Una partecipatissima assemblea per ribadire, ancora una volta, che la scuola è antifascista, come antifascista è la Costituzione. Questa la risposta degli studenti del liceo Calini di Brescia allo striscione affisso (e prontamente rimosso) davanti alla scuola. ‘Antifascismo è anticultura” recitava lo striscione affisso dai militanti del Blocco Studentesco, giustificato come “risposta alla dichiarazione dell’assemblea dei docenti del Liceo Calini in merito ai fatti di Firenze e dello striscione contro l’Anpi al Mantegna”. “È di questi giorni la dichiarazione dell’assemblea dei docenti del Liceo Calini – inizia la nota diffusa dal movimento – nella quale dichiarano l’antifascismo essere la miglior risposta culturale al Fascismo non considerandolo però per quello che è in realtà, ovvero la negazione di un’ideale. Un’ideale che – prosegue la nota di Blocco Studentesco – era, è e sarà la miglior risposta all’inadeguatezza del sistema capitalista e comunista. Un’ideale che ha visto aderirvi pensatori del calibro di Gentile, D’Annunzio, Marinetti, Pirandello e molti altri”.

Una presa di posizione dichiaratamente nostalgica del ventennio cui gli studenti hanno immediatamente risposto: “La violenza e le tendenze liberticide di cui questi episodi sono intrisi – si legge nel documento dell’assemblea dedicato alla cittadinanza e – ci hanno spinto a dibattere e confrontarci sull’accaduto attraverso un’assemblea studentesca. Il messaggio che vogliamo mandare è semplice: il nostro liceo si riconosce nei valori della nostra Costituzione e noi, suoi studenti, ci dichiariamo antifascisti. Con l’intenzione di agire in nome del bene comune e nell’interesse di tutti e tutte, abbiamo deciso di condividere queste poche parole, nella speranza che ciascuno vi si possa riconoscere. L’infamia e l’indifferenza non possono vincere i giusti, né la paura soffocare i giovani, non di nuovo e non ora. Eppure il timore c’è; l’odio sembra divampare. Noi non scegliamo il silenzio. Perché ci si ricordi tutti insieme chi siamo, per non abbandonare una città ed una nazione alle barbarie e all’asfissia dettata da un’oppressione che si credeva passata: si rimanga tutti, ancora una volta, uniti. Perché amiamo la democrazia, perché amiamo la libertà”.

Articolo Precedente

Se l’intelligenza artificiale corregge i compiti che resta del ruolo educativo del docente a scuola?

next
Articolo Successivo

Bologna, dentro i licei occupati: “Dal disagio psicologico crescente tra di noi alle politiche del governo, non rimarremo indifferenti”

next