A Roma dal 22 al 26 maggio scorso si sono riuniti molti personaggi illustri del panorama politico, sociale ed economico latinoamericano. Lo hanno fatto nella cornice dell’“Incontro Internazionale delle città eco-educative” promosso dalla Banca dello sviluppo dell’America Latina – CAF (che ha deciso di convertirsi nella Banca verde della regione) e la Fondazione Scholas Occurrentes, creata da Papa Francesco il 13 agosto 2013. In questo evento “di peso” sono state invitate più di 50 autorità di governi locali latinoamericani, per favorire un dialogo e una scambio di importanti informazioni sulla base di una rete regionale di collaborazione volta al rafforzamento e promozione dei principi essenziali dell’Enciclica Laudato Si’, promossa da Papa Francesco e finalizzata alla cura e alla conservazione della “Casa Comune”.

Tra le autorità intervenute nell’incontro hanno sfilato cariche politiche, rappresentanti di organismi multilaterali, del clero, dell’accademia e anche la guatemalteca Rigoberta Menchú, Premio Nobel della Pace nel 1992. In questo gruppo di persone ne troviamo una in particolare poco nota al pubblico italiano ma che potrebbe assumere, da qui a poco tempo, un grande protagonismo a livello nazionale (in Ecuador) e regionale. Sto parlando dell’ecuadoriana Paola Verenice Pabón Caranqui, classe 1978 e attuale Prefetto della provincia di Pichincha, distretto della capitale del paese sudamericano, Quito. Paola Pabón è una politica di lungo corso e oggi le sue quotazioni per la presidenza del Paese, dopo quanto successo al governo di Guillermo Lasso, sono in forte rialzo. Ricordiamo che Lasso, presidente in uscita, ha firmato il 17 maggio il decreto esecutivo 741 che dà il via libera alla “muerte cruzada”: ovvero il presidente si dimette, dissolve le camere, apre il cammino alla celebrazione di nuove elezioni per rinnovare l’Esecutivo e il Legislativo.

Pabón è una delle rappresentanti più forti del correismo, quella corrente politica che si ispira a Rafael Correa (ex presidente ecuadoriano attualmente in esilio in Belgio) e che fu sconfitta nell’aprile 2021 al ballottaggio per la presidenza proprio da Lasso (il correismo in quell’occasione era rappresentato da Andrés Arauz) ma che nelle elezioni territoriali di questo inizio 2023 ha travolto gli avversari politici. Lo scorso febbraio infatti il Movimiento Revolución Ciudadana (RC), il nome sotto il quale si riunisce oggi il correismo, ha stravinto la contesa politica, aggiudicandosi 9 delle 23 prefetture in ballo, tra le quali le due province più popolate del paese: Guayas, dove è stata eletta la presidente del movimento Marcela Aguiñaga, e Pichincha, dove è stata rieletta per la seconda volta appunto Paola Pabón. Il ​correismo ha anche vinto le elezioni nelle due principali città dell’Ecuador, ovvero Quito con Pabel Muñoz e Guayaquil con Aquiles Álvarez, mettendo fine a Guayaquil al monopolio del Partito Sociale Cristiano durato più di 30 anni.

La Prefetto di Pichincha è dunque uno dei volti più in auge dentro un movimento politico in salute, con grande appoggio popolare e che punta a tornare da protagonista alla guida del paese. In passato Pabón ha avuto discrepanze con Correa e ha anche subito delle condanne giudiziarie (71 giorni di carcere per delitto di ribellione nel contesto delle proteste del 2019, che secondo alcune letture fanno parte di un Lawfare sempre più diffuso nella regione) ma oggi i suoi rapporti con l’ex presidente della Revolución Ciudadana sono ottimi, come dimostrato da questa video intervista di fine 2022.

Le elezioni anticipate che si celebreranno il 20 agosto prossimo in Ecuador dovranno eleggere un presidente e 137 deputati per quello che resta della legislatura, ovvero circa 1 anno e mezzo, fino al 2025. Sono 17 i partiti iscritti al CNE (Consiglio Nazionale Elettorale) che avranno tempo solo fino al 7 giugno per realizzare le primarie interne e fino al 10 giugno per presentare le candidature ufficiali. Tra quelle già ufficializzate spiccano il dirigente indigeno Yaku Pérez (che fu sorpresa elettorale nel 2021 a pochi voti dal ballottaggio) che si presenta come leader del suo movimento Somos Agua e con l’appoggio di Unidad Popular e Democracia Sí. Oltre a Pérez troviamo Jan Topic che conta con l’appoggio del Partido Social Cristiano (PSC) e che è segnalato dalla stampa locale come un impresario del compartimento sicurezza che ha combattuto in Ucraina e Siria e che si fa portatore della “dottrina Bukele” in Salvador. A questi nomi si aggiungono Leonidas Iza (presidente della Confederazione delle nazionalità indigene – CONAIE e leader delle proteste del giugno 2022 contro le politche di Lasso), l’imprenditore Daniel Noboa e il noto politico Fernando Villavicencio, acerrimo nemico del correismo.

In questo scenario il partito afferente a Correa non ha ancora annunciato nessuna candidatura, perché c’è da capire chi dovrà contendersi la Presidenza per ciò che resta della legislatura, ed eventualmente assumere la guida del paese in una situazione molto caotica, sia dal punto di vista sociale sia economico e della sicurezza interna. Dal canto sua Pabón, avvocatessa originaria di Ibarra che ha mosso i primi passi nella politica nel 1999 con la Sinistra Democratica (si sarebbe unita a Correa poi nel 2006), continua a consolidare la sua posizione essendo stato eletta recentemente (il 29 maggio) come presidentessa del CONGOPE: il Consorzio dei Governi Autonomi Provinciali dell’Ecuador.

Una ascesa di consenso e di legittimità che potrebbe portarla molto presto a Carandolet, il palazzo presidenziale nel centro storico di Quito, a pochi isolati da dove lavora oggi, ovvero la Torre del Governo provinciale di Pichincha. Quindi ricordatevi questo nome, Paola Pabón.

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