Cinema

Festival di Venezia, Leone d’Oro all’irriverente Poor Things con Emma Stone. Garrone è Argento alla regia per Io Capitano. Ecco tutti i premi

Nessuna sorpresa, ma molto equilibrio nel verdetto di Damien Chazelle&Co. Meritatissimo il secondo gradino del podio con il Leone d’Argento – Gran premio della giuria a Ryusuke Hamaguchi per Evil does not exist. Garrone è Argento alla regia per Io Capitano. Premio speciale anche i migranti tra Bielorussia e Polonia mostrati dalla Holland in Green Border

di Davide Turrini

Un Leone d’Oro provocatorio, sensuale e stravagante. Poor Things del greco Yorgos Lanthimos è il film che ha vinto l’80esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. A una incollatura, quindi Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria, un altro capolavoro in Concorso: Evil does not exist del giapponese premio Oscar, Ryusuke Hamaguchi. A Matteo Garrone e al suo potentissimo Io Capitano va invece il Leone d’Argento per la Miglior regia, ma anche il Premio Mastroianni come miglior attore emergente per il diciassettenne senegalese Seydou Sarr. La Coppa Volpi per la miglior attrice vede vincere Cailee Spaeny che in Priscilla di Sofia Coppola interpreta l’adolescente moglie del re del rock and roll da quando 14enne si fidanza con Elvis, per tutti gli anni sessanta convive con lui a Graceland, fino alla separazione nei primi settanta.

Peter Sarsgaard, protagonista di Memory (dimenticabilissimo film di Michel Franco), ottiene per il rotto della cuffia la Coppa Volpi per il miglior attore dopo una lotta all’ultimo voto quando il vincitore pareva già Franz Rogowski di Lubo. Vanno a premio anche Green border della 74enne polacca Agnieszka Holland (Premio Speciale della Giuria) e Pablo Larrain, co-sceneggiatore assieme a Guillermo Calderon per la sceneggiatura di El Conde, titolo non proprio memorabile nella rigogliosa carriera del cineasta cileno.

Eppure, nonostante due, tre scelte piuttosto palliducce, il palmares risulta giusto ed equilibrato. Poor things del greco Yorgos Lanthimos, che già ci aveva abituato a spiazzarci con La favorita, non poteva che portarsi a casa il Leone d’Oro. In testa ad ogni pronostico sia della critica nazionale che internazionale, la sfacciata, serpeggiante e un po’ lurida giocosità di questo film ha colpito tutti fin dai primi fotogrammi. Là dove una Emma Stone modello Frankenstein, cervello di neonata in uno splendido corpo di ragazza, deve imparare a camminare, mangiare, parlare e comprendere i propri istinti sessuali. Il rocambolesco racconto, zeppo di grandangoli, bianco e nero densissimo e poi a colori sgargianti, sul coming of age di Bella (Emma Stone che si concede in tutto e per tutto) in epoca vittoriana steampunk, è il trionfo di una sfacciata libertà sessuale al femminile di fronte a una mascolinità gretta e stupidina.

Sul ritorno potentissimo di Garrone ne abbiamo parlato qui. Io Capitano è l’epica avventura in chiave fiabesca di due adolescenti senegalesi verso l’Italia e l’Europa virata a nero sulla criminale e mortale tratta migratoria dall’Africa all’Occidente, attraversando deserti e campi di tortura. Un film che mette al centro il sogno e il desiderio, perfino pinocchiesco, di due ragazzi e allo stesso tempo interroga lo spettatore sull’impressionante violenza attorno alla tratta di esseri umani in Africa. Il premio Mastroianni al bravissimo Seydou Sarr corona la spedizione veneziana di un autore italiano che negli ultimi tempi pareva essersi un po’ arenato nelle secche di un manierismo un po’ fine a se stesso.

Il Leone d’Argento Gran Premio alla Giuria a Hamaguchi (premo Oscar per Drive my car) non fa una grinza. Evil does not exist è un compendio estetico e politico di rara perfezione con al centro la rivolta silenziosa e mite di un gruppo di montanari giapponesi che vedono marciare sul proprio villaggio gli emissari di un’azienda di costruzioni che vuole disboscare la zona, deviare le acque e farne un glamping per turisti danarosi. Infin, va detto che un premio seppur grosso su sei film italiani in gara non è proprio un grande successo per la produzione italica. Comandante di De Angelis, Enea di Castellitto e Finalmente l’alba di Costanzo sono ottimi film da festival. E nonostante alcuni difetti sia Lubo di Diritti che Adagio di Sollima non hanno di certo sfigurato. Ma sono rimasti tutti a bocca asciutta.

Leone d’Oro per il miglior film: Poor things di Yorgos Lanthimos

Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria: Ryusuke Hamaguchi per Evil does not exist

Leone d’Argento – Premio per la migliore regia: Io Capitano di Matteo Garrone

Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Cailee Spaeny in Priscilla

Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Peter Sarsgaard in Memory

Premio Speciale della Giuria: Green Border di Agneska Holland

Premio per la migliore sceneggiatura: Pablo Larrain e Guillermo Calderon per El Conde

Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente: Seydou Sarr per Io capitano

Festival di Venezia, Leone d’Oro all’irriverente Poor Things con Emma Stone. Garrone è Argento alla regia per Io Capitano. Ecco tutti i premi
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