Stacchiamoci per un attimo dalla tristissima questione dell’orso e dal bailamme di opinioni contrapposte di questi giorni, tanto si sa come andrà a finire. Essendo Jj4 un esemplare confidente e avendo imparato a uccidere, è molto facile che riattaccherà l’uomo (lo dicono gli etologi). Dunque è necessario rimuoverlo. Anche perché, rimuovendolo, alzerebbe in parte il livello di accettazione della popolazione locale portando benefici agli altri cento orsi trentini, e predisponendo le basi per una convivenza più sicura, magari permettendo a chi va per boschi di portare con sé le provvidenziali bombolette con gas urticante (sono queste le misure laiche della worldwide management adottate in America).

Dicevo, stacchiamoci dalla cronaca, e stando sempre in groppa all’orso facciamo un salto di qualche secolo, in uno dei luoghi più spettacolari delle Dolomiti: le Pale di San Lucano. Si vuole che Lucano, vescovo di Bressanone, abbia evangelizzato le popolazioni pagane sparse da quelle parti. Lungo il suo viaggio a Roma per recarsi dal Papa, un orso gli sbranò il cavallo. Lucano riuscì ad ammansire la belva e ne fece la propria cavalcatura. Al ritorno, si diede all’eremitaggio in una caverna. Si tratta della grotta a lui intitolata dalle parti del magnifico Agner, al cui interno un elementare affresco raffigura Lucano proprio in groppa al plantigrado.

È per via del suo antropomorfismo se all’orso è stata, ed è, attribuita una fortissima valenza simbolica: è perché ha sembianze umane se l’abbattimento di Jj4 fa parlare ben di più dell’uccisione, per esempio, di un cervo. Ai cani problematici che attaccano o che uccidono l’uomo la prassi prevede la soppressione: non si alzano polemiche, eppure il cane è il “migliore amico dell’uomo”. L’orso è stato eletto nella cosmogonia degli alpigiani a creatura totemica, l’umano-non-umano che vaga libero da ogni legge nel ventre misterioso delle selve.

Oggi, soprattutto chi vive in città guarda a quel dio dei boschi con il senso di colpa che ci affligge: noi responsabili del catastrofico deterioramento degli equilibri naturali e piegati nel rimorso cerchiamo una forma di devozione che ci assolva. L’esistenza dell’orso, grazie alla sua potente forza evocatrice, ci fa sentire tutti, illusoriamente, meno colpevoli.

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