Nei giorni delle polemiche e dei confronti sulle versioni sul mancato salvataggio dei migranti poi morti a Cutro non ha mai parlato. Oggi il comandante generale del corpo delle Capitanerie di porto, l’ammiraglio Nicola Carlone, rompe il silenzio. “Alla responsabilità del soccorso verso chi è in pericolo in mare la Guardia costiera italiana non si è mai sottratta e mai si sottrarrà”. Un messaggio “alle colleghe ed ai colleghi” pubblicato sul sito dell’istituzione per allontanare dubbi e sospetti sull’operato del personale quotidianamente impegnato nel dispositivo di ricerca e soccorso in mare. “Lo dicono le nostre azioni e lo dicono le circa 60mila persone salvate nel 2022, risultati inarrivabili che rendono il senso di un impegno, il vostro, che va ben oltre l’ordinario”. Proprio oggi l’ultimo intervento: salvati in 38 – insieme alla Guardia di finanza – che erano naufragati al largo di Lampedusa su un barchino partito dalla Tunisia. I morti accertati di Cutro, nel giorno in cui è scoppiata anche una polemica per il trasferimento delle salme, sono stati 72 morti accertati e almeno una trentina sono le persone considerate disperse.

Perché non sono scese in mare le motovedette della Guardia costiera la notte del naufragio al posto di quelle – meno adatte col mare grosso – della Guardia di finanza? L’ammiraglio non entra nel merito delle decisioni prese dalla catena di comando che ha gestito la segnalazione del caicco partito dalla Turchia. Ci sono magistrati che indagano per accertare eventuali responsabilità. Né interviene sullo scontro politico innescato dal centrosinistra che addebita al Governo l’accento impresso sull’aspetto di ‘law enforcement’ dell’intervento sulle imbarcazioni di migranti a scapito dell’attività di salvataggio, che è il ‘core business’ proprio della Guardia costiera. Ma difende a spada tratta i suoi. “A voi – scrive Carlone – il compito di continuare a lavorare con professionalità e determinazione, e fare ciò che ha reso il Paese orgoglioso di voi. A me quello di valorizzare, proteggere e rafforzare l’identità della Guardia costiera, che ha nella funzione del soccorso marittimo un pilastro essenziale del nostro agire”.

Il comandante parla di “giorni tristi“, in cui “il dolore immenso per la perdita di tante vite umane in mare deve fare i conti con la necessità e il dovere di recuperare almeno i corpi delle vittime di questo terribile naufragio. In questi momenti difficili – sottolinea – non deve, tuttavia, mai venire meno la consapevolezza dell’inestimabile patrimonio costituito dalla nostra tradizione, professionalità e competenza, frutto non solo di 158 anni di storia valorosa ma anche di imprese recenti, di vite strappate alla morte e al pericolo, di lavoro quotidiano a favore del Paese. Un patrimonio che, come ricordato dal nostro ministro – aggiunge – onorate ogni giorno con il sacrificio e la dedizione nel vostro impegno, al servizio della collettività e dello Stato, per rispondere alle nuove sfide della sicurezza in mare con sempre maggiore coraggio e professionalità”.

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