In Toscana la voce degli studenti si alza anche dall’università di Pisa e Siena dove i prezzi degli affitti non toccano le cifre di Milano ma le borse di studio non garantiscono un posto letto per tutti. Il gruppo Cambiare Rotta ha montato le tende davanti alla sede pisana del Diritto allo studio, in piazza dei Cavalieri, in segno di solidarietà alle proteste degli studenti e alla situazione del mercato degli affitti diventata insostenibile per molte famiglie. Pisa in questi anni ha avuto spesso il poco invidiabile epiteto di “capitale degli sfratti”: qui – secondo un rapporto dell’Unione Italiana Lavoro – l’incidenza del costo dell’affitto è di oltre un terzo dello stipendio. “Le vertenze che porteremo avanti come collettivo studentesco cercheranno di concentrarsi sia sull’ambiente studentesco sia sul resto della città – spiega Alice Caliendo di Sinistra Per – Spesso quando si parla di studenti in città si riduce la questione abitativa al diritto allo studio ma in realtà moltissimi studenti si trovano in una realtà di affitti privati che è molto critica”. Secondo il portale Immobiliare.it il costo per una stanza a Pisa può variare tra gli 8,91 euro al metro quadro fino a 17,15 al metro quadro, con affitti che possono andare dai 300 ai 360 euro, spese escluse, con un aumento del 10 per cento rispetto al 2021.

Sicuramente non sono le stesse cifre di Milano o Bologna ma i sindacati studenteschi mettono in evidenza come su una popolazione di circa 20mila fuori sede su 50mila iscritti (quota peraltro in aumento) e 8662 richieste di borse di studio solo per l’anno accademico 2022-2023, sia necessario un incremento dei servizi: “Le persone che richiedono le borse di studio sono tante e non tutte riescono a ottenere l’alloggio o a riuscire ad avere una casa quindi magari diventa un problema poter venire a studiare – continua Caliendo – Sappiamo che il contributo affitto che il Dsu dovrebbe dare per sopperire alla mancanza dell’alloggio di fatto non copre mai le spese reali di una casa dove gli affitti dopo il Covid sono saliti e sono rimasti alti”. Il contributo affitto consiste in circa 250 euro al mese che dovrebbero servire a coprire anche tutte le spese ma questo porta gli studenti a “dover trovare soluzioni alternative come non frequentare e venire solo per gli esami”. A marzo è stata inaugurata la nuova residenza studentesca “San Cataldo”, con una capienza di 242 posti letto, ma a oggi ospita una quindicina di persone. Paradossale anche il caso della residenza “Paradisa” (500 posti letto) al centro delle polemiche per la scelta di destinarla ai militari della base di Coltano, per altro ancora chiusa.

Non è diverso lo scenario di Siena dove una stanza costa tra i 300 e i 450 euro (spese escluse) e sei studentati su 10 sono ancora chiusi per lavori con oltre 4mila iscritti che hanno richiesto la borsa di studio: “In questo momento a Siena ci sono 849 posti letto su 1688 vincitori di posto alloggio, praticamente la metà di quello che servirebbe” dice Viola Giusto del gruppo Cravos Siena. E chi non riesce a ottenere un posto? “Deve buttarsi in un mercato difficile ed è impossibile avere una vita degna perché a parte il costo dell’affitto ci sono le tasse universitarie altissime e il costo della vita”. Anche in questo caso il contributo-affitto non basta a coprire le spese e con la mancanza dei fondi della Regione l’avvio delle ristrutturazioni delle residenze continua a tardare. L’Università di Siena ha un numero di 15.589 iscritti: la metà dei laureati è fuori sede. Con i posti letto persi per i lavori in corso negli studentati e un aumento degli affitti del 14,2 per cento solo nel 2022, i sindacati studenteschi ora chiedono più residenze pubbliche. “Nelle strutture da realizzare con i soldi del Pnrr gli studenti dovranno pagare e in più queste strutture non saranno destinate a essere residenze universitarie a tempo indeterminato ma dopo qualche hanno il privato potrà decidere di trasformarle in alberghi o studentati di lusso” spiega Giusto. Per questo il gruppo Cravos ha inviato una lettera alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini chiedendo un colloquio formale a cui il ministero ha risposto fissando un incontro il 25 maggio.

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