dall'Italia", ricorda ancora il Capo dello Stato all’indomani delle ultime elezioni europee e in vista della formazione della nuova Commissione. E nella fase cruciale delle trattative tra i partiti, quando sembra tornare in forse l’assegnazione a Raffaele Fitto della vicepresidenza, non esita a riceverlo al Quirinale, formulandogli “gli auguri per l’affidamento dell’incarico, così importante per l’Italia”. E in un'altra circostanza ricorda che “vi sono interessi nazionali che richiedono la massima convergenza”.
Mattarella si spende in prima persona durante i drammatici mesi del Covid, condividendo angosce, timori e speranze dei suoi concittadini. "So che molti italiani trascorreranno il giorno di Pasqua in solitudine. Sarà così anche per me", afferma in un videomessaggio alla vigilia della "ricorrenza di maggior significato per la Cristianità e festa tradizionale importante per tutti".
Resta scolpita nella memoria l’immagine dell’omaggio reso da solo, pochi giorni dopo, all’Altare della Patria in occasione dell’anniversario della Liberazione. “Anch’io non vado dal barbiere”, ricorda al suo portavoce in un ‘fuori onda’ galeotto prima della registrazione di un messaggio agli italiani. Quindi si reca all’ospedale Spallanzani per la vaccinazione. E a chi giustifica la violazione delle regole di cautela sanitaria come espressione di libertà, il Capo dello Stato chiarisce che “non vi sono valori che si collochino al centro della democrazia come la libertà. Naturalmente occorre tener conto anche del dovere di equilibrio con il valore della vita, evitando di confondere la libertà con il diritto far ammalare altri”.
La fine della pandemia lascia spazio purtroppo a nuove angosce e preoccupazioni. Non è passato neanche un mese dalla rielezione e il Presidente della Repubblica il 24 febbraio del 2022 deve convocare il Consiglio supremo di Difesa dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. Da subito “l’Italia ribadisce il pieno sostegno all’indipendenza e all’integrità territoriale dell’Ucraina” e “l’imposizione alla Federazione Russa di misure severe vede” il nostro Paese “agire convintamente nel quadro del coordinamento in seno all’Unione europea”.
“Quel giorno -afferma due mesi dopo il Presidente della Repubblica in occasione dell’anniversario della Liberazione- ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione. A questi sentimenti si è subito affiancato il pensiero agli ucraini svegliati dalle bombe e dal rumore dei carri armati. E, pensando a loro, mi sono venute in mente –come alla senatrice Liliana Segre- le parole: ‘Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor’. Sappiamo tutti da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di ‘Bella ciao’. Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l’Ucraina ma per tutti gli europei, per l’intera comunità internazionale”.
Mattarella non si stanca di ripeterlo. “A nessuno –comprensibilmente - piace un’atmosfera in cui la guerra abbia prolungata presenza, anche se non vi si è coinvolti. Come non lo è l’Italia. Ma chi ne ha la responsabilità? Chi difende la propria libertà -e chi l’aiuta a difenderla- o chi aggredisce la libertà altrui? Le cosiddette potenze europee del tempo –Gran Bretagna, Francia, Italia– anziché difendere il diritto internazionale e sostenere la Cecoslovacchia, a Monaco, senza neppure consultarla, diedero a Hitler via libera. La Germania nazista occupò i Sudeti. Dopo neppure sei mesi occupò l’intera Cecoslovacchia. E, visto che il gioco non incontrava ostacoli, dopo altri sei mesi provò con la Polonia (previo accordo con Stalin). Ma, a quel punto, scoppiò la tragedia dei tanti anni della Seconda guerra mondiale. Che, verosimilmente, non sarebbe scoppiata senza quel cedimento per i Sudeti. Historia magistra vitae".
“L’Italia, i suoi alleati, i suoi partner dell’Unione sostenendo l’Ucraina difendono la pace, affinché si eviti un succedersi di aggressioni sui vicini più deboli. Perché questo –anche in questo secolo- condurrebbe a un’esplosione di guerra globale”.
