Cultura

Il guru della destra Alain de Benoist rimprovera i governi europei: “Sulla guerra in Ucraina avreste dovuto mediare”

di Davide Turrini

L’Europa deve mediare per la pace in Ucraina. Alain de Benoist mette in riga mezza destra italiana, e il ministro Gennaro Sangiuliano, al Salone del Libro di Torino 2023. Doveva essere l’arrivo del Cavaliere Nero e delle contestazioni “maleducate”, ma niente di tutto questo è accaduto. Da un lato in tema di ordine pubblico è filato tutto liscio; dall’altro il filosofo francese della Nouvelle Droite, sorta di icona intellettuale della cultura di destra in Italia e in Europa, letteralmente venerato come un guru, ha lasciato di stucco il ministro della Cultura e ha mostrato soprattutto un concetto emerso, anche durante un altro interessante incontro al Salone sull’impianto politico conservatore in Italia: la “destra” italiana è multiforme e su molti temi divisa in modo netto al suo interno. Lo si è visto quando de Benoist, 79 anni, barba incolta, occhiali per nulla intellò, calzettone bianco e velluto autunnale, ha voluto rispondere al ministro della Cultura Sangiuliano che si è collegato in streaming dal suo ufficio romano per salutare con una certa emozione il filosofo francese.

Lo spazio era quello della Regione Piemonte, lo stesso della contestazione alla ministra Eugenia Roccella, e al tavolo erano presenti Francesco Giubilei, consigliere di Sangiuliano ed editore del libro di de Benoist – La scomparsa dell’identità, e l’assessore regionale Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia. A metà dell’incontro la sorpresa con Sangiuliano che appare lassù per aria, grande e grosso su grande schermo. Il ministro si lancia in un’adorazione quasi mistica dell’eminente filosofo, segnalando letture giovanili e un po’ da birichino puntualizzando che a differenza del suo modello sostiene materialmente gli ucraini dall’aggressione russa. Solo che de Benoist non la fa passare in cavalleria e subito interviene: “Mi hanno definito un putiniano (in italiano, ndr) e ancora non capisco cosa voglia dire. Inoltre non sono neanche zelenskyano, sempre che voglia dire qualcosa”. Infine l’affondo: “l’Europa su questa triste vicenda poteva mediare per una trattativa di pace”.

Non che la posizione debenoistiana fosse del tutto sconosciuta, ma buttata lì in questi termini è sembrata come modo di redarguire l’apostolo meloniano. Tant’è che l’autore del concetto di etno pluralismo identitario, che tanto ha fatto arrabbiare i progressisti europei fin dagli anni settanta, concetto sviscerato al Salone più volte nei dettagli (“la diversità è vita, da ciò nasce il confronto e il dialogo”), ha voluto dare pure un consiglio a Sangiuliano: “Ministro si renda conto che ha un compito importante. La cultura non è un lavoro decorativo. Il ministero della difesa combatte con armi reali, mentre il ministro della cultura combatte con le armi dello spirito e del pensiero: combattimento difficile ma decisivo”. La cronaca dell’episodio non sarebbe completa se non segnalasse che la sala, piuttosto gremita, ad occhio un centinaio di persone, dopo le parole di De Benoist sulla ricerca di mediazione europea per la pace in Ucraina, è esplosa in un applauso sentito e prolungato.

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