La sentenza d’appello del processo ‘Ndrangheta stragista”, attesa per oggi, non sarà emessa prima del 25 marzo. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ha infatti chiesto di acquisire l’intercettazione registrata dai carabinieri il 17 gennaio 2021 e finita solo ieri nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefania Rachele nell’ambito dell’inchiesta “Hybris” che ha portato all’arresto per mafia di 49 persone. Un’intercettazione in cui un esponente “titolato” della cosca Piromalli parla della partecipazione della ‘ndrangheta alla “strategia stragista”, la cui adesione è stata decisa dalla “commissione” nel corso di una riunione avvenuta al resort Saionara di Nicotera.

Secondo il pg, quella conversazione è un “commento genuino” e diventa fondamentale a questo punto riaprire l’istruttoria e farla entrare nel processo che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria in cui sono imputati il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, espressione della cosca Piromalli di Gioia Tauro. Nei confronti di entrambi, nelle scorse settimane, è stata chiesta la conferma dell’ergastolo inflitto in primo grado per l’omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, uccisi il 18 gennaio 1994 in un agguato consumato sull’autostrada, all’altezza dello svincolo di Scilla, e rientrante secondo la Dda nelle cosiddette “stragi continentali”.

Assieme all’intercettazione, il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha chiesto di acquisire un’informativa firmata dal comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri, colonnello Massimiliano Galasso. Una nota dettagliata in cui gli investigatori sottolineano come le dichiarazioni rese nel processo di primo grado dal pentito Franco Pino, che riferì in aula proprio in merito alla riunione del “Saionara”, sono riscontrate proprio dalle parole di Francesco Adornato detto “Ciccio u biondu”, già condannato in via definitiva per mafia negli anni novanta e “dunque proprio nel periodo di attuazione della cosiddetta strategia stragista”.

Insomma Adornato non era un quisque de populo quando il 17 gennaio 2021 si intrattenne con l’indagato Giuseppe Ferraro, arrestato ieri, e gli raccontò che alla riunione del “Saionara” il boss di Rosarno Nino Pesce detto “Testuni”, rappresentò il mammasantissima Pino Piromalli detto “Facciazza”, tornato in libertà nel maggio 2021 dopo 22 anni di carcere. Nei mesi precedenti, quindi, chiacchierando con Ferraro, “Adornato – si legge nell’informativa – lamenta la mancata scarcerazione di Giuseppe Piromalli ed ipotizza che la stessa sia riconducibile ad una vicenda molto delicata, vicenda che vuole riferirgli in via del tutto confidenziale”. “Questo – si sente nell’intercettazione – è già dal novanta che covava… per me… per me… detto tra me e me… che sei il primo che ti sto dicendo questa cosa che non la vorrei nemmeno dire…Gli dice che nella commissione che doveva… che hanno deciso di avallare la strage di Stato con i siciliani… Pino Piromalli non c’era…. ma che lo avrebbe rappresentato Nino Testuni… è stato a suo tempo Nino Testuni che avrebbe risposto anche per lui…”.

Piromalli, quindi, stando alla ricostruzione di Adornato, diede l’ok per la partecipazione della ‘ndrangheta alle stragi al fianco dei siciliani: “Pino ha sempre un’attenuante perché nella commissione che hanno deciso di mettersi a fianco dei siciliani… e compagnia bella non c’era… C’era Luigi Mancuso… ma la Luigi…ha pestato i piedi… Luigi… in questa commissione al Saionara gli dice che lui non è d’accordo… perché gli dice Luigi… noi dobbiamo trattare con questi personaggi, gli ha detto, non dobbiamo andare a sparare… per quale motivo”.

Nonostante i dubbi e le perplessità di Mancuso, passa la linea stragista di Piromalli e Pesce. “Questo signor Pesce che lo chiamano ‘Testuni’ – è l’intercettazione di Adornato – questo si è messo avanti gli ha detto… e ha sostenuto che bisogna attuare le stragi di Stato”. E ancora: “No, ma quelli dicono ma noi… ma noi perché ci dobbiamo imbrattare dici Luigi dice va bene… dice noi dobbiamo dare ascolto ai siciliani… loro hanno voluto l’Antimafia… perché l’Antimafia… poi addirittura siccome che i privilegi loro non li possono avere e ce l’hanno messa in culo anche a noi con il 41 bis ora ci dicono loro di ammazzare… un Ministro… prima di fare il colpo di stato… ma quando mai… allora capisci com’è il fatto… ricordati che queste cose qua quando si fa un consiglio sopra una persona… poi distinguono, dicono se era per questo…”. Le parole di Francesco Adornato “evidenziano – scrivono i carabinieri nell’informativa – ulteriormente la figura di Giuseppe Piromalli se si considera che questi, contrariamente a Luigi Mancuso, aveva avallato il metodo stragista incaricando a tale scopo Antonino Pesce”.

Il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo non ha dubbi e in aula, stamattina, lo ha ribadito più volte: “A mio modo di vedere l’intercettazione è prova”. Alla Corte d’Assise d’Appello, presieduta dal Bruno Muscolo, non è rimasto altro che far slittare la sentenza in attesa del parere delle difese e di capire se fare entrare la nuova prova nel fascicolo del processo. Lo deciderà nella prossima udienza fissata per lunedì. Qualunque sia la decisione dei giudici un interrogativo inquietante rimane e, in ogni caso, necessiterà un approfondimento investigativo. In un passaggio dell’intercettazione, infatti, Francesco Adornato dice: “Pino e compagnia bella li hanno messi all’epoca nella commissione per le stragi di Stato”. Solo chi sta più in alto del mammasantissima di Gioia Tauro, del boss di Rosarno e del “Supremo” di Vibo Valentia, infatti, può decidere dove devono “essere messi” Pino Piromalli detto “Facciazza”, Nino Pesce “Testuni” e Luigi Mancuso. E solo a chi sta più in alto non si può dire di no.

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