E gli scenari di guerra purtroppo aumentano, dopo gli attacchi terroristici di Hamas ad Israele del 7 ottobre 2023, inizio di una drammatica catena di violenza e orrore che in questi ultimi giorni sembra potersi arrestare. Perché ciò avvenga, esorta Mattarella “è più che mai importante l’impegno della Comunità internazionale per garantire la progressiva e piena applicazione della tregua, creando le condizioni per porre definitivamente fine alla spirale di violenza ed avviando al tempo stesso un percorso politico che porti ad una pace duratura. Tale processo non può che poggiare sul convinto sostegno alla soluzione a due Stati, nel quadro di credibili garanzie per la sicurezza di Israele. È adesso più che mai imperativo un impegno rafforzato per risolvere alla radice un conflitto che da oltre settant’anni è ragione di sofferenza per le popolazioni e di profonda instabilità”.
“La pace grida la sua urgenza”, ricorda il Capo dello Stato nel messaggio di fine anno del dicembre scorso, dinnanzi a “rilevazioni recenti” che “fanno registrare ben 56 conflitti in atto -il numero più alto dal tempo della Seconda Guerra mondiale”, in un contesto quindi “pieno di grandi incertezze e tensioni nella vita internazionale a causa dei conflitti e a causa di ritorni ottocenteschi a una politica di potenza”.
Tutto questo richiede una risposta fondata su “una governance globale e un rilancio urgente di un multilateralismo efficace che contribuisca allo sviluppo di un ordine mondiale, imperniato sulle Nazioni unite e portatore di pace e di giustizia, basato su istituzioni rappresentative, democratiche, trasparenti, responsabili, efficienti. Soltanto un’autentica collaborazione fra i popoli può consentire di affrontare con successo problemi di natura globale di giorno in giorno sempre più pressanti: dai cambiamenti climatici alla tutela della salute, dalla gestione dei flussi migratori alla protezione dei diritti umani”.
E “il multilateralismo ispira il ruolo italiano nel mondo”, come dimostra “l’aspirazione della Repubblica italiana appena nata ad aderire all’Onu”, e “trova naturalmente espressione anche in altri contesti, dall’Unione europea, di cui siamo stati tra i Paesi fondatori, alle relazioni transatlantiche, nell’ambito di organizzazioni di autodifesa, nel G7 e nel G20, nelle altre organizzazioni internazionali”.
L’Europa. “Il più imponente progetto di cooperazione concepito sulle macerie del secondo conflitto mondiale”, lo definisce Mattarella, “frutto dei processi di riconciliazione tra Paesi che durante la Seconda guerra mondiale avevano combattuto in schieramenti contrapposti”, e “l’acceleratore di indispensabili composizioni delle divergenze, retaggio del passato, e che abbiamo dimostrato di saper superare per costruire un effettivo e duraturo futuro di pace”.
Lo dimostrano, ad esempio, le ripetute iniziative tra i Capi di Stato italiano e sloveno per rimarginare le ferite del confine orientale, culminate quest’anno con la scelta di Gorizia e Nova Gorica capitali della cultura europea. E le presenze congiunte del Presidente della Repubblica e dell’omologo tedesco, Frank-Walter Steinmeier, alle Fosse Ardeatine nel 2017, a Fivizzano nel 2019 e a Marzabotto nel settembre scorso.
Un’Europa, sollecita a più riprese Mattarella, chiamata ad adottare “procedure decisionali più snelle e più veloci, più capaci di dare risposte ai problemi che nella comunità internazionale si presentano sempre veloci e richiedono risposte veloci. Se l’Unione non fosse in grado di fornirle, le fornirebbero altri protagonisti della vita internazionale, e verrebbe meno il contributo di civiltà, di senso della pace, della convivenza pacifica, della solidarietà che contrassegna l'Unione europea”.
Non solo. Bruxelles è chiamata a completare “il sistema finanziario. Una grande moneta unica, di grande rilievo nel mondo, non può che avere alle spalle un sistema finanziario completo, e non parziale”. Infine “non appare più procrastinabile una vera difesa europea” e “dotare l’Unione europea di una autonomia strategica superiore consentirà alla Nato di essere più forte, proprio in ragione della complementarietà fra le due Organizzazioni, con il rafforzamento di uno dei suoi pilastri, oggi più fragile”.
