Saranno al massimo 239.000,88 i posti letto che potranno essere occupati tutti insieme dai turisti che vorranno soggiornare nel nuovo Alto Adige ‘a numero chiuso’, secondo il piano che la giunta di Bolzano porterà all’approvazione del Consiglio entro giugno. Teutonico fino al dettaglio decimale (in realtà gli 88 dopo i 239mila si ricavano da un semplice calcolo basato sui flussi registrati nell’ultimo anno record, il 2019), l’assessore al Turismo Arnold Schuler ha presentato quest’idea che molti considerano sconvolgente, motivandola con le accurate analisi del centro di ricerca Eurac e orientandola creativamente in chiave di marketing grazie al consueto supporto della società di comunicazione Idm, il cui presidente Hansi Pichler ha lanciato lo slogan ‘TourisMut’ (coraggio turistico) per accompagnare con un’immagine forte il documento denominato ‘Programma sviluppo turismo 2030+’. Quel plus vorrebbe cristallizzare entro il 2030 l’afflusso complessivo di turisti al numero da capogiro certificato nell’ultimo anno pre-Covid, ovvero 21.100.000 presenze, stabilendo un corrispettivo parametro di posti letto, circa 240mila appunto, per evitare la crescita selvaggia dei vari AirBnb e i continui allargamenti degli alberghi.

Naturalmente questo imprevedibile alt ai letti, Bettenstop come lo chiamano dalle parti di Bolzano, ha già fatto parlare giornali e tv di tutto il mondo, dalla Cnn ai media di lingua tedesca, particolarmente interessati a quel che succede nelle tanto amate Dolomiti. L’annuncio ha fatto ancor più rumore perché è arrivato a ruota di analoghe manifestazioni d’intenti restrittivi a Venezia e nei comuni liguri delle Cinque Terre, con il dibattito sugli eccessi del turismo di massa nei luoghi più belli d’Italia appena ripreso con forza dopo il lungo weekend dei vacanzieri di Pasqua.

Ma se si vuole davvero parlare, come è giusto che sia per le zone più sviluppate, di coraggio turistico, cioè se si vuole immaginare un futuro meno autodistruttivo, guardare soltanto al numero complessivo dei letti disponibili non basta: bisogna incidere con decisione anche sulla ricaduta ambientale delle strutture, frenando, per esempio, la follia della moltiplicazione delle piscine negli alberghi di lusso che mette a dura prova il sistema di depurazione delle acque, oltre che contribuire alla drammatica crisi idrica tanto quanto l’eccesso di neve artificiale per lo sci.

Soprattutto è necessario agire con urgenza sul traffico, e in Dolomiti lo suggeriscono gli stessi operatori turistici più avveduti, come Michil Costa, albergatore di fama e autore di un bel libro dal titolo provocatorio FuTurismo (Raetia ed.). Con la fondazione CasaCosta ha appena riunito esperti e rappresentanti di varie associazioni, ambientalisti e amanti della montagna, per lanciare la proposta di un progetto pilota ‘Car is Over’ per la regolamentazione del traffico sui passi dolomitici intorno al gruppo del Sella già nella prossima estate: due ore di chiusura al traffico automobilistico e motociclistico, tutti i giorni dalle 10 alle 12. Gli allergici alle regole e ai divieti se ne dovranno fare una ragione, ma così non si può proprio andare avanti: ci vuole coraggio, appunto, a ripensare il turismo, ma va arginata assolutamente la follia di lasciar andare tutto come va, e cioè appunto malissimo.

Può sembrare un’idea da poco, chiudere la zona del Sella per due ore al giorno: in realtà sarebbe di grandissimo significato, farebbe da volano a un’azione complessiva che s’intuisce già svilupparsi in alcuni progetti delle singole valli e richiederebbe inevitabilmente un più ampio impiego di vigili e pattuglie della Stradale, con il risultato di promuovere anche l’indispensabile rilancio dei controlli sulle strade da giugno a settembre (controlli che, stando a questo sacrosanto progetto, dovrebbero comprendere velocità, emissioni sonore, parcheggio in aree con divieto e trasgressioni del codice della strada in generale).

Da anni, del resto, siamo la favola dei bikers di mezz’Europa: fino al confine italiano tanti motociclisti fanatici, magari con il bolide sul rimorchio dell’auto, stanno ben attenti ai limiti di velocità, conoscendo quanto siano inflessibili svizzeri e austriaci da questo punto di vista, per poi scatenarsi facendo rombare i motori sulle nostre strade.

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