Cultura

Il “piccolo principe” non è solo una favola d’amore, ma anche un libro green: la nuova edizione con la traduzione di Roberto Piumini

E' in libreria dal 27 settembre una nuova edizione de Il piccolo principe (Compagnia editoriale Aliberti), il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry che dalla sua uscita nel 1943 ad oggi ha conquistato intere generazioni di lettori di ogni età

di F. Q.

E’ in libreria dal 27 settembre una nuova edizione de Il piccolo principe (Compagnia editoriale Aliberti), il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry che dalla sua uscita nel 1943 ad oggi ha conquistato intere generazioni di lettori di ogni età.

Favola-apologo capace di ammaliare allo stesso modo lettori bambini e adulti, libro di formazione per gli adolescenti di tutto il mondo, best seller assoluto della storia dell’editoria contemporanea (nel 2012 si stimò che avesse venduto almeno 150 milioni di copie), il racconto lungo dello scrittore-aviatore francese non sembra temere il tempo che passa. Limpidezza e semplicità di una scrittura che non cade mai nella banalità; profondità di pensieri che non diventa mai pesantezza o oscurità. Il segreto del successo planetario del Principe e della sua Rosa è tutto qui. In questa edizione il testo originale di Saint-Exupéry – nel suo francese fatto di leggerezza e musicalità – è affiancato dalla traduzione di Roberto Piumini: anche lui scrittore per bambini ed adulti, o forse per adulti-bambini.

Senza dimenticare che Il piccolo principe è, a suo modo, un libro green, quindi ancora più attuale. E’ un manifesto di sensibilità verso l’ambiente, un appello alla cura del nostro pianeta vivente. Ce lo ricorda l’introduzione a questa edizione, invitandoci a rileggerlo (o a leggerlo ai nostri figli) con un occhio attento ai tanti messaggi di amore per il mondo in cui viviamo, disseminati fra le pagine della più bella favola della letteratura moderna.

L’ESTRATTO IN ANTEPRIMA ESCLUSIVA

«Quand on a terminé sa toilette du matin, il faut faire soigneusement la toilette de la planète».

«Quando si ha finito di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta».

È probabilmente tutto in questa frase, il senso “ecologico” di un’opera come Il Piccolo Principe, che di ecologia propriamente detta non sembra trattare.

Se dovessimo fare il computo di quante lettrici e lettori di tutte le età, dal 1943 a oggi e al di là del numero di copie effettivamente vendute in tutto il mondo (più di duecento milioni, si dice) hanno compiuto il loro apprendistato letterario (e sentimentale, e umano) su queste pagine, raggiungeremmo quasi sicuramente una cifra esorbitante, seconda solo alla Bibbia e – a nostro parere – ben superiore a quella dei lettori de Il Signore degli Anelli o di Harry Potter. Perché Il Piccolo Principe è uno di quei libri che non si può non avere incontrato o incrociato almeno una volta nella vita – se mai anche casualmente, vuoi attraverso un famigliare, vuoi un amico/amica, o un qualche maestro di scuola o di vita.

Ed è uno di quei libri che, oltre a incatenarti alla sua poesia semplice e assoluta, fatta di tocchi post-impressionistici e di una leggerezza quasi orientale, ti “veicola” tutta una serie di messaggi, potremmo dire, di carattere educativo.

Prima di tutto è un’educazione sentimentale. Qui, com’è universalmente noto, si tratta della cura che il principe riserva alla propria rosa: anzi, a Rosa con la maiuscola, visto che, per quanto emerge dalle biografie dell’autore Saint-Exupéry e della moglie Consuelo, il fiore è prettamente simbolico, ed è da identificare appunto con una donna in carne e ossa, la Consuelo amata-detestata, onorata e tradita nella vita reale («Les fleurs sont si contradictoires! Mais j’étais trop jeune pour savoir l’aimer»).