Considerazioni destinate a suscitare ulteriori riflessioni con il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, con il quale Mattarella ha già avuto modo di confrontarsi tra il 2016 e il 2020, nell’ambito dell’”amicizia storica”, che lega Italia e Stati Uniti, “alimentata dalla convinta adesione ai valori di libertà, pace, democrazia e giustizia”. Senza però mai dimenticare quanto “dicevano i latini: ‘Amicus Plato, sed magis amica veritas’, più importante del mio amico è la verità”.
Un approccio che può valere anche di fronte alle prospettive e soprattutto agli interrogativi che pone lo sviluppo tecnologico. “Mutamenti profondi, veloci, radicali, dalla Intelligenza Artificiale, alla grande intensità di strumenti di comunicazione e di connessione, mutano le condizioni della vita del mondo e vi è l’esigenza di individuare nuovi equilibri. Vi è un’esigenza di richiamare la centralità della persona, dei suoi diritti, della sua libertà. Questo che in realtà è il centro, il perno, della civiltà europea: la persona al centro e, quindi, il dialogo, il rispetto reciproco, il confronto, l’attenzione alle altrui opinioni, il dubbio”.
“Con l’intelligenza artificiale -evidenzia il Capo dello Stato- è possibile produrre scenari virtuali apparentemente credibili ma totalmente ingannevoli. È concreto il rischio di trovarsi in futuro a vivere in dimensioni parallele, in cui realtà e verità non siano distinguibili dalla falsità e dalla manipolazione: ne risulterebbe travolto lo spirito critico. E, con esso, la libertà che si trova alla base dei diritti di ciascuno. Il fenomeno deve essere, pertanto, regolato, necessariamente e urgentemente, nell’interesse delle persone, dei cittadini, ma sappiamo che questa esigenza fondamentale incontra difficoltà a causa delle dimensioni e del potere di condizionamento degli operatori del settore. Pochi soggetti, non uno soltanto, come ci si azzarda a interpretare La cui presunzione di divenire protagonisti che dettano le regole, anziché essere destinatari di regolamentazione, si è già manifestata in più occasioni”.
“Immaginiamo solo per un momento, applicando lo scenario descritto nel libro ‘1984’ di George Orwell, cosa avrebbe potuto significare -mette ancora in risalto il Presidente della Repubblica- una distorsione nell’uso di queste tecnologie al servizio di una dittatura del Novecento. Sono in gioco i presupposti della sovranità dei cittadini”.
Luci ed ombre rispetto alle quali, è l’invito rivolto da Mattarella ancora nel recente messaggio di fine anno, occorre coltivare “una comune speranza che ci conduca con fiducia verso il futuro”, riprendendo quel richiamo che Papa Francesco ha fatto risuonare “nel mondo la notte di Natale”, aprendo il Giubileo. Una coincidenza di toni che sembra rimandare al 27 marzo del 2020, quando in pieno lockdown uno dopo l’altro, il Sommo pontefice e il Capo dello Stato, lanciarono un messaggio di speranza ed incoraggiamento all’Italia e al mondo.
La speranza come motore che in questi dieci anni ha aiutato il Paese trovare la forza per superare calamità naturali, alluvioni, incendi devastanti, ma soprattutto eventi che possono assumere anche una valenza simbolica: i terremoti che hanno colpito l’Italia centrale e l’isola di Ischia, il crollo del Ponte Morandi, la tempesta Vaia, le alluvioni che hanno devastato l’Emilia Romagna. Dimostrazione, nota il Presidente della Repubblica, che “la sicurezza delle infrastrutture, come dei territori, è fattore cruciale della qualità della vita e dei diritti personali”.
Un motore che ha consentito agli atleti azzurri di ottenere successi mondiali, europei, olimpici e paralimpici nel calcio, nell’atletica, nella pallavolo, nel ciclismo, nella scherma, nel tennis, solo per citare alcune discipline, di cui Mattarella è stato spettatore entusiasta, elogiando un esempio andato “ben oltre i confini dello sport”.
