Soldi per comprare il silenzio sulle stragi. È quelli che secondo la procura di Firenze sono stati pagati da Silvio Berlusconi a Marcello Dell’Utri. I magistrati toscani, competeneti sulle stragi di Roma, Firenze e Milano, hanno depositato un atto di chiusura indagini relativo al filone dell’inchiesta sul patrimonio dell’ex manager di Forza Italia. “Con l’aggravante di aver commesso i delitti di trasferimento fraudolento al fine di occultare la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile a Silvio Berlusconi e allo stesso Dell’Utri, per la quale Berlusconi è stato indagato unitamente al medesimo Dell’Utri, sino al momento del suo decesso avvenuto in epoca successiva all’ultima elargizione contestata, costituendo le erogazioni di quest’ultimo il quantum percepito da Dell’Utri per assicurare l’impunità a Silvio Berlusconi“, scrivono i pm, come riporta La Repubblica.

Il sequestro dei dieci milioni – Nel marzo scorso allo storico braccio destro di Berlusconi sono stati sequestrati 10 milioni e 840mila euro. Oltre che per concorso nelle stragi del 1993 (inchiesta in cui era coinvolto fino alla sua morte pure Berlusconi), Dell’Utri è stato indagato per la violazione della normativa antimafia. Secondo i pm Luca Tescaroli e Luca Turco l’ex senatore non avrebbe rispettato la norma che impone ai condannati in via definitiva per fatti di mafia di comunicare ogni aumento o diminuzione del patrimonio personale. Chi omette la comunicazione nei termini previsti commette un reato punibile con la reclusione da due anni a sei anni, e qui viene l’aspetto dolente per il cofondatore di Forza Italia, la confisca dei beni e delle somme incamerate in aumento più la confisca per equivalente della somma pari alle cessioni in diminuzione del patrimonio, ove non comunicate. Questa doppia tagliola, in entrata e uscita, è stata applicata sia a Dell’Utri che alla moglie Miranda Ratti (mai indagata nei procedimenti del marito) perché le entrate sono state ritenuti riferibili a Marcello. A nulla è valso il loro divorzio pronunciato il 10 giugno 2020 dal Tribunale di Milano che i pm ritengono fittizio. Sul sequestro dei 10,8 milioni gli avvocati di Dell’Utri hanno rinunciato all’appello e dunque il sequestro è diventato definitivo.

L’aumento del patrimonio – Le cifre contestate dai magistrati sono superiori a quelle del sequestro per effetto anche della prescrizione. Secondo una perizia disposta dalla procura, Dell’Utri ha avuto incrementi patrimoniali da 42 milioni, dovuti soprattutto a versamenti ricevuti da Berlusconi tra il 2012 e il 2021 pari a circa 28 milioni. La prescrizione, però, colpisce le somme raccolte prima del 2017, cioè 13,4 milioni, ecco perchè sono stati sequestrati soltanto 10,8 milioni. La Dda di Firenze, infatti, ha formulato una seconda imputazione, indagando anche la moglie di Dell’Utri. È l’articolo 512 bis, trasferimento fraudolento di valori, legato a 15 bonifici, per un totale di 8 milioni di euro versati da Berlusconi alla stessa Miranda Ratti. L’accusa contesta l’attribuzione fittizia alla donna per “eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione”.

La difesa: “Soldi donati per affetto e gratitudine” – Sulle somme di denaro passate da Berlusconi a Dell’Utri si era soffermata anche la Dia, che in un’informativa aveva giudicato quelle elargizioni “sicuramente connesse a un riconoscimento anche morale, l’assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l’ultimo periodo, per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi”. Sotto i riflettori la stessa Miranda Ratti, che, intercettata, si mostrava convinta “di essere portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi“, tanto da far capire alla sua interlocutrice “che il debito verso di loro è ancora aperto”. Lettura opposta quella della difesa di Dell’Utri, che tramite gli avvocati Francesco Centonze e Filippo Dinacci ha parlato di “bonifici effettuati in maniera del tutto lecita e trasparente dal dottor Berlusconi per ragioni di affetto e gratitudine verso l’amico”, e di “fatti notissimi che sono stati già oggetto dello scrutinio di svariate procure con esiti sempre ampiamente liberatori”.

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