Come da previsioni, al Csm le correnti si spaccano sulla nomina del nuovo procuratore capo di Firenze, incarico vacante da dieci mesi dopo la scadenza di Giuseppe Creazzo. La Quinta commissione di palazzo dei Marescialli – competente sugli incarichi direttivi – ha proposto al plenum tre candidature differenti, una circostanza molto rara (di solito, nei casi di mancata unanimità, il ballottaggio è tra due nomi). Tre voti su sei sono andati a Filippo Spiezia, membro italiano e vicepresidente di Eurojust (l’agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria) e prima sostituto alla Direzione nazionale antimafia: a esprimersi per lui la presidente della Commissione Maria Luisa Mazzola (della corrente conservatrice di Magistratura indipendente), il laico di Azione-Italia viva Ernesto Carbone (vicinissimo a Matteo Renzi, che a Firenze è imputato per il caso Open) e quella di FdI Daniela Bianchini.

Si ferma a due preferenze il candidato favorito della vigilia, il procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, di Magistratura democratica: per lui il consigliere dei progressisti di Area Antonello Cosentino e l’indipendente Andrea Mirenda. Un solo voto, invece – quello di Roberto D’Auria dei moderati di Unicost – per la procuratrice aggiunta e attuale reggente di Napoli, Rosa Volpe. È rimasto fuori dai giochi, invece, quello che sembrava un altro pretendente forte alla poltrona, il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido, coordinatore delle indagini che hanno portato alla cattura di Matteo Messina Denaro: la “destra” della Commissione, che aveva spinto fino all’ultimo per la sua candidatura, ha scelto di convergere su Spiezia, considerato un profilo sulla carta più solido e meno a rischio di ricorsi in caso di vittoria (oltre che “politicamente” più affidabile).

Ora, in una delle prossime sedute, il plenum dovrà esprimersi su tutte e tre le proposte: se nessuna otterrà la maggioranza assoluta, le due con più voti andranno al ballottaggio. Ago della bilancia saranno i quattro consiglieri togati di Unicost, in grado di garantire l’elezione a Spiezia (che dovrebbe avere quasi tutti i voti di Magistratura indipendente e dei laici del centrodestra, più quello di Ernesto Carbone) o di rimettere in gioco Squillace (che può contare sui sei voti di Area, sulla consigliera di Md Mimma Miele e sugli indipendenti Mirenda e Roberto Fontana). Decisivi potrebbero essere anche i voti dei due membri di diritto del Csm: la prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano (di Magistratura indipendente) e il procuratore generale Luigi Salvato (di Unicost). Rispetto ai competitor, il procuratore di Livorno è l’unico a vantare esperienza direttiva (requisito privilegiato dal Testo unico sulla dirigenza giudiziaria, come il Consiglio di Stato ha ribadito di recente nel caso Bombardieri-Seccia a Reggio Calabria) e ad avere una conoscenza pregressa dell’ufficio (è già stato a Firenze come procuratore aggiunto e capo della Direzione distrettuale antimafia).

Tre le proposte anche per il ruolo di procuratore generale di Bologna, vacante da oltre un anno: la maggioranza della Commissione (tre voti su sei: Mazzola, D’Auria e Bianchini) ha indicato il procuratore di Aosta Paolo Fortuna, di Unicost ma molto vicino a Magistratura indipendente. Il consigliere di Area Cosentino ha votato per Spiezia, Mirenda si è astenuto, mentre il renziano Carbone – e non è una sorpresa – è stato l’unico a dare la propria preferenza a Lucia Musti, attuale reggente dell’ufficio, l’ex procuratrice di Modena che accusò i carabinieri del Noe Gianpaolo Scafarto e Sergio De Caprio di voler eliminare Renzi per via giudiziaria. Sulla corsa di Musti però pesa il coinvolgimento nelle chat con l’ex ras delle correnti Luca Palamara: per lo stesso motivo, nei mesi scorsi è stata bloccata (su iniziativa dell’ex consigliere Nino Di Matteo) la sua nomina a procuratore generale di Ancona. Da oltre un anno a Bologna è scoperto anche il ruolo di avvocato generale (il “vice” del pg): in questo caso la Commissione ha proposto due candidati, il procuratore aggiunto di Modena Giuseppe Di Giorgio (tre voti) e il procuratore per i minorenni di Milano Ciro Cascone (due voti).

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