Un motore che ci deve spingere ad “ascoltare il disagio” dei giovani e a “dare risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni”; a “non dover più parlare delle donne come vittime”, ma a “parlare della loro energia, del loro lavoro, del loro essere protagoniste”; a prevenire “tutti gli incidenti mortali” sul lavoro.
“Siamo tutti chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione o indifferenza”, come fanno quei tanti cittadini e cittadine cui Mattarella ogni anno conferisce le Onorificenze al merito della Repubblica italiana, essendosi distinti per l'impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l'attività in favore dell'inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità, del diritto alla salute e dei diritti dell'infanzia. Esempio di una preoccupazione “del bene comune, degli altri”, che “non è un’espressione buonista, da libro ‘Cuore’”.
Esempi da ricordare mentre in questo 2025 “celebreremo gli ottantaanni dalla Liberazione. È fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità. Una ricorrenza importante. Reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia".
"Sono valori che animano la vita del nostro Paese, le attese delle persone, le nostre comunità. Si esprimono e si ricompongono attraverso l’ampia partecipazione dei cittadini al voto, che rafforza la democrazia; attraverso la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune, il bene della Repubblica: è questo il compito alto che compete alla politica”.
“Siamo chiamati -sono ancora le parole pronunciate il 31 dicembre scorso da Mattarella- a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra. Perché la speranza non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte”. (di Sergio Amici)
- 17:35 - Anno giudiziario: Pg Cagliari, 'panpenalismo marcato da segni di politica securitaria'
Palermo, 25 gen. (Adnkronos) - "Colpisce il profluvio di leggi penali spesso di segno opposto e contraddittorio. Vi è infatti in atti un ricorso ad un panpenalismo marcato da inequivocabili segni di politica securitaria". E' la denuncia del Procuratore generale di Cagliari, Luigi Patronaggio, all'inaugurazione dell'anno giudiziario. "Da un lato, infatti, è ben evidente il bisogno di sicurezza dei cittadini - bisogno che tuttavia in alcuni casi viene artatamente esacerbato con la creazione di sempre nuovi quanto inesistenti nemici da combattere - e dall’altro, va registrato come a fronte di interventi legislativi securitari non seguano altrettanti idonei interventi legislativi di tipo sociale- dice -Non vi può essere infatti ordine senza giustizia formale e sostanziale. Non si può mettere a tacere il malessere di taluni segmenti della popolazione, talvolta espressi in modi inammissibili, illegittimi o addirittura violenti, se contestualmente non si mette mano a riforme sociali che quel malessere e quel dissenso hanno generato".
E ancora: "Affermava il beato giudice Livatino che “la giustizia è necessaria ma non sufficiente e può e deve essere superata dalla legge della carità”.
- 17:23 - Rai: Bonelli-Fratoianni, 'Rossi venga in Vigilanza, destra vuole commissariare trasmissioni'
Roma, 25 gen (Adnkronos) - "La Rai dovrebbe essere grata al lavoro che Report sta facendo non solo in termini di ascolti ma anche perché a partire dall’ultima inchiesta sulla società Visibilia della ministra Santanchè ha consentito di fare luce su un aspetto importante poi ripreso da tutti i media nazionali e all’attenzione dell’opinione pubblica". Lo dicono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, a proposito della questione posta dall'Usigrai.
"Riteniamo questa decisione un atto contro la libertà d’informazione e l’autonomia dei giornalisti . Chiediamo all’AD Rossi di chiarire rapidamente e di venire in commissione di vigilanza, organismo parlamentare che è paralizzato per volontà della destra", aggiungono.
- 16:41 - Messina Denaro: va arrestato il suo uomo al Nord ma non si trova
Milano, 25 gen. (Adnkronos) - Paolo Aurelio Errante Parrino, ritenuto il "punto di riferimento del Mandamento di Castelvetrano nel Nord Italia", riconducibile al boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, tra gli oltre 150 indagati dell'inchiesta 'Hydra' della Dda di Milano, non si trova. L'ordine di carcerazione, arrivato dopo il rigetto della Cassazione al suo ricorso, non è stato eseguito (al momento) dai carabinieri che stamane, sabato 25 gennaio, hanno suonato alla sua porta ad Abbiategrasso, comune alle porte di Milano.
