L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha concluso sabato 28 gennaio una visita di tre giorni in Venezuela, visita nella quale ha manifestato la sua preoccupazione rispetto a varie criticità del paese sudamericano. L’Alto Commissario ha incontrato le autorità governative, vari rappresentanti di organizzazioni della società civile, difensori dei diritti umani, rappresentanti di gruppi di vittime, esponenti della Chiesa cattolica, diplomatici e alti funzionari delle agenzie delle Nazioni Unite presenti nel paese sudamericano. Quella di Türk in Venezuela è una visita che si realizza nel contesto del 75esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani così come del 30esimo anniversario della Dichiarazione di Vienna e del programma d’azione che ha portato alla creazione dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Un momento storico che il rappresentante dell’Onu in materia di diritti umani ha sottolineato come opportunità per affrontare e portare avanti molte annose questioni, promuovere il dialogo e incoraggiare la conciliazione nazionale dopo decenni di frattura sociale. E al centro delle sue osservazioni si trova proprio la situazione di frammentazione e divisione della società venezuelana e l’urgente necessità di costruire un cammino di rinnovamento del contratto sociale tra uomini e donne venezuelane. A radice degli incontri e poco prima di lasciare il paese, il rappresentante dell’Onu ha chiesto durante la conferenza stampa realizzata dall’aeroporto di Maiquetía (Caracas) la liberazione dei prigionieri politici, la fine delle esecuzioni extragiudiziali e delle torture nei centri di reclusione.

Le sfide che il Venezuela affronta in materia di diritti umani in ambito civile, politico, economico e sociale sono molteplici, come si evince dalle stesse parole di Türk. “Ho ascoltato racconti di persone arbitrariamente detenute e torturate e di parenti uccisi durante operazioni di sicurezza e manifestazioni. Una donna è stata sopraffatta dall’emozione nel raccontare come due anni fa sua sorella fu arrestata, stuprata e torturata”. Resoconti purtroppo molto comuni nel paese guidato da Nicolás Maduro e che negli anni sono stati denunciati da organizzazioni nazionali e internazionali. Non a caso la Corte Penale Internazionale ha aperto un esame preliminare nel 2018 e un’indagine formale nel 2021. Nel novembre del 2022 poi l’attuale procuratore della Cpi, Karim Khan, ha riattivato il caso con la volontà di riprendere le indagini sui presunti crimini contro l’umanità in Venezuela commessi dal 12 febbraio 2014.

E infatti proprio Amnesty International, a pochi giorni dall’arrivo di Türk in Venezuela, ha inviato una lettera aperta all’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, suggerendo di prestare attenzione a questioni come la chiusura dello spazio civico e la stigmatizzazione della difesa dei diritti umani, il rilascio di persone arbitrariamente detenute per motivi politici e il rafforzamento della presenza dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani e di altri meccanismi di controllo internazionale.

Anche la società civile venezuelana non si è fatta scappare l’occasione di poter portare all’attenzione internazionale una situazione di massiva violazione dei diritti umani e più di 90 Ong hanno inviato una lettera a Volker Türk. Nel documento le Ong chiedono all’Alto Commissario più decisione nel monitorare e condannare le violazioni dei diritti umani in Venezuela, oltre alla creazione di un meccanismo di “monitoraggio partecipativo e trasparente” delle raccomandazioni che il suo ufficio ha fatto allo Stato venezuelano. La carta raccoglie dieci osservazioni che riguardano vari aspetti come la trasparenza dei processi e protocolli da impiegare per applicare gli accordi presi tra lo Stato venezuelano e l’ufficio dell’Alto Commissario, il controllo rigoroso dei rapporti offerti dalle autorità venezuelane e la questione elettorale, perché (si legge nella carta) è necessario “garantire i diritti umani nei processi elettorali e il diritto dei venezuelani a vivere in democrazia.”

Dal canto suo, Nicolás Maduro ha ricevuto i ringraziamenti di Türk per aver ospitato la delegazione Onu e in risposta alle critiche di quest’ultimo sul sistema di giustizia venezuelano per il suo elevato ritardo procedurale e per essere uno strumento di repressione della dissidenza, si è limitato a dire che c’è ancora molto da fare. Ma la repressione del dissenso in Venezuela non si è fermata neanche durante la visita dell’Alto Commissario per i diritti umani nel paese. Infatti il mezzo di comunicazione monitoreamos.com, già osteggiato in passato dalla cupola della rivoluzione bolivariana, ha tracciato una cronologia di gravi violazioni dei diritti avvenuti mentre Türk era nel paese.

Il 24 gennaio il parlamento chavista ha approvato nella sua prima discussione un disegno di legge per bandire le Ong che operano nel Paese. Più di 60 organizzazioni sarebbero già state indentificate dal presidente del Psuv (il partito di governo), Diosdado Cabello. Il 25 gennaio la polizia ha fatto irruzione nella casa del caporedattore del quotidiano El Nacional, José Gregorio Meza, e lo ha interrogato su un rapporto pubblicato sui prestanome del figlio di Nicolás Maduro. Lo stesso giorno, funzionari dell’intelligence hanno fatto irruzione nelle case di Caracas dei legislatori dell’opposizione Dinorah Figuera e Auristela Vásquez. Il giorno dopo è toccato a uno dei leader dell’opposizione Luis Bustos ricevere gli agenti del Servizio di intelligence bolivariano (Sebin) per una perquisizione a casa sua. Infine, il 27 gennaio, agenti non identificati hanno arrestato l’attivista per i diritti umani Maria Fernanda Rodríguez, meno di 24 ore dopo che la stessa si era riunita con Volker Türk.

Tutto questo mentre proprio Maduro e l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani firmavano il rinnovo del memorandum d’intesa (creato nel 2019) per la cooperazione e l’assistenza tecnica.

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