Voglio partire subito con un concetto chiaro. Viviamo, almeno sulla carta, in uno Stato di diritto, ciò presuppone che la nostra vita sia regolata da norme chiare e precise. Il tutto con una separazione dei tre poteri dello Stato, ossia, Esecutivo, Legislativo e Giudiziario, che dovrebbero essere in mano rispettivamente al governo, al Parlamento e alla Magistratura.

Da qui dovrebbe esistere un sistema di pesi e contrappesi per evitare interferenze, conflitti, contrasti e sconfinamenti fra poteri dello Stato. Dal funzionamento corretto di tali poteri si può capire il livello di salute dello Stato. Concetti che a lungo si sono dibattuti e per il quale si rimanda a più approfondite sedi. Qui, l’importante per me è ricordare questi basilari principi.

Il perché è presto detto. Viviamo in un periodo, con fasi alterne, dove alcuni poteri cercano di appropriarsi volutamente o meno di poteri che non gli competono. Ad esempio, spesso la Magistratura utilizza il proprio enorme potere per occupare spazi e ambiti di appartenenza del potere esecutivo e legislativo. Lo fa in tanti modi e soprattutto senza un reale e possibile controllo quando trova una politica debole e delegittimata.

Un piccolo esempio. Nel 2021 circa 200 magistrati erano dislocati fuori ruolo all’interno dei vari Ministeri e Uffici. La situazione è sempre la stessa e di fatto l’Organismo giudiziario si trova a “scrivere” direttamente leggi e norme o a giudicare se stesso. A mio avviso, uno sconfinamento dei Poteri emblematico. Il tutto per arrivare in questa sede a parlare di un argomento sempre caldo: le intercettazioni e il loro utilizzo.

Un ex magistrato, ora ministro della Giustizia (eletto anche regolarmente in Parlamento), Carlo Nordio, ha finalmente centrato un problema evidente: l’abuso dello strumento di indagine delle cosiddette intercettazioni. Una considerazione lucida e in ossequio alla nostra Costituzione e con espresso riferimento all’art. 111 che cristallizza il cosiddetto giusto processo. Lo dice una persona competente che finito il suo ruolo di magistrato si è fatto eleggere in Parlamento e ora da ministro della Giustizia evidenzia un reale problema.

Abbiamo visto utilizzare frasi e dialoghi intercettati anche senza rilevanza penale per denigrare e rovinare cittadini e politici. E abbiamo visto, poi, assoluzioni non servire più a nulla in quanto il fango gettato aveva già compromesso irrimediabilmente la vita di cittadini incolpevoli.

Ebbene su questo tema, che non dovrebbe essere caro solo ai garantisti ma a tutte le persone di buon senso, si continua a mistificare la realtà e l’informazione. Ed è assurdo che si utilizzi l’arresto di Matteo Messina Denaro per attaccare il ministro Nordio sulla questione intercettazioni. Non voler capire il vero problema e cercare di voler confondere l’opinione pubblica è veramente imbarazzante.

Ed è ancor di più ridicolo vedere la “Ditta” del Pd andare dietro il populismo giustizialista, ma solo per gli altri, dei grillini e del suo camaleonte Conte. Il Pd si dimentica cosa diceva giustamente un tempo. Ma oramai sono irrecuperabilmente persi e vuoti. Il populismo giudiziario non conosce confini e sempre nel campo delle intercettazioni si è andati oltre.

In questi giorni lo stiamo vivendo per quanto riguarda il calcio e il “caso” Juventus. La Procura di Torino ha inoltrato gli atti di indagine, non ancora andati a dibattimento, alla Procura della Federazione Italiana Gioco Calcio.

Praticamente le intercettazioni dei Dirigenti della Juventus, indagati non per mafia o reati di livello simile ma per eventuali false comunicazioni sociali, sono state trasmesse alla Procura Federale della FIGC per essere utilizzate come prove nel processo sportivo. Processo che era stato già chiuso con assoluzione.

Ed è bene sottolinearlo processo sportivo perché di giuridico c’è poco.

Senza voler entrare nei dettagli, quello che qui preoccupa è la deriva che l’utilizzo distorto delle intercettazioni sta prendendo. I dirigenti della Juve e la squadra hanno subito pesanti penalizzazioni e sanzioni a causa di questo strumento di indagine. Bene, secondo Voi, in uno Stato di diritto una persona o una società di calcio può essere condannata su delle intercettazioni di altre indagini non ancora arrivate nel contraddittorio di un regolare processo?

Ed è bene ricordarlo, vista la commistione preoccupante fra tifo e populismo giudiziario, le indagini di una Procura non hanno un valore legale assoluto e preferenziale. Ossia, le intercettazioni da sole non sono una sentenza di condanna definitiva. Neanche se in una eventuale intercettazione si dovesse ascoltare una persona che dice di essere stato lui ad uccidere. Nel nostro sistema penale neanche la confessione ha valore di prova assoluta. Dovrà essere sempre il giudice a valutare. Non è il Pubblico Ministero a condannare.

Ecco, questi elementi dovrebbero far molto riflettere, perché in generale non possono esserci sistemi di giustizia a corrente alternata o che esulano dal rispetto della nostra Costituzione. Occorre coraggio e credibilità della politica. Troppo spesso, oramai il sistema cerca di fermare riforme di civiltà. Screditare Nordio in questo momento è da cialtroni.

Perché chi esalta questi metodi barbari prima o poi subirà questa inciviltà e solo allora capirà la gravità e i danni che l’uso distorto delle intercettazioni possono creare. Persone che, poi, come si è sempre visto, sono coloro che si professano paladini del giustizialismo ad avere molto da nascondere. Per questo è ora che si arrivi al ripristino dello Stato di diritto e non si trascenda definitivamente verso lo stato del populismo da tifo accanito.

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Il Fatto Quotidiano ha promosso una petizione perché il ministro Nordio si dimetta: qui per sottoscriverla

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