Spes contra spem. Cos’è più importante per un medico oggi: curare al meglio le malattie a costi sempre più elevati o cercare (combattendo disperatamente) di prevenirle?

Oggi, 12 aprile, la Chiesa festeggia san Giuseppe Moscati, il Medico Santo di Napoli che ha considerato l’attività del Medico come un sacerdozio. La grande dedizione per gli ammalati non sottrasse a Giuseppe il tempo per lo studio e la ricerca medica, che ha perseguito attuando un concreto equilibrio fra la scienza e la fede cattolica. Come ricercatore è stato al servizio della Verità e la Verità non è mai in contrasto con se stessa né, tanto meno, con ciò che la Verità eterna ci ha rivelato.

San Giuseppe Moscati è morto il 12 aprile 1927, a 46 anni, 402mila ore circa dalla nascita, consumato dall’Amore per la sua professione e per i suoi ammalati.

Oggi 12 aprile 2023 alle ore 16 però il mio cuore non era nella Chiesa del Gesù Nuovo per onorare San Giuseppe Moscati, ma nella Chiesa di San Paolo al Parco Verde di Caivano, dove il mio migliore allievo Padre Maurizio Patriciello ha dato l’estremo saluto con una Messa a Tommy, l’ennesimo ragazzo di sedici anni (140mila ore!) ucciso dal cancro nella nostra Terra dei Fuochi campana, la più pericolosa perché ancora la più negata.

Ho scritto che primo Dovere di ogni Medico non è di rendere immortali gli Uomini guarendoli da tutte la malattie, ma è quello di accompagnare, in Salute, la meravigliosa candela della nostra vita a consumarsi in un tempo più vicino possibile al limite massimo possibile del milione di ore di vita, concesso a noi da Dio o dalla Biologia della nostra specie. Purtroppo la mia vita anche di Medico è stata stravolta circa venti anni fa, quando sempre più mi resi conto dai dati epidemiologici che nella mia Terra, tra le più belle al mondo, ci si ammalava e si moriva troppo e troppo presto, troppo lontano da quel possibile limite del milione di ore.

Tommy aveva solo sedici anni, non più di 140 mila ore di luce della sua candela appena accesa.

La lapidazione mortale dell’inquinamento da più fonti che caratterizza ormai i nostri territori, specie nell’hinterland della Provincia di Napoli e Caserta, massacra ogni giorno il Dna dei residenti. Tommy è l’ennesima vittima innocente, giovanissima, potenzialmente evitabile ma che non siamo stati capaci di, o non abbiamo voluto, evitare.

Giusto ieri, d’altra parte, il Direttore Sanitario di una potente industria farmaceutica privata, di nome Moderna, ha dato pubblica e fondata speranza di potere concretizzare entro qualche anno, grazie alla Ricerca, un “vaccino” terapeutico in grado di potere curare anche il cancro.

La Ricerca umana, grazie alla tecnologia della vaccinazione a mRna, inaugurata con la pandemia da Covid 19, sembra potere assicurare cure specifiche per guarire o più probabilmente contenere e cronicizzare alcune forme di cancro: quante? Quali? E a che costi?
L’annuncio pubblico alla stampa mondiale di Moderna ha uno scopo preciso evidente. Vuole invogliare ad investire nella Ricerca una quantità sempre maggiore di fondi pubblici e non privati da parte di tutti gli Stati del mondo. E, giustamente, Moderna fa il paragone che oggi si investe in questo settore di ricerca medica a livello mondiale meno di quanto si investe per costruire un sottomarino nucleare.

Affermazione giustissima e pertinente, però purtroppo è vero ancor di più che tutti gli Stati e l’Italia e la Campania in particolare investono ancora meno, e sempre meno, non solo in ricerca ma soprattutto nelle buone pratiche di monitoraggio e controllo dell’inquinamento ambientale per prevenire le malattie, tutte!

Spes contra spem: Speranza contro la Speranza. Questa locuzione paradossale deriva da un passaggio da Paolo di Tarso, in cui l’apostolo si esprime in riferimento all’atteggiamento dell’incrollabile fede di Abramo: … qui contra spem in spem credidit, ut fieret pater multarum gentium, secundum quod dictum est: “Sic erit semen tuum”. «Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza.» (San Paolo, Lettera ai Romani, 4,18[2][3])

L’espressione viene utilizzata per definire l’atteggiamento di colui il quale coltiva una fede incrollabile in un futuro migliore, e non abbandona l’aspettativa, anche quando le circostanze concrete sono così avverse da indurre a credere, al contrario, alla perdita di ogni speranza.

Spes è anche l’acronimo dello Studio Spes campano (Studio della esposizione ad inquinanti nella popolazione suscettibile), scritto dal compianto collega Medico dell’Ambiente Maurizio Montella, per cercare di comprendere, e quindi di prevenire piuttosto che curare, i “sassi” cancerogeni e mutageni cui viene quotidianamente esposta la mia gente, nella mia Terra.

Spes contra spem: dobbiamo prioritariamente dedicarci a studiare e cercare di prevenire la lapidazione ambientale che ci sta massacrando tutti, e in età sempre più giovanile e lontana da quel milione di ore possibile o avere fede incrollabile nella speranza della Ricerca, del nostro intelletto e delle nostre tecnologie per pensare di curare tutte le malattie del mondo derivanti da quei sassi cancerogeni che non ci curiamo di fermare ogni giorno?

Oggi, e proprio nella Chiesa di San Paolo al Parco Verde, l’ennesimo tragico saluto a una giovanissima candela la cui fiammella non siamo riusciti né a proteggere, né a curare.

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