Già condannato a dieci anni per associazione per delinquere di tipo mafioso, il 77enne è ritenuto referente nell'area lombarda della cosca trapanese e indicato quale "'uomo d'onore della famiglia di Castelvetrano', con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere e delle strategie da adottare per la realizzazione degli scopi illeciti dell'associazione". Per i pm dell'antimafia, Errante Parrino è il punto di riferimento del mandamento di Castelvetrano nel Nord Italia "mantenendo i rapporti con i vertici di Cosa nostra, in particolare, con Matteo Messina Denaro, rappresenta "il punto di raccordo tra il sistema mafioso lombardo e l'ex latitante, a lui trasferendo comunicazioni relative ad argomenti esiziali per l'associazione".
Una visione non condivisa dal giudice. Nell'ottobre del 2023, il gip Tommaso Perna non aveva condiviso l'impianto della procura di Milano sull'esistenza in Lombardia di un presunto "patto" tra le tre principali organizzazioni criminali del Paese - mafia, 'ndrangheta e camorra - e aveva respinto 140 richieste di arresti per 153 indagati e disposto il carcere solo per 11 persone accusate di diversi reati, ma non accusati di associazione mafiosa. No all'arresto di Paolo Aurelio Errante Parrino contro cui la procura ha fatto ricorso al Riesame, ottenendo parere favorevole, giudizio confermato ieri dalla Cassazione che è chiamata, anche la prossima settimana, a decidere su altri ricorsi (una decina di persone sono state arrestate già nei giorni scorsi).
- 16:08 - Sanità: Boccia (Pd), 'invece di inginocchiarsi a Trump, Meloni risponda ad appello medici'
Roma, 25 gen (Adnkronos) - "Questo governo ci sta portando dentro il mondo alla rovescia della destra che sta regalando la sanità pubblica ai privati e che pensa che con il sovranismo sanitario si eviteranno epidemie. La realtà, dati alla mano, ci dice che il governo sta costringendo milioni di cittadini a rinunciare a curarsi". Lo dice il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.
"Invece di invocare l’uscita dall’OMS per inginocchiarsi a Trump, Giorgia Meloni e Matteo Salvini dovrebbero dare una risposta all’appello che anche oggi è venuto dagli Ordini dei medici che hanno detto ‘no’ alla privatizzazione della sanità pubblica -prosegue Boccia-. Il presidente di Fnomceo Anelli ha sottolineato la valenza non solo sociale ma anche economica del lavoro dei medici. ‘Un euro investito nel Ssn’, ha detto Anelli, ‘ne genera il doppio. Si tratta di uno straordinario volano di sviluppo per il Paese’".
"Vorremmo sapere come pensa di rispondere a questo appello il governo. Noi siamo convinti che l’unica strada sia investire risorse nella sanità pubblica e per questo continueremo ad essere davanti alle strutture sanitarie, agli ospedali, ai presidi medici per spiegare ai cittadini che servono più soldi per tutelare la salute di tutti, per eliminare le liste d’attesa e garantire il SSN”, conclude Boccia.
- 16:02 - Anno giudiziario: Pg Cagliari, 'preoccupato per indipendenza e autonomia pm'
Palermo, 25 gen. (Adnkronos) - "Chi scrive non è pregiudizialmente contrario alla separazione delle carriere perché, non senza sforzo, comprende la posizione ideologica di chi anela ad un processo accusatorio puro che si ritiene più giusto e garantista di altre forme processuali, ma è molto preoccupato della mancata espressa previsione di una tutela costituzionale della indipendenza ed autonomia del Pm dall’Esecutivo". Così il Pg di Cagliari Luigi Patronaggio durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario. "Sono pochi i paesi in Europa che garantiscono una reale autonomia e indipendenza al pm che fatalmente viene attirato sotto un controllo, più o meno rigido, del governo di turno a prescindere dal suo colore politico. Il superamento di fatto dell’obbligatorietà dell’azione penale, con l’introduzione della individuazione dei reati a trattazione prioritaria da parte del Parlamento, ha aperto pericolosi spazi per una giustizia selettiva e di parte".
