Dalle ultime elezioni amministrative esce un quadro complesso e di difficile analisi a livello nazionale. E, come evidenziato dal report dell’Istituto Cattaneo, “non è stato possibile stimare con sufficiente attendibilità i flussi tra singoli partiti”. La prima considerazione fatta riguarda l’astensione, che seppur alta, ha avuto un calo meno accentuato rispetto alla precedente tornata. E questo perché, osservano gli analisi, “nel complesso, l’impegno dei leader e il carattere non scontato dei risultati” hanno contribuito a far andare maggiormente le persone alle urne. In generale poi, si è notato una tendenza: gli elettori M5s sono stati più propensi a sostenere i candidati di centrosinistra (tranne a Pisa e Vicenza), mentre quelli di Azione e Italia viva si sono spostati a destra. Le considerazioni però, sono diverse da città a città.

A Brescia, ad esempio, il 54,8 per cento dei voti ricevuti dalla vincitrice del centrosinistra Laura Castelletti deriva “da un apporto maggiore di elettori di centrosinistra (Pd, Sin, +Eur, A-Iv) del 2022 (42%) rispetto all’apporto ottenuto da elettori di centrodestra del 2022 dal suo antagonista Fabio Rolfi (34,6), anche in virtù di un astensionismo più basso tra i primi rispetto ai secondi”. Ma non solo, osserva il Cattaneo, anche “dal sostegno ricevuto da elettori che nel 2022 avevano votato M5s (circa il 4,5% sui voti validi del 2023) nonostante la presenza di un candidato a sindaco pentastellato”. Una situazione simile ad Ancona. “Nel capoluogo marchigiano troviamo una dinamica simile a quella osservata a Brescia”, scrive il Cattaneo in riferimento al sostegno M5s per il centrosinistra, “con la differenza che qui gli elettori di centrodestra non si sono astenuti e sono andati in massa a votare, quasi tutti per Daniele Silvetti”. Una tendenza confermata anche a Latina dove c’è stata “la vittoria schiacciante di Fdi”. “Rimane comunque confermata la maggiore propensione, in questa fase, da parte degli elettori pentastellati a sostenere i candidati del centrosinistra o ad astenersi e una maggiore tendenza a ricollocarsi verso il centrodestra di una parte degli elettori Azione-Italia viva”.

Diversa la situazione a Vicenza. “In questo caso, la dinamica che ha portato all’incoraggiante risultato del candidato di centrosinistra sembra parzialmente diversa. Anche qui il centrosinistra è stato favorito da una maggiore lealtà e una minore astensione tra i suoi elettori del 2022″. Però, “buona parte dei voti ceduti al centrodestra vengono da ex elettori Azione-Italia viva (in una misura non precisamente stimabile)”. E Possamai “sembra però avere attratto molti più voti dall’astensione (anche grazie alle liste civiche) che dal M5S”. Un caso a parte ancora è quello di Pisa, dove non c’è stato il cosiddetto effetto Schlein. “Se era stato in generale sopravvalutato nelle attese della vigilia, a Pisa avrebbe potuto avere un certo impatto“, si legge nel report. “A Pisa il centrodestra è sempre stato minoranza, alle elezioni politiche, europee e regionali”. E “Pisa era la città in cui la ‘ricomposizione e rimobilitazione della sinistra’ promossa dalla nuova leader del Pd avrebbe potuto riportare l’equilibrio elettorale delle comunali più vicino a quello delle elezioni politiche”. Invece, è stato il centrodestra a mancare di poco la vittoria al primo turno. “E il risultato è prodotto dal mancato apporto alla candidatura di centrosinistra tanto da parte di elettori Azione-Iv del 2022 quanto da parte degli elettori 5 stelle“.

Secondo, infine, vari analisti, è stato il giudizio sui diversi candidati sindaco a spingere gli elettori a prendere le proprie decisioni nelle amministrative di domenica e lunedì. Esperti, studiosi e centri di ricerca, hanno tutti concordato sul fatto che “l’effetto Meloni” o “l’effetto Schlein” è stato molto limitato. “L’effetto Schlein era stato sopravvalutato alla vigilia e non c’è stato a Pisa – ha commentato all’Ansa Salvatore Vassallo, direttore del Cattaneo – dove avrebbe potuto avere un certo impatto. Un effetto Meloni ci può essere stato ad Ancona. Sicuramente a Latina“. Ma qui ci si ferma anche se nel complesso “la rimobilitazione prodotta da Schlein ha aiutato il Pd. Ma, a spanne, ovviamente meno di quanto aiuta la presidente del consiglio in carica”. Secondo Lorenzo Pregliasco di Youtrend e Andrea Paparo, del Cise-Luiss, l’incidenza delle due leader non c’è stato: “ne aveva bisogno più la Schlein che non Meloni – analizza Pregliasco – e in tal senso questa tornata è una occasione persa per i Dem”. “E’ mancato – spiega Paparo – il peso del contesto politico nazionale, oggi non c’è stato. Si può dire che è finita la luna di miele del centrodestra, ma l’opposizione ancora non è capace di capitalizzare. In assenza di driver nazionali, prevalgono le istanze territoriali”.

Insomma ha prevalso il giudizio degli elettori sui candidati in campo, o su come ha amministrato il sindaco uscente. Ad esempio a Brescia, ha evidenziato il Cattaneo, il distacco del centrosinistra sul centrodestra è aumentato di molto rispetto alle politiche del 2022 per il giudizio sull’operato del sindaco Emilio del Bono. “Effetto Emilio” più che effetto Schlein. In ogni caso, spiegano Pregliasco e Paparo, dal primo turno esce una conferma del quadro politico attuale, con il centrodestra in vantaggio: sui 91 centri maggiori, superiori ai 15mila abitanti, al centrodestra ne sono andati 23, al centrosinistra 15, altri 13 a sindaci civici, mentre per 40 occorrerà il ballottaggio. Questo però “sarà un’altra partita” ha chiuso Paparo, perché mancherà “l’effetto traino che i candidati ai consigli comunali hanno nelle raccolta dei voti in favore della propria lista”. In questo senso, convengono gli esperti, il centrosinistra potrebbe ribaltare il risultato del primo turno.

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