Ci sono tre argomenti tra loro strettamente connessi di cui parlerò spesso nei prossimi mesi, perché tracciano le direttrici dello sviluppo sostenibile del futuro. Questi filoni da approfondire sono la finanza sostenibile e la trasformazione dei criteri Esg (Enviromental, Social e Governance) che la indirizzano da costi a investimenti profittevoli e attrattivi.

Altro filone che merita di essere esplorato è quello dei green jobs, i lavori del futuro, che a volte oggi ancora non esistono compiutamente ma che si stanno delineando giorno dopo giorno grazie anche alla potente spinta innovatrice di migliaia di piccole start up che accelerano la ricerca e sviluppo nei vari settori, ma con riferimento sempre alla transizione ecologica e alla trasformazione digitale del nostro modello di sviluppo.

E terzo filone, il deprecabile e ormai sempre più “sgamato” giochino del greenwashing, ovvero la strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni, enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo. E tutte le attività, cause incluse, messe in campo per contrastarlo.

Su queste tre direttrici di discussione, su cui ho intenzione di tornare più volte nei prossimi mesi in modo da parlarne con l’attenzione e l’approfondimento che meritano, oggi vi vorrei lasciare tre spunti di riflessioni presi da tre fatti realmente accaduti.

1. Morgan Stanley Investment Management (MSIM) ha annunciato oggi di aver raccolto 500 milioni di dollari alla prima chiusura della sua strategia di climate private equity 1GT. Lanciata nel novembre 2022, 1GT è una nuova piattaforma di private equity orientata alla crescita volta a investire in società di soluzioni climatiche che elimineranno 1 miliardo di tonnellate (1 gigaton) di emissioni di CO2 dalla data di investimento fino al 2050.

Secondo Morgan Stanley, gli investitori nella strategia includono fondi pensione pubblici e privati e una compagnia assicurativa nella regione nordica, in Germania e nel Regno Unito.

1GT, guidata da Vikram Raju, responsabile degli investimenti climatici presso MSIM, investe principalmente in società private nordamericane ed europee che forniscono prodotti e servizi che consentono miglioramenti significativi nell’impronta di carbonio e possono fornire un rendimento finanziario significativo, attraverso temi tra cui mobilità, energia, cibo e agricoltura sostenibili ed economia circolare.

Una piccola chicca: gli investimenti raccolti fino ad oggi includono quelli per la società Everstream Analytics che si occupa di studi sulla supply chain e analisi dei rischi. Nell’aprile 2023 1GT ha guidato la raccolta di capitale di 50 milioni di dollari per la sola Everstream finalizzata a guidare l’innovazione dell’azienda nella valutazione dei rischi operativi e nelle prestazioni ESG per accelerare la sostenibilità della catena di approvvigionamento. Quindi la finanza green sceglie di investire massicciamente in aziende che forniscono prodotti o servizi per altre aziende per affrontare le questioni di carbon impact critici per il tempo, in un importante circolo virtuoso.

2. Secondo spunto: i green jobs. Parlavamo di Everstream, che si preoccupa di valutazione rischi operativi legati ai cambiamenti climatici e delle prestazioni Esg. Ma per fare questo lei, come tutte le società della green economy o della old economy che intendano sopravvivere, deve dotarsi di nuove professionalità. C’è sempre più bisogno di competenze Esg e di professionisti della sostenibilità in campo aziendale. Con l’impulso della transizione ecologica e l’arrivo dei nuovi standard di rendicontazione Esg dell’Unione Europea e dell’Issb (International Sustainability Standards Board), cresce quindi la richiesta dei cosiddetti green jobs e la domanda di competenze legate alla sostenibilità. A confermare questa tendenza è l’indagine The Future of Jobs Survey del World Economic Forum, condotta tra fine 2022 e inizio 2023 su un campione di 803 imprese e oltre 11.3 milioni di lavoratori, per analizzare i nuovi macro-trend e le loro conseguenze su prospettive di occupazione, abilità richieste dalle aziende e trasformazione della forza lavoro.

Il quadro che emerge dalla ricerca è che il mercato del lavoro da oggi al 2027 rimarrà complesso, con forti fattori di discontinuità. Tuttavia emerge un dato positivo che rappresenta una sorpresa rispetto alle attese del passato. E cioè che la trasformazione verde e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, che a inizio anno venivano indicati come potenziali elementi di perdita di posti di lavoro, saranno invece tra i settori più trainanti per la creazione di nuovi impieghi.

Al suo interno, il report espone una ricerca di LinkedIn sulle 100 professioni, 100 Jobs on the Rise, che si sono sviluppate più velocemente, in maniera consistente e globale, nel corso degli ultimi quattro anni. La crescita maggiore si vede in quei ruoli dove la tecnologia, la digitalizzazione e la sostenibilità hanno la maggior importanza. In particolare, tutte le posizioni legate alla sostenibilità si trovano nelle prime 40 posizioni della lista, e occupano tre posizioni in top 10: sustainability analyst il secondo posto, sustainability specialist il quinto, e sustainability manager il nono.

3. Terza e ultima pillola, stavolta sul greenwashing: un’importante azione legale presentata da un gruppo di organizzazioni ambientaliste con l’accusa di greenwashing contro la multinazionale energetica TotalEnergies sarà autorizzata a procedere presso il tribunale giudiziario di Parigi. La causa legale, presentata nel marzo 2022 da Greenpeace France, Friends of the Earth France e Notre Affaire a Tous e supportata dall’organizzazione legale ambientale ClientEarth, sosteneva che la campagna di “re-invenzione” di TotalEnergies, in cui l’azienda dichiarava di essere “un attore principale nella transizione energetica” e menzionava la sua ambizione di zero netto entro il 2050, dipingeva falsamente l’azienda come in linea per affrontare la crisi climatica. Segue anche una causa legale intentata da TotalEnergies nell’aprile scorso proprio contro Greenpeace France per un suo rapporto che sosteneva che l’azienda energetica “sottostimasse massicciamente” le sue emissioni di gas serra (GHG).

Ovviamente la causa contro TotalEnergies è appena iniziata, ma a mio avviso è incoraggiante che tutte le grandi aziende sappiamo che non basterà avere una buona agenzia di comunicazione per trasformare i loro business in sostenibili; ma che si arriverà a controllare e spero presto anche a misurare gli impatti ambientali complessivi delle loro attività in una logica di vero sviluppo sostenibile, ovvero che non pregiudichi alle future generazioni di poter vivere in benessere e salute.

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