Lo Stato del Rhode Island e una dozzina di comuni e contee del Maryland, del Colorado, della California e delle Hawaii stanno sfidando le grandi aziende petrolifere in tribunale. Sotto accusa i danni a clima e ambiente provocati dalle loro attività: dagli incendi all’erosione delle coste. A seguito di una storica decisione della Corte Suprema Usa a giudicare sui contenziosi saranno i tribunali distrettuali, più sensibili alle esigenze della popolazione locale. I giudici infatti hanno respinto i ricorsi e le insistenze di giganti come Exxon Mobil, Suncor Energy Inc e Chevron, per trasferire il dibattimento agli organi federali. Il provvedimento segna un passo indietro rispetto a una sentenza sullo stesso tema del 2021, quando la Corte si era espressa a favore delle richieste delle Big Oil. Potrebbe rappresentare un precedente importante per altri contenziosi, come quelli intentati da New Jersey e Delaware.

L’estrazione di idrocarburi e la produzione di energia, sostengono le Big Oil, è una materia che non riguarda i singoli Stati, così come le emissioni. Secondo molti osservatori, attribuire la giurisdizione alle corti distrettuali, una scelta incoraggiata anche dal presidente Joe Biden, renderà più difficile per le multinazionali ottenere un esito che rispecchi i loro interessi. L’obiettivo di Stati ed enti non è solo finanziare misure di mitigazione e adattamento ai fenomeni estremi, ma anche scoraggiare gli investimenti futuri verso i combustibili fossili.

Rhode Island – Il piccolo Stato del New England è stato il primo a citare in giudizio 21 compagnie petrolifere nel 2018 per il loro contributo al cambiamento climatico. Ora si prepara al processo dopo “quasi mezzo decennio di tattiche dilatorie“, ha spiegato il procuratore generale Peter Neronha. La causa si appella al diritto della comunità locale di difendersi dall’inquinamento e di tutelare il suo benessere: secondo i cittadini, le aziende del petrolio e del gas sono responsabili dell’innalzamento dei mari e di tempeste costiere più violente. Larga parte dell’economia del Rhode Island dipende ancora dalla pesca. Quindi questi fenomeni hanno un grave impatto economico. Per anni i tribunali federali hanno respinto le richieste di risarcimento dello Stato. In particolare, nel 2011 la Corte Suprema ha bocciato un’azione legale per limitare le emissioni delle centrali elettriche della regione. La svolta è arrivata nel 2020, quando le denunce per “public nuisance” presentate dall’Ufficio del procuratore sono arrivate al tribunale di Providence. Il giudice William E. Smith ha stabilito che la materia fosse di pertinenza statale e non federale. Dopo un primo appello fallito, le Big Oil si sono rivolte alla Corte Suprema, sperando di avere un esito favorevole. Le loro aspettative sono state però disattese.

Hawaii – La capitale delle Hawaii Honululu ha fatto causa a BP, Chevron, ExxonMobil e Shell nel 2020. Nonostante fossero da decenni a conoscenza del fatto che l’estrazione di petrolio e gas contribuisse al surriscaldamento globale, non solo non hanno interrotto le azioni dannose, afferma l’accusa. Addirittura “si sono impegnate in uno sforzo coordinato e su più fronti” per negare la minaccia, screditare la scienza e ingannare il pubblico “sugli effetti dell’inquinamento da combustibili fossili”. L’innalzamento delle temperature sta colpendo lo Stato insulare in diversi modi: dall’innalzamento delle temperature dei mari, a lunghi periodi di siccità nell’interno, fino all’acidificazione delle acque. Di conseguenza, sono a rischio diverse specie autoctone, come le tartarughe marine verdi, le foche monache hawaiane e il fringuello di Laysan, oltre a un lungo tratto di barriera corallina.

California – Anche diversi enti si sono scagliati contro le bugie delle Big Oil. Secondo loro, i giganti degli idrocarburi hanno ingannato i consumatori, continuando a vendere i loro prodotti, nonostante gli effetti deleteri su clima e ambiente. Dal 2017, chiedono un risarcimento a più di 30 aziende che, secondo loro, contribuiscono a precipitazioni estreme, inondazioni e agli incendi che ogni anno, nel periodo estivo, devastano la regione. I querelanti sono le contee di San Mateo, Marin e Santa Cruz e le città di Richmond, Santa Cruz e Imperial Beach (contea di San Diego). Si appellano al reato di “public nuisance”, che punisce le azioni private che danneggiano la salute pubblica. Sebbene parte della produzione delle società sotto accusa dipenda da appalti federali, le loro azioni dipendono da leggi statali. Casi simili, che riguardano San Francisco e Oakland, invece sono ancora pendenti davanti a un giudice federale.

Maryland – Il governo democratico di Baltimora ha fatto causa a 21 compagnie petrolifere nel 2018: le emissioni dovute all’uso di combustibili fossili e i loro effetti sulla crisi climatica hanno fatto salire alle stelle “i costi per i contribuenti”, ha dichiarato Sara Gross, avvocata del dipartimento legale della città. Come centro portuale, Baltimora è particolarmente vulnerabile all’erosione delle coste e alle inondazioni, causate dall’innalzamento dei mari. La sentenza della Corte Suprema ha ribaltato la decisione iniziale del giudice conservatore Neil Gorsuch, che l’aveva attribuita al tribunale federale.

Colorado – Il cambio di rotta in Maryland ha influenzato anche l’attribuzione del processo su un’azione legale intentata nel 2018 dalla città di Boulder e dalle contee di San Miguel e Boulder in Colorado contro Exxon e Suncor. Le accuse sono “public nuisance” e violazione delle leggi statali sulla tutela dei consumatori. Le due aziende, in caso di successo dei querelanti, saranno costrette a risarcire i contribuenti per l’aumento dei costi per la manutenzione delle strade, danneggiate dall’aumento delle temperature, e dei boschi devastati dagli incendi.

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