"Già oggi si sono fatte scelte sostanziali e procedurali che accrescono le garanzie per i colletti bianchi e accentuano l’atteggiamento repressivo verso la criminalità comune- aggiunge - Sotto altro aspetto temo molto una nuova categoria di Pubblici Ministeri, autoreferenziali, privi dell’equilibrio proprio di chi si è nutrito della cultura della giurisdizione, tesi al raggiungimento di obiettivi di efficientismo gradito a chi detiene il potere e ne gestisce le carriere. E non si dica che la separazione delle carriere fosse un disegno gradito al compianto Giovanni Falcone che, come sa chi lo ha conosciuto personalmente, anelava ad un P.M. altamente specializzato, in grado di dirigere con autorevolezza la polizia giudiziaria e combattere efficacemente il crimine organizzato, ma fortemente inserito all’interno della magistratura, tutelato dalle ingerenze della politica e dei poteri forti".
"A tal proposito voglio ricordare i pesanti attacchi che in vita ha subito Giovanni Falcone, provenienti da vari ed eterogenei segmenti del potere, e da cui, fino alla sua tragica fine, era riuscito a sottrarsi grazie alla toga e alle tutele che quella toga, che portava indosso, con onore e indipendenza di giudizio, gli garantiva", conclude.
- 15:58 - **Anno giudiziario: Pg Cagliari, 'discredito contro magistratura requirente, campagna di attacchi'**
Palermo, 25 gen. (Adnkronos) - "Resta l’imbarazzo, come ormai avviene da diversi anni in questa occasione, di constatare come la magistratura, ed in particolare la magistratura requirente, sia oggetto di una campagna di attacchi tesa a discreditarne l’operato". Così il procuratore generale di Cagliari, Luigi Patronaggio, nel suo intervento all'inaugurazione dell'anno giudiziario. "Nonostante da tutte le parti in causa si registrino esortazioni ad un pacato confronto e al superamento di barriere ideologiche – metodo che mi sento di sposare appieno - il tema del rapporto fra magistratura e politica resta ancora un tema caldo e massimamente divisivo- dice -Non a caso il neo letto Presidente della Corte costituzionale Amoroso ha ammesso che del rapporto esistente fra magistratura e politica occorre parlare in termini “se non di conflitto, di non armonia”. Sono state operate in questi anni importanti riforme di natura sostanziale, procedurale ed ordinamentale che spesso, al netto delle innegabili colpe di un perverso associativismo correntizio che ha ammorbato la magistratura, hanno avuto il sapore di una sorta di punizione nei confronti dei magistrati rei soltanto di esercitare quel doveroso controllo di legittimità loro demandato dalla Costituzione, svolto in autonomia e indipendenza da ogni altro potere o centro di interessi".
E prosegue: "E’ appena il caso di ricordare l’abrogazione del reato di abuso di ufficio, sulla cui elisione dal sistema quest’Ufficio, come altri che l’hanno preceduto, ha posto una questione di legittimità costituzionale avendo la norma abrogatrice, in contrasto con le indicazioni provenienti dalla Convenzione di Mèrida ratificata dall’Italia nel 2009, aperto un varco di impunità nei confronti degli abusi prevaricatori dei pubblici poteri".
"Così come appare il caso di ricordare la recente modifica alla competenza del Tribunale della Protezione Internazionale con la devoluzione delle relative competenze alla Corte di Appello in composizione monocratica, figura peraltro singolare nel nostro ordinamento giudiziario e che di fatto rallenta il raggiungimento degli obiettivi del PNRR che le Corti di Appello si erano prefissati", prosegue Patronaggio. Che conclude: "Per non parlare infine del progetto di legge costituzionale sulla separazione delle carriere, già approvato dalla Camera dei Deputati, che nulla aggiunge all’efficienza della giustizia ma che apre le porte ad una possibile soggezione del Pubblico Ministero all’Esecutivo, con buona pace per quella separazione dei poteri e per quella autonomia e indipendenza della magistratura disegnata dai padri costituenti".