Contro Fabio Fazio, contro Elly Schlein. Su quale giornale poteva tornare a dire la sua Matteo Renzi, a parte il Riformista che dirige? Naturalmente sul Giornale che dalla famiglia Berlusconi sta per essere inglobato nell’impero editoriale di Antonio Angelucci che a questo giro – il quarto – è stato eletto con la Lega. Dopo un paio di domande considerate prioritarie nell’agenda di Renzi – e anche di quella del Giornale evidentemente – sulle intercettazioni si passa al commento dei ballottaggi, finiti malissimo per il centrosinistra. “Schlein funziona per vincere le primarie – spiega l’ex premier – ma come sempre chi rappresenta la sinistra massimalista entusiasma la curva degli ultras e poi perde tutte le elezioni, anche quelle condominiali. L’alternativa a Meloni o sarà riformista o non sarà”. Vale la pena ricordare che Renzi – dopo aver conquistato l’arcinoto 40 per cento alle Europee un anno dopo la sua vittoria alle primarie – ha dovuto lasciare il Pd nel 2018 quando ha toccato il 18,76 per cento, cioè il risultato più basso della sua storia. “Il modo per attaccare Meloni – continua comunque Renzi – è chiederle conto delle sue contraddizioni, non gridare al fascismo. Perché non c’è il fascismo alle porte. E sarà bene che se ne facciano una ragione anche i protomartiri tv che hanno raccontato di lasciare la Rai in nome della democrazia, e in realtà vanno solo fare cose diverse o pagate meglio”. Non viene in mente nessun altro, tra i “protomartiri”, se non Fabio Fazio e Lucia Annunziata (in quest’ultimo caso forse Renzi non si è dimenticato di quando la conduttrice, in un momento di amnesia in diretta, lo chiamò “Coso”).

Ad ogni modo per Renzi l’analisi politica è questa: “Fare politica richiede talento e coraggio delle scelte: l’armocromista non ti salva se non hai un progetto per il Paese. Qual è quello di Elly, su nucleare, utero in affitto, lavoro, Ucraina, sicurezza, tasse? Il mio Pd su questi temi aveva le idee chiare, opposte a quelle di Schlein. La stampa di sinistra prima o poi dovrà fare i conti con la realtà e non con la narrazione”. Oltre a un indiretto appello ai cosiddetti “riformisti” (che nel Pd restano “a fare testimonianza” e “non toccano palla”), l’ex leader Pd maramaldeggia dopo la spaccatura all’Europarlamento sulle armi all’Ucraina e l’eventuale uso dei fondi Pnrr: “Se sulla politica estera hai tre linee, significa che non sei più un partito”. “Qualche giorno fa Varoufakis ha spiegato la vera strategia della Schlein – continua Renzi – Temo che l’epilogo possa essere quello greco: l’irrilevanza della sinistra”.

E, visto che di irrilevanza elettorale negli ultimi tempi Renzi è diventato un grande esperto, si arriva alla fine alla questione del sedicente Terzo Polo. Azione e Italia Viva si presenteranno uniti alle Europee? La risposta è che non si sa: “Noi vogliamo fare Renew Europe in Italia. Tutti insieme, perché la sfida del 2024 è europea, non solo italiana. Vedremo: non faccio più previsioni su Azione. Ragiono con la politica e sulla politica mi misuro. Il resto non mi riguarda. E non mi interessa”. A questo punto un lettore qualsiasi si poteva aspettare una domanda sull’Arabia Saudita dove – notizia di qualche giorno fa – sono raddoppiate le esecuzioni capitali con Mohammed bin Salman al governo, lo stesso bin Salman che Renzi intervista di tanto in tanto, dietro lauto compenso. E invece no l’intervista si conclude parlando di Danilo Toninelli, l’ex ministro M5s.

In particolare del cosiddetto “AirForce Renzi” rottamato dal governo gialloverde. Renzi risponde col cuore spezzato: “Hanno sprecato milioni di euro pubblici grazie al colpo di genio di Danilo Toninelli, un uomo ingiustamente defraudato del premio Nobel. In un paese serio qualcuno chiederebbe perché hanno chiuso l’aereo in un hangar, mentre andavano alle visite all’estero con due aerei diversi, spendendo di più e inquinando di più. Lo hanno fatto per puro populismo. Spero che qualcuno chiamerà Toninelli e i suoi compari a rispondere di questo autentico scandalo. I populisti gridano onestà e poi gettano nell’immondizia milioni di euro: pensi al reddito di cittadinanza o alle truffe sul superbonus. M5s al governo ci è costato quanto una calamità naturale”. Incidentalmente proprio la rottamazione dell’aereo il Riformista – che come più volte è stato precisato non è un giornale personale – ha dedicato l’apertura in prima pagina.

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