Ma, se si parla di cura appunto, il messaggio del Piccolo Principe si può facilmente estendere dalla persona e dal singolo “tu”, all’unità del tutto. Ed ecco sorgere dalle pagine più ispirate quell’attitudine di rispetto, di cura della natura – del creato, se vogliamo – che ci fa parlare di un carattere ambientalista ed ecologista, in senso ampio ovviamente, del nostro Principe.

E proviamo a elencarne qualche aspetto:

– Il senso della responsabilità: che nel Piccolo Principe è essenzialmente responsabilità verso un compito o verso una persona, o entrambi. Ricordate l’“allumeur”, il lampionaio (se no, andate direttamente a pag. 118 di questo libro) e la sua consegna? Spegnere e accendere il lampione, per nessun altro motivo se non perché «c’est la consigne». Il Piccolo Principe lo rispetta e lo ammira più dei potenti che ha incontrato nel suo giro dell’universo. «C’est, peut-être, parce qu’il s’occupe d’autre choses que de soi-même».

– Così è, naturalmente, anche per la rosa amata dal protagonista.

– «C’est le temps que tu as perdu pour ta rose qui fait ta rose si importante», dice la volpe. «C’est le temps que j’ai perdu pour ma rose, fit le petit prince, afin de se souvenir. Les hommes on oublié cette vérité, dit le renard. Mais tu ne dois pas l’oublier. Tu deviens responsable pour toujours de ce que tu as apprivoisé. Tu es responsable de ta rose».

– Il primato dell’essere sull’avere, soprattutto quando l’avere è frutto di una tensione all’accumulo e di un attaccamento ai beni materiali («Le quatrième planète était celle du businessman…»).

– L’autocoscienza («Il est bien plus difficile de se juger soi-même que de juger autrui…»).

– L’interconnessione, per cui il nostro essere è fatto costituzionalmente di relazioni – sia con elementi umani che con elementi naturali (il Piccolo Principe e la sua rosa; il Piccolo Principe e la volpe).

E poi, come si ricordava all’inizio, c’è l’amore per il pianeta Terra, che traspare con chiarezza dalle immagini poetiche, ed è sostanza lirica stessa del testo («La Terre n’est pas un planète quleconque!»).

È da questo amore filiale che nasce l’imperativo morale della pulizia: cioè della cura del proprio ambiente interno ed esterno, che dev’essere praticata prima di tutto togliendo le impurità, ciò che può infestare e alterare, se non proprio distruggere l’equilibrio dei componenti buoni.

Non ha forse questo significato, chiaramente metaforico, la notizia che sul pianeta del Piccolo Principe i semi infestanti di baobab sono “tremendi”, e se non li togli o intervieni troppo tardi, la malapianta ingombra l’intero pianeta e lo fa scoppiare? Come non leggervi appunto (al di là dell’interpretazione letterale, cioè del povero baobab che invece non fa male a nessuno) la metafora di ciò che infesta e inquina il nostro pianeta per la sua presenza in soprannumero proliferante e dannosa… I rifiuti, la plastica: fate voi, tanti purtroppo possono essere i riferimenti contemporanei alla nostra bistrattata Terra.

Ecco dunque, l’invocazione alla “pulizia”: un gesto e una pratica che giustamente vengono indicate come quotidiane e quotidianamente necessarie. E che partono dall’io, dalla propria coscienza, per andare verso l’esterno, e pulire e depurare il pianeta.

O viceversa: tanto l’ordine dei fattori non cambia il risultato finale.

È senza dubbio questa, l’ecologia professata dal Piccolo Principe.

Una sollecitudine di tipo etico e sentimentale, in cui ragione e sentimento convivono e si armonizzano nella comune tensione al bene. Un amore per il creato, che è alla base di qualsiasi pratica ambientalista e green. E senza la quale ogni azione diventa meccanica, pura risposta all’emergenza: priva, dunque, di quella consapevolezza necessaria per poter sollecitare davvero la coscienza alla salvaguardia di tutto ciò che abbiamo ereditato, e che dovremo trasmettere a coloro che amiamo e che ci seguiranno nell’avventura della vita terrestre.

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