Edoardo si toglie il k-way sporco di fango e lo dice con convinzione: “Abbiamo spalato tutto il giorno nei giardini e nelle cantine delle case. In questi giorni noi siamo stati più fortunati, e quindi ci sembrava giusto venire qui e dare una mano”. Ha vent’anni e frequenta l’università, e con cinque amici suoi coetanei ha raggiunto Farneto, frazione di San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna. Qui si spala da mercoledì, quando il vicino torrente Zena è esondato e il suo fango ha travolto l’intero borgo abitato. Un’ottantina di case che in un istante si sono trovate inondate da metri di acqua e melma soprattutto nei piani bassi. Spalano senza sosta gli abitanti del quartiere, ma anche i tantissimi volontari che vengono dalla città e da fuori provincia per pulire le strade e i giardini e a liberare le stanze dall’arredamento e dagli oggetti distrutti. Arrivano alla spicciolata, fin dal mattino. Parcheggiano la macchina sul ciglio della strada strada provinciale che passa sopra il borgo e scendono in scarponi o stivali di gomma e con guanti e badili. E alle prime persone che trovano chiedono: “Cosa possiamo fare?”.

“Ci vorranno giorni per pulire tutto” – “Io abito in collina, anche lì c’è stata una frana che ha bloccato il paese per giorni. Appena hanno liberato la strada sono venuto ad aiutare un mio amico a liberare il garage”, racconta Andrea, 35 anni. Sta trasportando sacchi pieni di suppellettili e fumetti bagnati. “È un macello, ci vorranno giorni per pulire tutto”. Tutti i portoni e i cancelli delle case sono spalancati per asciugare l’acqua e sgomberare dai detriti. Davanti agli ingressi è accumulato tutto quello che prima stava dentro le stanze. I residenti si lasciano aiutare da tutti, anche dagli sconosciuti. “Ci svegliamo la mattina e si comincia a scavare finché arriva sera oppure non piove”, dice Davide, 40 anni, abitante di Farneto. “Quaranta centimetri di melma, tutto il piano terra distrutto. Abbiamo dovuto aspettare che l’acqua defluisse per cominciare a spalare”. Il giardino della sua casa è ricoperto di fango, cinque volontari spalano e ne fanno cumuli fuori dal cancello. Uno di questi è Alessandro, che ha 17 anni ed è venuto col padre: “La mia scuola ha riaperto ieri e oggi dopo le lezioni sono venuto qui”.

Caffè, vino e affettati – C’è anche chi porta casse d’acqua comprate al supermercato, come Giacomo e Silvia, entrambi universitari: “Ci hanno detto che l’acqua dai rubinetti rischia di essere contaminata dal fango. Le scarichiamo dall’auto e con una carriola le portiamo qui”. Roberta invece si muove continuamente tra i volontari offrendo loro caffè, bicchieri di vino e affettati con il pane: “Sono una dei pochi residenti che non è stata raggiunta dall’alluvione. Così cerco di portare un sorriso”. Approfittano della sua generosità Giulia, Chiara e Lucia, tutte di 29 e 30 anni. Sono sporche di fango fino al petto perché hanno appena finito di liberare una cantina dall’acqua: “Abbiamo dovuto sfondare la porta perché non si apriva, tanto era alta – spiegano – Poi ci siamo date da fare con i secchi. Siamo arrivate questa mattina con il pranzo al sacco e lo spirito giusto”.

“Cominciamo a vedere la fine” – A fare da costante sottofondo è il rombo delle ruspe della Protezione Civile e degli automezzi dei vigili del fuoco. Alcuni operatori accatastano i resti di letti e armadi che poi vengono prelevati dal braccio meccanico. Altri lavano via la terra da tavoli e cassapanche. Grandi autospurghi fanno la spola tra un garage e l’altro. “Alcune aziende edili e idrauliche del paese hanno messo a disposizione i loro mezzi – spiega l’assessora alla Sicurezza del Comune di San Lazzaro – È un grande lavoro collettivo. Da domani ci organizzeremo meglio e dalla mattina raduneremo tutti i volontari alla chiesa vicina per poi distribuirli in base alle necessità. Finalmente cominciamo a vedere la fine di tutto questo”. Rimangono però tanta amarezza e paura tra gli abitanti di Farneto: “Quando ho visto l’acqua arrivare ho pensato solo a salvarmi – racconta un’anziana – Una cosa del genere non l’ho mai vissuta”. Un altro ha la forza di sorridere: “In questo paese la solidarietà ha sempre funzionato molto bene. Tante altre cose, però, potrebbero farlo meglio”.

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