Nel 2018, nel 2022 e nel 2023. Ogni volta con un plenum in composizione differente. Il Csm sfida ancora il Consiglio di Stato e conferma la nomina di Giovanni Bombardieri a procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Il magistrato è stato preferito per la terza volta a Raffaele Seccia, l’ex procuratore della Repubblica di Lucera (in provincia di Foggia) e attualmente sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione. La scelta di Bombardieri infatti risale a cinque anni fa ed era stata annullata una prima volta nel maggio dello scorso anno dal Consiglio di Stato, in accoglimento di un primo ricorso presentato da Seccia che era stato rigettato in primo grado dal Tar del Lazio. Il 22 luglio il Plenum aveva confermato all’unanimità Bombardieri, ribadendo la decisione di quattro anni prima. Ma anche questa seconda nomina è stata annullata dal supremo organo amministrativo, che ha tacciato di inottemperanza il Csm e gli ha ordinato di ripronunciarsi.

E palazzo dei Marescialli si è ripronunciato oggi, confermando la delibera emessa nelle scorse settimane dalla Quinta Commissione, competente sugli incarichi direttivi. Con venti voti per Bombardieri e appena sette per Seccia (un astenuto), il plenum non ha avuto dubbi. Per dirla con le parole del consigliere Antonino Laganà (della corrente moderata di Unicost) nella sua replica al togato indipendente Andrea Mirenda, “con il massimo rispetto per la giustizia amministrativa, non dobbiamo avere paura di niente e di nessuno”. Sullo sfondo, infatti, c’è stato una sorta di scontro istituzionale con palazzo Spada che, secondo Mirenda potrebbe valutare di sollevare questione di legittimità costituzionale “per elusione del giudicato”. “Il giudice non deve avere mai paura delle conseguenze proprie decisioni. Noi dobbiamo guardare le carte esercitando la nostra discrezionalità. Non è un caso che la Costituzione, proprio per salvare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, ha costituito un organo a carattere costituzionale, il Consiglio superiore della magistratura, demandando al Consiglio, e solo al Consiglio fino a oggi, il dovere ma anche il diritto di indicare le persone più funzionali ai singoli posti”, è stata la risposta di Laganà. Per Bombardieri ha votato anche la prima presidente della Cassazione, Margherita Cassano.

Dal confronto tra i curriculum infatti risulta che prima di andare a guidare la piccola Procura di Lucera (che all’epoca aveva solo cinque sostituti e che è stata poi soppressa), Seccia ha coordinato la Direzione distrettuale antimafia di Bari per soli sette mesi “in via urgente e temporanea”. Dal canto suo, invece, Bombardieri “si occupa di criminalità organizzata da ben 21 anni” prima come giudice del Tribunale di Locri e poi come sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Roma e procuratore aggiunto di Catanzaro. Nello stesso ufficio ha svolto le funzioni di vicario e, in attesa della nomina del procuratore Nicola Gratteri, anche quelle di facente funzioni. A ciò si aggiunge che, di fatto, Bombardieri ha guidato dal 2018 la Procura di Reggio Calabria che viene descritta come “un ufficio di grandi dimensioni, in cui la realtà criminale è connotata dallo storico radicamento della ‘ndrangheta e dalle sue infiltrazioni nei diversi ambiti politico, sociale, economico e amministrativo”. In plenum la proposta di Bombardieri è stata presentata in aula dal consigliere laico Ernesto Carbone (in quota Italia viva) secondo il quale la delibera della terza nomina rientra nel “perimetro tracciato dall’ultima sentenza del Consiglio di Stato”. Nella proposta viene ribadita la “netta” e “incontestabile prevalenza” del magistrato originario di Riace, che si è confrontato con “con tre diverse realtà distrettuali (Reggio Calabria, Roma e Catanzaro)” vantando “un’inedita completezza del bagaglio professionale” rispetto a Seccia che si è occupato – si legge – “primariamente di mafia garganica e foggiana”.

Il dibattito è stato acceso: sostenendo la candidatura di Seccia, infatti, il consigliere Andrea Mirenda ha agitato anche le chat tra Bombardieri e Luca Palamara, conversazioni amicali che non hanno mai portato a procedimenti penali o disciplinari. Per il consigliere Marco Bisogni (Unicost) la stessa sentenza del Consiglio di Stato dice chiaramente che quelle chat “non hanno rilievo”. Per Antonello Cosentino (Area) l’impostazione di Mirenda è stata “molto spettacolare, ma poco aderente alla sostanza degli atti di un procedimento amministrativo che è quello nel quale si muove la nostra azione”. A votare per Seccia, oltre al consigliere indipendente, anche i quattro laici in quota Fratelli d’Italia (tra cui la relatrice Daniela Bianchini), Michele Papa (M5s) e Claudia Eccher (Lega).

Articolo Precedente

La Cassazione mette il timbro sulla condanna di Rosario Pio Cattafi: una pagina storica

next
Articolo Successivo

Il Gip sente i genitori di Mario Paciolla dopo il ricorso contro l’archiviazione: “Un omicidio camuffato da suicidio”

next