È l’ufficio inquirente più grande d’Italia, con 112 pubblici ministeri in pianta organica e 99 in servizio, competente su un territorio di quasi un milione e mezzo di abitanti. Ma da oltre un anno ormai la Procura di Napoli è senza un capo. E ora la Quinta Commissione del Consiglio superiore della magistratura, competente sull’assegnazione degli incarichi direttivi, inaugura la procedura per nominarne uno nuovo, sentendo in audizione i cinque candidati che hanno presentato domanda. Il posto è vacante dal maggio del 2022, quando Giovanni Melillo l’ha lasciato per traslocare al vertice della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dna). Per quell’incarico il Csm lo preferì al capo dei pm di Catanzaro Nicola Gratteri: un anno dopo, è Gratteri che punta a succedere a Melillo nel capoluogo campano. Quello del celebre magistrato anti-‘ndrangheta, infatti, è il nome in pole position per la poltrona. Il suo principale sfidante è GiuseppeJimmyAmato, procuratore a Bologna e prima a Trento, figlio di Nicolò Amato, già a capo del Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia) dal 1983 al 1993. Più staccati gli altri tre concorrenti, che però sono tutti profili di un certo peso: il procuratore capo di Benevento Aldo Policastro, quello di Potenza Francesco Curcio e Rosa Volpe, procuratrice aggiunta a Napoli e reggente dell’ufficio dall’addio di Melillo. Martedì 30 maggio, a partire dalle 9:30, tutti e cinque esporranno il progetto organizzativo che hanno intenzione di applicare se toccherà a loro ricoprire la carica: poi la Commissione proporrà una rosa di nomi e infine toccherà al plenum (l’organo al completo) fare la scelta definitiva. Il vicepresidente del Csm, il leghista Fabio Pinelli, ha promesso in pubblico di arrivare alla nomina “entro l’estate”.

La partita è aperta come mai prima d’ora: nessuno degli aspiranti può dirsi sconfitto in partenza. Da Palazzo dei Marescialli in pochi si sbilanciano, ma è probabile che Gratteri avrà i voti sia della destra togata (i sette consiglieri di Magistratura indipendente) che di quella laica (almeno i quattro in quota Fratelli d’Italia più Claudia Eccher della Lega), che lo avevano già sostenuto nella corsa alla Dna. A suo favore giocano sia l’esperienza pregressa da procuratore capo sia la profonda conoscenza della criminalità organizzata, entrambi requisiti valorizzati dal Testo unico sulla dirigenza (la circolare del Csm che fa da vademecum per le nomine). Su Amato punteranno in prima battuta i quattro “moderati” di Unità per la Costituzione, di cui il procuratore bolognese è un esponente storico. Più incerta la posizione dei gruppi progressisti, Area (quattro voti) e Magistratura democratica (uno): potrebbero convergere su Amato già nel voto in Commissione, oppure puntare su Policastro (esponente di Md e molto apprezzato dai colleghi di Napoli, dov’è stato sia giudice che pm) o Curcio (vicino ad Area). Non è escluso, però, che il jolly si riveli la candidatura di Rosa Volpe, già indicata dalla Commissione tra i nomi che si giocheranno in plenum il posto di procuratore capo di Firenze: il suo handicap è di non aver mai ricoperto un incarico direttivo (requisito che il Testo unico indica come preminente), ma a suo favore gioca la profondissima conoscenza dell’ufficio che andrebbe a dirigere, nonché l’apprezzamento dei sostituti (che invece guardano con diffidenza a una personalità “ingombrante” come quella di Gratteri). La partita è appena cominciata.

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