Cinema

Venezia 2023, la dedica ai migranti “che non sono arrivati a Lampedusa” e il sostegno agli scioperi di Hollywood: i diritti sul palco della premiazione

Diversi i momenti commoventi e forti che si sono succeduti dal palco del Festival di Venezia dove Poor Things di Yorgos Lanthimoscon ha vinto il Leone d'Oro

di Davide Turrini

“Bisogna dare un visto ai giovani africani per viaggiare verso l’Europa”. Le parole dal palco della premiazione del Festival di Venezia 2023 che lasciano senza fiato sono del migrante e attivista Mamadou Kouassi. Uno dei ragazzi africani sopravvissuti alla fuga dall’Africa verso l’Italia e l’Europa, che, in fase di scrittura di Io Capitano, ha aiutato Matteo Garrone a ricostruire i dettagli della fuga dal Senegal fino alla Libia.

“Un visto per noi giovani sarebbe lo strumento più efficace per stroncare il traffico di esseri umani”, ha aggiunto emozionato Mamadou che dal palco, insieme al regista, ha dedicato il premio, il Leone d’Argento alla regia, “a tutte le persone che non sono potute arrivare a Lampedusa”. “Quando c’è la voglia di partire – ha continuato l’attivista – nessuno ti può fermare”. Garrone con in mano il premio appena ricevuto dai giurati del festival, ha ricordato proprio come il suo film sia un “controcampo rispetto a quello che sentiamo e vediamo in Occidente, del resto io non sono africano e mi sono aggrappato alle loro storie”.

La serata di premiazione, condotta da Caterina Murino, è iniziata con un altro momento commovente. Quando Seydou Serr, il 17enne interprete di Io Capitano ha ritirato il premio Mastroianni come miglior attore esordiente. Serr, alto alto, in tunica rosa chiaro, si è dovuto piegare verso il basso per parlare al microfono, ma le parole hanno faticato a uscire per la commozione.

Chi invece non si è trattenuto per nulla, anzi ha come srotolato un lungo sermone sul senso di “comunione” tra le persone, è stato Peter Sarsgaard, il 52enne attore statunitense che ha vinto la Coppa Volpi per la sua interpretazione nel film Memory. Un discorso di oltre tre minuti, autentico record per la già lunga e articolata serata di premiazione di Venezia. Sul finale però Sarsgaard è tornato su un tema delicatissimo sul presente e futuro del cinema: lo sciopero di sceneggiatori e attori di Hollywood. “Gli attori sono in sciopero sì per uno stipendio equo, ma la battaglia contro l’intelligenza artificiale ha la priorità”, ha spiegato l’attore. “L’attore è una persona in connessione con i pubblico. Se perdiamo questa battaglia, se veniamo sostituiti da una macchina saremo i primi a cadere, ma dopo di noi succederà ad altri. Questa disconnessione aprirà la strada ad una atrocità”. Sarsgaard ha concluso l’intervento leggendo una poesia dedicata alla moglie, l’attrice e regista Maggie Gyllenhaal, presente in sala.

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