Il governo del presidente Nicolas Maduro e l’opposizione politica venezuelana hanno raggiunto un accordo umanitario, durante i colloqui bilaterali a Città del Messico con la mediazione della Norvegia, in materia di educazione, salute, sicurezza alimentare, prevenzione delle catastrofi e gestione dell’energia. I delegati delle parti hanno concordato sulla necessità “di ottenere lo sblocco dei fondi venezuelani congelati dal sistema finanziario internazionale” per un valore di circa 3 miliardi di dollari e sulla creazione di un fondo, gestito dalle Nazioni Unite, che si occuperà della gestione e dell’erogazione del denaro per la realizzazione di programmi sociali. Il Dipartimento del Tesoro americano ha dichiarato che l’accordo rappresenta “un passo avanti per il ripristino della democrazia” ed ha concesso alla compagnia petrolifera Chevron una licenza semestrale per riprendere le estrazioni in Venezuela. La licenza, che è intesa come uno stimolo per favorire la prosecuzione dei negoziati, potrà essere ritirata in qualunque momento ed i proventi derivanti non potranno essere messi a bilancio ma dovranno essere utilizzati da Caracas per estinguere il debito contratto nei confronti di Chevron. E quello che sarà estratto, ha precisato il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, “verrà trasferito qui negli Stati Uniti”. L’amministrazione Biden ha inoltre puntualizzato che “le altre sanzioni imposte dagli Stati Uniti per il mancato rispetto dei diritti umani in Venezuela continueranno a restare in vigore” e potranno essere allentate solo qualora venga raggiunta una soluzione negoziale.

Il petrolio che fa gola all’Europa – L’obiettivo finale è quello di raggiungere un accordo politico che consenta, nel 2024, lo svolgimento di elezioni presidenziali libere, democratiche e con la presenza di osservatori internazionali. Si tratta di un percorso in salita ma la mutata situazione internazionale potrebbe rendere il quadro più dinamico. Il Venezuela ha le maggiori risorse petrolifere del mondo e queste ricchezze fanno gola all’Europa dopo la rottura con Mosca in seguito all’invasione dell’Ucraina. La crisi energetica ha reso Caracas appetibile agli occhi di Bruxelles ma anche la svolta a sinistra, che si è verificata in America Latina, sta dando un contributo. Il neo presidente colombiano progressista Gustavo Petro ha riallacciato le relazioni con Caracas e proposto soluzioni concrete per un’intesa mentre l’argentino Alberto Fernandez si è proposto come mediatore. Il Capo di Stato brasiliano eletto Luis Ignacio Lula da Silva, storicamente vicino alle posizioni dell’esecutivo venezuelano di Hugo Chavez, ha recentemente parlato con Maduro della ripresa della cooperazione tra le due nazioni dopo una lunga fase di tensione durante il mandato di Jair Bolsonaro.

Un Paese al collasso Maduro è riuscito a restare al potere, negli ultimi anni, grazie al supporto granitico dell’esercito e all’aiuto di alleati come Cina, Iran e Russia per aggirare le sanzioni. Il tutto è avvenuto mentre l’economia e la società venezuelana si dissolvevano a causa di una crisi senza precedenti e dai connotati umanitari importanti. Più di sette milioni di venezuelani sono stati costretti, secondo i dati riportati dalle Nazioni Unite, a lasciare il proprio Paese per provare a ricostruirsi una vita all’estero e sfuggire alla povertà. La cattiva gestione delle finanze da parte di Caracas, la strabordante spesa sociale ed assistenziale, la dipendenza dai prezzi del petrolio e le sanzioni hanno provocato il collasso del sistema economico e sanitario, con un tasso di inflazione superiore al 155 per cento ed una povertà che è arrivata a toccare più della metà della popolazione. La dollarizzazione de facto e l’adozione di misure stabilizzanti sono riuscite, negli ultimi mesi, a favorire una leggera ripresa dell’economia e, secondo alcuni analisti, la situazione sembra avviarsi verso un miglioramento. A testimoniarlo ci sarebbe anche una riduzione della violenza e dell’insicurezza che, per lunghi anni, hanno reso la vita impossibile ai venezuelani con il proliferare di rapine ed omicidi. L’opposizione, che in passato ha ottenuto significative ma parziali vittorie elettorali, continua ad essere divisa al suo interno: una debolezza che Maduro potrebbe sfruttare per raggiungere un accordo con alcune fazioni e togliere potere negoziale alle altre.

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