Il governatore della Sicilia a cena nel ristorante gestito dallo chef, che era stato appena arrestato in flagranza per spaccio di droga. È una polemica sotterranea e velenosa quella che ha animato il week end della Pasqua a Palermo. La scorsa settimana nel capoluogo siciliano è stato arrestato Mario Di Ferro, gestore del Villa Zito, uno dei più noti ristoranti di via Libertà, nel cuore del salotto buono della città. Da sempre ritrovo della “Palermo bene“, al Villa Zito fanno tappa fissa politici, professionisti e alti burocrati della Regione Siciliana. Anche Giancarlo Migliorisi, il capo della segreteria tecnica della presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, era un cliente del Villa Zito. Ed è proprio Migliorisi l’uomo sorpreso dagli agenti della Squadra Mobile mentre acquistava daDi Ferro tre grammi di cocaina, pagandola con 300 euro in contanti. Lo scambio, avvenuto nel pomeriggio del 4 aprile sotto casa del ristoratore, ha portato all’arresto in flagranza di Di Ferro e alla segnalazione di Miglioresi al prefetto per uso personale.

La notizia dell’arresto è stata diffusa solo due giorni dopo, il 6 aprile, quando alla fine dell’udienza di convalida la gip Ermelinda Marfia ha imposto a Di Ferro l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria, respingendo la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla procura guidata da Maurizio De Lucia. Per Migliorisi, invece, è scattato il licenziamento in tronco, deciso dal presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. L’esponente di Fdi ha voluto dare un segnale forte, dopo che nei giorni scorsi si era fatto promotore del test antidroga per i deputati regionali, al quale si era sottoposto solo la metà dei consiglieri. A parte il licenziamento di Migliorisi, però, la “Palermo bene” sembra non essersi scandalizzata più di tanto. Dopo l’arresto di Di Ferro, al Villa Zito le serate sono andate avanti come da programma, con la clientela di sempre. Pure Renato Schifani, ex presidente del Senato e governatore della Sicilia, si è fatto vedere a cena venerdì sera, in una sala interna del ristorante. L’inquilino di Palazzo d’Orleans è indicato come un cliente abituale del Villa Zito, che è tra i ristoranti preferiti di molti altri big di Forza Italia. La sua presenza a tavola nel day after dell’arresto per droga del gestore, raccontata dai giornali locali e mai smentita dal diretto interessato, ha sollevato più di qualche perplessità. Soprattutto a livello politico.

Per Sergio Lima, componente della segreteria regionale e della direzione nazionale del Pd, si è trattato di “un brutto segnale, tipico della destra: inutili show a favore di telecamera, come l’analisi del capello all’Ars, e azioni che strizzano l’occhio a comportamenti criminali“. Il portavoce della mozione Schlein punta il dito contro il governo Schifani, anche perché “non sta investendo un centesimo sulle politiche di riduzione del danno e di assistenza medica e psicologica in contrasto all’uso delle sostanze stupefacenti”. Dello stesso tenore l’intervista rilasciata all’edizione palermitana di Repubblica dal deputato regionale dem, Tiziano Spada: “La politica vive di atti concreti ma anche di segnali. In questo senso la presenza del presidente della Regione a Villa Zito il giorno dopo l’arresto del gestore del locale con l’accusa di spaccio è stata quantomeno inopportuna” .

Pure per Nuccio Di Paola, esponente dei 5 stelle, la presenza di Schifani a Villa Zito è “una questione di opportunità, certamente sarebbe stato meglio evitare”. Parla di “scelta inopportuna” pure un altro consigliere regionale dei 5 stelle, Luigi Sunseri: “Detto questo – aggiunge – il centrodestra piuttosto che a iniziative demagogiche, come il test antidroga all’ars, confezionato a favore di taccuino e telecamere, pensi a politiche serie contro il consumo di droghe pesanti e di crack, in particolare, che a Palermo sta diventando un problema molto serio”.

Dalla presidenza della Regione, per il momento, non si registra alcun commento. Come silenzio totale è quello dei salotti buoni della città, dopo l’arresto del gestore di Villa Zito. Da quello che trapela, infatti, lo scambio di cocaina tra Di Ferro e Migliorisi è stato intercettato dagli investigatori solo per caso, nell’ambito di un’indagine più larga. Un’inchiesta molto più ampia sullo spaccio di droga tra gli ambienti della buona borghesia cittadina. La “Palermo bene” tace. E trema.

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