Trasformare una vulnerabilità in uno strumento negoziale è impresa ardua. Ma è quello che sta provando a fare il governo italiano col Mes, il cosiddetto fondo salva stati la cui riforma ha ottenuto la ratifica di tutti i paesi Ue ad esclusione del nostro. Una mancata firma che, non smettono di ricordare autorità europee, governi esteri e banca centrale, sta bloccando una lunga serie di dossier a cominciare dal rafforzamento dell‘unione bancaria. Tra i nuovi compiti del Meccanismo europeo di stabilità c’è infatti quello di intervenire in caso di fallimenti bancari qualora il fondo di tutela dei depositi non sia sufficiente. Roma però vorrebbe in qualche modo subordinare il suo via libera (da sempre osteggiato da forze della maggioranza come Fratelli d’Italia o Lega) a una riforma più morbida e confacente alla situazione italiana del Patto si stabilità (le regole sui conti pubblici dei paesi membri). Azzardo o scommessa vincente? Si vedrà. Oggi il il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis è stato piuttosto chiaro. “Se si inizia a collegare tutto con tutto, diventa più difficile fare progressi” ha risposto in merito all’ipotesi. “Il trattato di riforma del Mes è stato approvato da tutti, quindi è importante che gli Stati membri procedano alla ratifica – ha detto -. Il ministro Giorgetti ha fornito anche ieri alcuni aggiornamenti sullo stato di avanzamento dei lavori in Italia”.

Il Mes (Meccanismo europeo di stabilità) è un fondo che entra in azione quando uno stato non riesce più a finanziarsi normalmente sui mercati. Questo “soccorso” comporta però un’ingerenza nelle decisioni di politica economica dello stato assistito qualora il peso del debito pubblico venisse considerato insostenibile. Una sorta di temporaneo commissariamento che preoccupa i paesi che hanno i conti meno solidi, Italia in primis. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è intervenuto sull’argomento ieri durante l’Eurogruppo, l’abituale riunione dei ministri economici della zona euro. Il ministro ha ricordato la contrarietà del Parlamento Italiano alla ratifica e ha affermato di essere in costante contatto con il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohe e con quello del Mes Pierre Gramegna per trovare una soluzione. “Il Ministro Giorgetti va in Europa a dire che il Parlamento italiano sarebbe contrario alla ratifica del Mes. Ministro Giorgetti, non è il Parlamento contrario ma sono la sua Lega e Fratelli d’Italia, il resto del Parlamento sarebbe pronto alla ratifica. Sono Meloni e Salvini, vittime della loro falsa propaganda antieuropea degli ultimi anni ad essere finiti in un vicolo cieco”. Lo afferma il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova.

Da registrare oggi la creativa presa di posizione del presidente di Confindustria Carlo Bonomi che chiede altro denaro le aziende e azzarda: “Utilizzare il Mes come strumento di politica industriale. Quello che ho suggerito al governo, se effettivamente ritiene che non sia uno strumento utile per salvare le banche o per fare altre cose, è chiedere all’Europa di utilizzarlo per investimenti dove l’Europa ci spinge ad andare”. Secondo Bonomi “Oggi abbiamo necessità di agganciare le transizioni che sono ineludibili e quindi vanno fatte, però comportano degli investimenti importantissimi. La transizione green europea prevede investimenti per 3.500 miliardi, se vogliamo agganciare gli obiettivi che ci siamo dati. Per l’Italia vuol dire 650 miliardi, ma nel Pnrr ci sono tra i 60 e 70 miliardi e questo vuol dire che tutto il resto lo devono fare imprese e famiglie. Oggi l’Italia non è in grado di fare questi investimenti e allora dico: perché non utilizzare il Mes come strumento di politica industriale?” ha chiosato.

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